Le osservazioni della CISL, illustrate dal Segretario Confederale Ignazio Ganga, nel corso dell’audizione di oggi presso le Commissioni congiunte bilancio del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati sul disegno di legge recante “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2026 e bilancio pluriennale per il triennio 2026-2028” (A.S. 1689).
E' "articolato" il giudizio espresso dalla CISL sulla Manovra. Da un lato il giudizio è
positivo per quanto concerne il percorso di risanamento della finanza pubblica, volto a portare il deficit sotto il 3% per uscire dalla procedura per deficit eccessivo e a ridurre il rapporto debito/Pil. "Questo ha portato a migliorare i giudizi delle società di rating sulla sostenibilità del nostro debito - sottolinea la CISL - alla diminuzione dello spread e a contenere, in prospettiva, il costo del debito".
Il sindacato guidato da Daniela Fumarola ricorda però che si tratta della
"manovra più piccola dal 2014", pari a 18,7 miliardi di euro o lo 0,8% del PIL. "Le misure espansive contenute nella manovra sono pari, in rapporto al Pil, a metà della dimensione media del periodo 2014/2025. Questo è certamente dovuto al percorso concordato di spesa netta che impedisce rilevanti finanziamenti in deficit".
"Sarebbe stato necessario - si afferma- procedere per tempo ad
interventi strutturali su spesa ed entrate per avere più risorse a disposizione ed ampliare le misure espansive".
Nel merito delle misure presenti nella manovra, la
CISL giudica positivamente la distribuzione delle risorse con gli interventi principali a favore della
riduzione dell’imposizione fiscale sui lavoratori (4,9 miliardi nel 2026), con la
riduzione della seconda aliquota Irpef, la riduzione della tassazione sui
premi di risultato legati alla produttività, sul
lavoro scomodo (notturno, a turni e festivo), sul
salario accessorio del pubblico impiego, sugli aumenti contrattuali, con gli
aiuti alle famiglie (1,6 miliardi nel 2026) e con il rifinanziamento della
spesa sanitaria (ulteriori 2,4 miliardi nel 2026).
Con questo rifinanziamento - ricorda il sindacato -
la spesa sanitaria torna al 2,6% del PIL, misura raggiunta nel periodo pre-Covid. "
È un buon risultato, ma ancora insufficiente rispetto alle prospettive demografiche e sociosanitarie del Paese che per la nostra Organizzazione richiedono una spesa maggiore e quindi un riesame delle fonti di finanziamento del SSN", si afferma.
Un
giudizio negativo viene invece espresso in relazione all’ennesima
rottamazione delle cartelle esattoriali (1,6 miliardi nel 2026). "È la
quinta rottamazione delle cartelle dal 2016, - si afferma - cui si aggiungono tre operazioni di stralcio (nel 2018, 2021 e 2022) e un condono nel 2023. In pratica, secondo l’UPB,
è l’incentivo, per chi evade, a continuare a farlo".
"Parte delle
risorse per manovre più robuste possono essere trovate tramite una
più incisiva lotta all’evasione e all’elusione fiscale".
Un
giudizio negativo è poi dato in particolare sulle norme in materia di
pensioni e sul mancato rifinanziamento della legge sulla Partecipazione.