"Credo che sia una giornata importante, decisiva, storica per Taranto, per la siderurgia italiana, per la politica industriale nel nostro Paese". È quanto ha affermato il
ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, a margine del tavolo sull'ex Ilva. "Abbiamo delineato insieme, in 8 ore di lavoro continuativo, in piena trasparenza, una soluzione che ora avrà bisogno degli approfondimenti tecnici e anche della definitiva approvazione da parte degli enti locali. E ci siamo dati appuntamento a martedì mattina in cui insieme incontreremo in questa sede i sindacati e poi sigleremo l'accordo", ha aggiunto.
"La
piena funzionalità di tutti e tre gli altoforni di Taranto è stata garantita per il primo trimestre del prossimo anno – ha detto
Urso –. Prima si fa la manutenzione ordinaria di Afo4, poi la manutenzione straordinaria revamping di Afo2" e poi i lavori necessari per Afo1 "quando sarà disposto il dissequestro". "Noi – ha aggiunto – speriamo che, anche in seguito a questo clima così collaborativo raggiunto con gli enti locali, tutti partecipino al progetto – non di un governo o della città di Taranto – ma dell'Italia e chiamo tutte le istituzioni alla piena responsabilità".
C'è una settimana di tempo per decidere il destino dell'ex Ilva e due gli scenari sul tavolo. "Abbiamo illustrato due ipotesi – ha spiegato
Urso –. La
prima prevede la realizzazione a Taranto, nei tempi congrui, di tre forni elettrici con tre Dri che li alimenteranno. Questa soluzione ha necessità di una nave rigassificatrice che fornisca il gas necessario ad alimentare i Dri che realizzeranno il preridotto per i tre forni elettrici. La
seconda ipotesi è che a Taranto si realizzino i tre forni elettrici che saranno alimentati anche con un contratto di servizio da parte di Dri Italia, che realizzerà i Dri in altra località in cui sarà più facile il rifornimento e a miglior costo e convenienza del gas necessario. In entrambi i casi sarà mantenuta la continuità produttiva per giungere all'appuntamento avendo mantenuto le quote di mercato, rifornito i clienti del prodotto siderurgico di Taranto e degli altri stabilimenti dell'ex Ilva e mantenuto i livelli occupazionali. In entrambi i casi sono tre i forni elettrici per garantire 6 milioni di tonnellate di produzione così come nel frattempo dovremo fare con gli altoforni. E così mantenere tutta la filiera produttiva di cui oggi Taranto dispone".
Sugli
investimenti nei forni elettrici per l'ex Ilva – ha affermato
Urso – "la prima scelta spetta a Taranto per motivi morali, storici, ma anche economici, produttivi, occupazionali. Poi potremo valutare insieme se sarà utile e necessario creare le condizioni perché si possano eventualmente realizzare un forno elettrico per Genova e gli stabilimenti del Nord".
Diminuiscono quindi i tempi per la decarbonizzazione dello stabilimento, punto sul quale
Regione Puglia ed enti locali hanno concentrato il proprio pressing. Da 12 a 8 anni nella prima ipotesi, da 12 a 7 nella seconda. Il
presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, ha sottolineato l'aspetto ambientale spiegando che "laddove non intervenisse l'accordo rischieremmo di avere, da parte del Mase, l'autorizzazione per gli impianti così come sono adesso, senza avere la garanzia della decarbonizzazione. Rischio che vorremmo evitare".
Altro nodo da sciogliere quello della
nave rigassificatrice e dei costi per l'azienda. "Se l'alimentazione a gas avviene attraverso gasdotto o rigassificatore terrestre costa meno, sia la realizzazione sia l'attività e i costi operativi. Se invece il Dri viene alimentato da una nave, in porto o a largo, costa di più. E di questi aspetti economici dobbiamo tenere conto", ha spiegato
Urso.
Il
sindaco di Taranto, Piero Bitetti, ha specificato che sono in corso "valutazioni relative alla nave rigassificatrice, ma non in porto. Ci sono varie proposte, senza nave o con una nave distante dall'abitato".