Il ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica,
Gilberto Pichetto Fratin, ha assicurato che non ci sono elementi in grado di mettere a rischio gli obiettivi fissati per il 2026 per le
acque reflue nel Sud Italia. "Dal monitoraggio condotto sullo stato di avanzamento degli interventi al 31 dicembre scorso, al netto di alcune criticità emerse per degli interventi nella
Regione Siciliana, non sembrano ravvisarsi elementi che possano pregiudicare il raggiungimento del target finale al marzo 2026", ha sottolineato il ministro nel corso di un
question time al Senato.
"Il Governo – ha ricordato – al fine di superare l'incompletezza o l'inadeguatezza delle
reti di collettamento, nonché le carenze fin qui registrate nella gestione delle acque reflue, ha destinato, in aggiunta alle risorse allocate in passato,
ulteriori fondi al Commissario straordinario e alle amministrazioni interessate dalle procedure d'infrazione citate dall'interrogante". Pichetto Fratin ha citato i 110 milioni di euro stanziati per gli interventi in capo al Commissario, ripartiti negli esercizi finanziari dal 2023 al 2026, i 117,5 milioni da Fondi Fesr-Fse 2021/2027 per il settore idrico e depurativo stanziati dalle Regioni, i 120 milioni dei Fondi Fsc 2021/2027 per la depurazione e i 460 milioni derivanti dagli Accordi di coesione FSsc 2021/2027.
"Si segnalano inoltre i fondi, per l'ammontare di
600 milioni, previsti nell'ambito del
Pnrr, per gli investimenti in fognatura e depurazione", ha aggiunto il ministro. "Inoltre, nel corso degli anni, sono state estese le
competenze del
Commissario straordinario unico sia in termini di raggio d'azione sugli agglomerati in procedura d'infrazione, sia per consentire una più rapida attuazione degli interventi, soprattutto per il superamento delle criticità concentrate in alcune regioni del
sud Italia. Dalle relazioni periodiche del Commissario emerge il costante e progressivo avanzamento dei lavori sulla base della dotazione finanziaria a disposizione, che potrà essere adeguata in futuro sulla base del procedere dei lavori", ha dichiarato.
Quanto alla situazione dell'
ex Ilva, "da quanto appreso dal Mimit, appare che a seguito dell'incidente del 7 maggio la procura di
Taranto ha sequestrato l'
altoforno 1", ha affermato. "La società ha quindi formulato più istanze con la richiesta di alcuni interventi finalizzati a consentire la rimessa in marcia dell'altoforno compatibilmente con le esigenze di sicurezza e probatorie per salvaguardare l'integrità dell'altoforno e la
capacità produttiva dell'impianto", ha aggiunto.
"Dal canto suo la
procura, sentita l'
Arpa Puglia, ha accolto solo in parte queste istanze che di conseguenza non sono state ritenute sufficienti dalla società per garantire la messa in sicurezza e la riattivazione dell'impianto – ha proseguito il ministro –. Il Governo ha pertanto preso atto che da queste decisioni potrebbero esserci delle
ricadute non solo occupazionali ma anche e soprattutto economiche in virtù del fatto che gli interessati anche con la manifestazione d'interesse potrebbero rivedere le loro posizioni e quindi anche l'eventuale offerta di acquisto dell'intero impianto Ilva".