La crescente complessità del quadro normativo europeo nel settore delle telecomunicazioni ostacola la competitività, rallenta l'innovazione e frammenta il mercato unico digitale. A evidenziarlo è uno
studio realizzato dalla società di consulenza Arthur D. Little per Connect Europe, l'associazione che riunisce gli operatori europei di telecomunicazioni.
Secondo il rapporto sono
34 gli obblighi normativi, spesso sovrapposti e incoerenti tra loro, che le tlc del continente devono affrontare, con impatti negativi sulla chiarezza per i consumatori e sulla sostenibilità economica del settore. Al tempo stesso, invece, le Big Tech restano in gran parte escluse da obblighi equivalenti, generando uno squilibrio competitivo.
Lo studio propone una
strategia di riforma in tre fasi: semplificazione delle norme, eliminando obblighi obsoleti e ridondanti; garanzia di condizioni eque tra operatori tradizionali e piattaforme digitali; armonizzazione delle regole in tutta l'UE per offrire ai consumatori un'esperienza coerente e tutelata.
L'obiettivo è chiaro: stimolare gli investimenti, accelerare l'adozione del 5G, migliorare la connettività transfrontaliera e assicurare diritti digitali equi per tutti i cittadini europei.
"Le aziende europee non possono più competere con una mano legata dietro la schiena. Una semplificazione radicale è essenziale per favorire innovazione e qualità dei servizi" ha dichiarato
Alessandro Gropelli, direttore generale di Connect Europe.
"È il momento di passare a una regolamentazione orizzontale, armonizzata e basata sui servizi, nell'interesse dei consumatori e della competitività dell'UE", ha aggiunto
Elisabetta Cafforio, partner di Arthur D. Little.
(Foto: Christophe Maout - © Unione Europea)