L’Ufficio parlamentare di bilancio (UPB) ha limato leggermente al ribasso le previsioni di
crescita dell'Italia, indicando una crescita del
PIL dello 0,5% sia per il 2025 che per il 2026. Rispetto alle stime formulate ad aprile, si tratta di una revisione al ribasso dello 0,1 per cento per quest'anno e dello 0,2 per cento per il prossimo.
La revisione - spiega UPB - è dovuta al
dato peggiore delle attese del PIL del secondo trimestre e al notevole
apprezzamento del cambio euro-dollaro. I rischi delle previsioni sono complessivamente orientati al ribasso, a causa del protezionismo e di possibili slittamenti sulla realizzazione delle opere del PNRR.
Lo scenario preso a riferimento n questo nota congiunturale, in realtà,
non tiene conto dei possibili effetti
dell’accordo UE-USA sui dazi al 15%, i cui contenuti specifici sono ancora da definire con chiarezza.
Guerre, protezionismo USA e dollaro debole aumentano l’incertezza Per quanto concerne lo
scenario internazionale, UPB tiene conto di
fattori di incertezza quali la volatilità dei mercati delle materie prime energetiche, i
conflitti in Ucraina e Medio Oriente e l'inasprimento del
protezionismo USA, cui si aggiunge ora la dinamica del
cambio euro-dollaro, che agisce da ulteriore
"dazio implicito" per le esportazioni europee. Peggiorano le prospettive degli scambi tra i Paesi, tanto da portare il Fondo Monetario Internazionale a indicare un rallentamento del commercio mondiale sia nel 2025 che nel 2026.
L’area dell’euro vede un
rientro dell’inflazione al 2% a giugno, in linea con l’obiettivo della Banca centrale europea (BCE). Ma di fronte ad uno scenario globale fortemente incerto, le
banche centrali mantengono una
linea di prudenza sul percorso di allentamento monetario. L’indebolimento del dollaro nella prima metà del 2025 ed i conseguenti
movimenti di capitali verso l’Europa hanno portato ad una
riduzione degli spread di rendimento tra titoli sovrani dell’Area Euro, tra cui quello BTP-Bund, sceso sotto i 90 punti base il mese scorso.
In Italia meno crescita e fiducia ma tengono gli investimentiL’economia italiana ha registrato una
frenata nel secondo trimestre, riducendosi allo 0,1% (dallo 0,3% del trimestre precedente) soprattutto per l’apporto negativo della componente estera della domanda, che ha più che annullato l’andamento positivo delle spese per consumi e investimenti lordi. La
spesa privata è stata sostenuta dal consolidamento del
mercato del lavoro, ma gli orientamenti di acquisto delle famiglie sono cauti per i prossimi mesi e a propensione al risparmio si attesta intorno al 9% del reddito disponibile, oltre i valori pre-pandemia.
Gli investimenti hanno mantenuto il
ritmo vivace dell’ultima parte del 2024, registrando un aumento dell’1,6 per cento nel primo trimestre 2025, anche se
le prospettive sull’accumulazione di capitale
appaiono incerte.
Nel primo trimestre 2025 il buon andamento dell’
export ha dato una spinta dello 0,1 per cento alla crescita del PIL, con una dinamica che ha solo
anticipato il flusso di merci verso gli Stati Uniti prima dei nuovi dazi, sottraendo quelli che si sarebbero realizzati nel secondo trimestre, che ha registrato infatti dati negativi.
Buone le attese per l’Italia sul fronte dell’occupazione, dove si attende nel biennio 2025-26 un aumento medio dello 0,5 per cento in termini di unità di lavoro standard (ULA).
Nel complesso, il
quadro macroeconomico dell’economia italiana è
soggetto a rischi, prevalentemente orientati al ribasso e di natura internazionale. Vi sono rilevanti fattori d’incertezza anche all’interno del Paese, in primo luogo sull’evoluzione del PNRR e la realizzazione dei progetti nei tempi programmati.