Lelario porta in dono il suo viaggio alla
Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea in un momento particolare, raccontato così dalla direttrice
Renata Cristina Mazzantini: "E' bello per la GNAMC avere un rapporto vivo con gli artisti ed è bello poter acquisire nuove opere tramite donazioni. La Galleria sta affrontando il processo di riallestimento a museo aperto, per non privare la cittadinanza del Museo in un anno importante come quello del Giubileo: il nostro impegno è riconsegnare la collezione permanente al pubblico nel suo nuovo ordinamento".
Della
dimensione di sogno, di psiche e di paesaggio che Lelario percorre, attraverso i suoi segni sia incisori che a penna su carta, e nei suoi taccuini che si trovano sia ingigantiti che nella loro dimensione originale, parla anche la curatrice della mostra,
Nicoletta Provenzano: "Il lavoro di Andrea Lelario riflette sul microscopico e macroscopico, sia dal punto di vista tecnico che concettuale, attraversando la materia costitutiva dell’Universo e le particelle minime dell’essere umano, in un dialogo costante tra l’infinitamente piccolo e l’infinitamente grande. La sua riflessione parte anche da bestiari che appartengono al mondo del sogno, dell’inconscio e dell'ignoto, fino ad arrivare alla parte più misteriosa ed enigmatica della sfera siderea, quindi dello spazio e del cosmo. Oltre alla ricerca portata avanti dall’artista nei suoi taccuini, una parte sicuramente affascinante è legata alla poetica incisoria dedicata ai Castelli Romani, che Lelario popola di figure fantasmatiche, unendo in maniera densa e pregnante la realtà al mondo onirico, conducendo l’osservatore attraverso un mondo di fantasia, appartenente tanto all’artista quanto allo stesso fruitore, che si rinnova e anima ad ogni segno tracciato".
Due taccuini di Andrea Lelario
entrano a far parte dunque della collezione della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea: i tre esposti, con
disegni a penna, sono il cuore del Viaggio diaristico, in cui Lelario apre le pagine di un diario visivo e conduce l’osservatore all’interno dei territori del pensiero e dell’inconscio.
Queste
minute esplorazioni compongono un
universo intimo in cui micro e macrocosmo si intrecciano in un poema di forme, rivelando enigmi e visioni trattenute dalla superficie della carta. I taccuini di viaggio si trasformano così in
tela dell’inconscio: mappe intime dove il segno disegna il paesaggio dell’anima, in un racconto visivo sospeso tra coscienza e sogno.
(Foto: Foto Valentina Sensi )