DPFP, UPB valida quadro programmatico. "Stime comunque soggette a molteplici rischi"

contesto internazionale difficile
Pubblicato il 08/10/2025
Ultima modifica il 08/10/2025 alle ore 14:54
Teleborsa
L'Ufficio parlamentare di bilancio ha validato le previsioni macroeconomiche del Documento programmatico di finanza pubblica (DPFP) . Lo ha reso noto la presidente, Lilia Cavallari, nel corso dell'audizione davanti alle Commissioni Bilancio. Le previsioni del quadro macroeconomico del Documento, sia tendenziale che programmatico, sono state valutate "accettabili pur collocandosi in diversi casi sul limite superiore dell'intervallo del panel di Upb". Le previsioni sono comunque "esposte a molteplici rischi, bilanciati nel breve termine ma prevalentemente orientati al ribasso nel medio termine, in larga parte riconducibili ai conflitti internazionali e alla dinamica degli investimenti, all'instabilità dei mercati finanziari e al rischio climatico e ambientale".

Nel quadro macroeconomico tendenziale dell’UPB si prevede una crescita del PIL reale per il 2025 uguale a quella del MEF, ma nel triennio 2026-2028 mediamente inferiore di 0,2 punti percentuali; vi sono differenze anche sui tassi di variazione del PIL nominale, che per l’UPB sarebbero inferiori di circa 0,3 punti percentuali nel 2025 e nel 2026. In base a una simulazione condotta dall’UPB considerando i differenziali di crescita del PIL reale e nominale, rispetto a quelli del DPFP, il rapporto tra debito e PIL risulterebbe, lungo tutto l’orizzonte di previsione, superiore rispetto alle stime del MEF, di 0,5 punti percentuali nel 2025, di 1,6 punti nel 2026 e nel 2027 e di 2,2 nel 2028, pur rimanendo su una traiettoria discendente nel medio termine.

In un ulteriore scenario UPB impostato su un ipotetico shock finanziario, il rapporto tra debito e PIL mostrerebbe una traiettoria di aumento per tutto il triennio 2026-28, toccando nel 2028 il 142,2 per cento del PIL, circa 5,8 punti al di sopra della corrispondente previsione del Governo.




Il DPFP stima per il 2025 un indebitamento netto al 3 per cento del PIL, inferiore rispetto alle stime del DFP di aprile, prevalentemente grazie alle maggiori entrate e a minori contributi agli investimenti e nonostante maggiori esborsi per alcune voci delle uscite. Se ciò fosse confermato dai dati a consuntivo, e il saldo rimanesse al di sotto della soglia nelle previsioni della Commissione europea per gli anni successivi, come delineato nel quadro programmatico del DPFP, la procedura per i disavanzi eccessivi si potrebbe chiudere un anno prima di quanto previsto. Continuerebbe inoltre il percorso di consolidamento dell’avanzo primario, mentre il rapporto debito/PIL aumenta nel 2025-26 e inizia a ridursi solo a partire dal 2027.

L'UPB rileva che "Un aumento permanente della spesa per la difesa dovrà necessariamente essere compensato da misure di riduzione della spesa in altri settori o di aumenti discrezionali delle entrate". Infatti, l'aumento delle spese per la difesa allo 0,5% del Pil entro il 2028, con l'utilizzo della clausola di salvaguardia, "non comprometterebbe la dinamica discendente del debito in rapporto al PIL nel medio periodo" ma "porterebbe, secondo le simulazioni dell'UPB, a un suo aumento nel 2028". "È importante tuttavia sottolineare - ha aggiunto la presidente Lilia Cavallari - che, secondo le regole europee, eventuali scostamenti dagli obiettivi che garantiscono una riduzione plausibile del debito in rapporto al PIL debbono necessariamente essere seguiti da aggiustamenti di bilancio più ambiziosi di quelli già previsti nel Piano vigente per compensare l'impatto di tali scostamenti. Ne consegue che un aumento permanente della spesa per la difesa dovrà necessariamente essere compensato da misure di riduzione della spesa in altri settori o di aumenti discrezionali delle entrate".

Con la fine del PNRR si potrebbero aprire "sfide significative per l'economia italiana" per "l'attenuarsi degli stimoli di domanda aggregata", sottolinea Cavallari. "Nello scenario a legislazione vigente" l'UPB "vede una fase di moderata espansione, in media di poco superiore al mezzo punto percentuale di PIL per anno nell'orizzonte di previsione, sostenuta dall'assenza di pressioni inflazionistiche e dalla tenuta del mercato del lavoro, ma frenata dal quadro geo-politico internazionale e dal 'dazio implicito' dall'apprezzamento dell'euro". "Cruciale - secondo l'UPB - resta la tempistica di realizzazione dei progetti PNRR, concluso il quale si potrebbero aprire, per l'attenuarsi degli stimoli di domanda aggregata, sfide significative per l'economia italiana"