Via libera definitivo del Senato alla
legge sulla partecipazione dei lavoratori agli utili di impresa. Il testo è lo stesso modificato nel corso dell'esame alla Camera, che l'aveva approvato il 26 febbraio, frutto di una
proposta di iniziativa popolare promossa dalla Cisl. E che per questo trova contrarie le opposizioni e divide il sindacato, con le posizioni critiche di Cgil e Uil. Soddisfatti invece il governo e la maggioranza che, insieme alla sigla guidata da Daniela Fumarola, parlano di "pagina storica". Il disegno di legge ha incassato il disco verde di Palazzo Madama con 85 sì, 21 no e 28 astenuti.
"Voglio ringraziare i parlamentari che hanno approvato in via definitiva la legge sulla partecipazione dei lavoratori agli utili delle imprese. Un impegno importante che – afferma la
ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali, Marina Calderone – abbiamo preso con le migliaia di firmatari e il mondo del lavoro, perché oggi abbiamo finalmente applicato l'art. 46 della nostra Carta fondamentale. Come Governo e come Ministero siamo sempre stati in prima linea, perché crediamo nella collaborazione tra imprenditori e lavoratori, rifuggendo logiche conflittuali fuori dalla storia. La partecipazione dei lavoratori alla gestione e agli utili delle imprese è inoltre un impegno anche economico che il Governo Meloni ha sempre sostenuto, perché ovviamente la fase iniziale di questa norma avrà degli oneri finanziari, anche questi coperti dalla legge. Si scrive oggi, dunque, una nuova fase dei rapporti nel mondo del lavoro: viviamo un'epoca di profondi cambiamenti, nella quale il lavoro e i lavori cambiano in maniera molto veloce, a volte anche con conseguenze sociali significative. Anche per questo, la collaborazione tra imprenditori e lavoratori assolve una funzione strategica, nell'ottica sia del rafforzamento delle imprese, che è la vera garanzia dei livelli occupazionali, sia delle trasformazioni aziendali e del grande tema della formazione della forza lavoro, la più grande sfida che abbiamo di fronte a noi. Oggi è stata scritta una pagina storica. Siamo felici di aver accompagnato il processo di approvazione della norma".
Di diverso avviso le opposizioni, con l'eccezione di Iv che parla di "passo avanti". Il
Pd sceglie l'astensione e accusa la maggioranza di aver la svuotato il provvedimento, "stravolgendolo e rendendolo in gran parte inefficace, se non dannoso". Per il
M5s è "un'operazione di maquillage normativo". Con questa legge, avverte
Avs, "i lavoratori non toccano palla".
I lavoratori parteciperanno alla gestione delle imprese, ma non nelle banche e nelle partecipate pubbliche. Inoltre non saranno in quota minima fissa nei consigli di sorveglianza delle imprese con sistema dualistico. Nelle altre società la partecipazione di uno o più rappresentanti dei lavoratori ai consigli d'amministrazione non sarà più prevista direttamente dai contratti collettivi, ma dagli statuti societari, se la fattispecie è disciplinata dagli stessi contratti. Per il 2025 viene inoltre
elevato da 3mila a 5mila euro lordi il limite di importo complessivo cui si applica l'imposta sostitutiva del 5%, in caso di distribuzione ai dipendenti di una quota degli utili di impresa non inferiore al 10% degli utili complessivi, in esecuzione dei contratti collettivi aziendali o territoriali. Si prevede inoltre per quest'anno che i dividendi corrisposti ai lavoratori e derivanti dalle azioni attribuite in sostituzione di premi di risultato siano esenti dalle imposte sui redditi per il 50% del loro ammontare, esclusa la quota eccedente il limite di 1.500 euro. Le imprese con meno di 35 lavoratori possono favorire forme di partecipazione anche attraverso gli enti bilaterali.
"Con l'approvazione definitiva al Senato della 'legge Sbarra' sulla partecipazione, si scrive oggi una pagina storica per il mondo del lavoro e per l'Italia", commenta la
segretaria generale della Cisl, Daniela Fumarola, sottolineando che "dopo 77 anni, l'articolo 46 della Costituzione (che riconosce ai lavoratori il diritto di partecipare alla gestione delle imprese, ndr) trova finalmente attuazione grazie a una mobilitazione durata due anni" e dopo una "lunga marcia" che ha visto la Cisl raccogliere quasi 400mila adesioni in tutte le regioni, nei luoghi di lavoro, nelle piazze, nei territori. Bocciano invece il provvedimento Cgil e Uil, convinte che così la partecipazione verrà svuotata e ridotta ad una concessione. "Con la legge sulla partecipazione si cancella la contrattazione e la si sostituisce con una logica di subordinazione delle relazioni nelle imprese", attacca la
segretaria confederale della Cgil Francesca Re David. Il ddl "rappresenta un passo indietro rispetto agli obiettivi originari", aggiunge la
segretaria confederale della Uil Vera Buonomo.