La Banca d'Italia giudica le
stime di crescita del PIL contenute nel DPFP "coerenti" con le proiezioni di giugno, che indicavano "una crescita modesta sia quest’anno sia nei prossimi, dovuta principalmente alla debolezza della domanda estera e al persistere di un’elevata incertezza".
"Gli sviluppi prefigurati nel DPFP sono coerenti con questo quadro sia nelle proiezioni del quadro tendenziale, che collocano la crescita allo 0,5% quest’anno e allo 0,7% nei prossimi due, sia in quelle, poco più favorevoli, dello scenario programmatico", sottolinea - sottolinea
Andrea Brandolini, Capo del Dipartimento Economia e Statistica della
Banca d’Italia, in audizione dinanzi alle Commissioni Bilancio di Camera e Senato, avvertendo che "si tratta di prospettive che rimangono soggette a numerosi elementi di
incertezza" e che "un ulteriore
inasprimento delle tensioni commerciali e geopolitiche, soprattutto se accompagnato da un forte incremento della volatilità dei mercati finanziari, potrebbe
incidere in misura particolarmente negativa" sul PIL.
Anche le
attese di indebitamento per il 2025 appaiono nel complesso "
coerenti con i dati di cassa attualmente disponibili, nonostante l’incertezza che, come usuale, contraddistingue queste valutazioni", in particolare la stima di un calo del
deficit al 3% del PIL e l'
avanzo primario previsto in aumento
allo 0,9%.
Per quanto riguarda la
spesa in conto capitale, Bankitalia sottolinea che la continua
riduzione della sua incidenza in rapporto al PIL nell’arco del prossimo triennio sarebbe principalmente dovuta al calo dei contributi agli investimenti privati, che si ridurrebbero "nel complesso di quasi il 35 per cento rispetto al valore raggiunto nel 2025, anche per il
venire meno degli interventi legati al PNRR".
"Nella media del triennio, la
spesa per investimenti in rapporto al PIL rimarrebbe comunque
su valori elevati, prossimi al 3,7 per cento".
"La
dinamica della spesa netta attesa si discosta lievemente – in eccesso il prossimo anno, in difetto nel 2027-28 –
dagli obiettivi concordati dal Governo con la Commissione e il Consiglio dell’UE", sottolinea Brandolini, ricordando che "la
manovra di bilancio sarà definita dal Governo
in coerenza con questi obiettivi".
Bankitalia rileva che "il
DPFP in esame si limita tuttavia a fare riferimento, tra le misure espansive, alla riduzione del carico fiscale sui redditi da lavoro, al rifinanziamento del fondo sanitario nazionale, agli incentivi agli investimenti privati, a misure a sostegno della natalità e della conciliazione vita-lavoro;
non si fa menzione di specifici interventi a copertura".
Per Palazo Koch,
quadro programmatico sembra non includere, se non in parte,
maggiori oneri per la capacità di difesa". Ne consegue che "in assenza di misure correttive ulteriori rispetto alla manovra, una
maggiore spesa per la difesa rispetto a quella incorporata nel tendenziale condurrebbe a una
dinamica della spesa netta più sostenuta rispetto a quanto programmato".
"Gli
interventi di copertura della Manovra - afferma l'Istituto -
"dovranno essere certi". "Sarebbe inoltre opportuno
limitare gli incrementi di spesa o le riduzioni di entrate di natura temporanea". Inoltre, per Bankitalia "una
riallocazione tra le diverse poste del bilancio può
favorire la produttività e la crescita. Ciò accadrebbe, ad esempio, aumentando le
risorse a favore di investimenti, ricerca e istruzione e contestualmente
razionalizzando le spese fiscali, rimuovendo gli elementi del sistema tributario che scoraggiano la crescita dimensionale delle imprese, arginando l’erosione della base imponibile dell’Irpef". Per quanto riguarda il
completamento del PNRR si ricorda che "l’imminente revisione del Piano è un’importante
occasione da cogliere".
"La
politica di bilancio delineata nel DPFP rimane complessivamente
improntata alla prudenza", conclude Palazzo Koch, parlando di
stime "incoraggianti" ed obiettivi "credibili". Ma Brandolini avverte che il processo di
risanamento dei conti "non è esente da rischi, ancor più alla luce dei molti fattori di instabilità del quadro internazionale" e ricorda che "la
prudenza nella gestione delle finanze pubbliche è
meritoria quanto doverosa" e "va coniugata con riforme strutturali che sostengano la crescita e l’innovazione".