Il mondo delle libere professioni in Italia continua a cambiare volto, ma le trasformazioni in atto mettono in luce anche evidenti criticità. A tracciarne il quadro è il nuovo
report dell'Osservatorio delle Libere Professioni, curato da Ludovica Zichichi e Alessia Negrini, che analizza l'evoluzione del settore tra il 2009 e il 2024.
"Il dinamismo delle professioniste italiane rappresenta un segnale importante per l'evoluzione del comparto. Tuttavia, non possiamo ignorare che le disparità di accesso e di reddito tra uomini e donne restano ancora molto marcate", ha dichiarato
Marco Natali, presidente nazionale di Confprofessioni.Secondo
Natali, "serve una strategia nazionale che favorisca l'empowerment femminile nella libera professione, con incentivi mirati alla crescita organizzativa e all'innovazione negli studi professionali. Il rafforzamento della presenza femminile e la crescita dei professionisti datori di lavoro, specie nel Mezzogiorno, sono segnali incoraggianti. Ma è necessario consolidare questi risultati con interventi strutturali che tengano conto delle diversità territoriali e delle specificità del settore".
"Le libere professioni – ha concluso
Natali – possono essere un motore di sviluppo sostenibile per l'intero Paese, ma solo se mettiamo al centro la valorizzazione delle competenze, la parità di genere e un rinnovato modello organizzativo".
Il rapporto evidenzia che, nonostante la pandemia da Covid-19 abbia interrotto una lunga fase espansiva, tra il 2009 e il 2024 il settore ha registrato un
incremento di circa 230mila unità (+20%), trainato soprattutto dalla componente femminile (+58,4%), rispetto al +5% degli uomini.
Tuttavia, tra il 2019 e il 2024 si osserva una
flessione del 3,4% nel numero complessivo di professionisti, che passano da 1,427 a 1,378 milioni. L'unica area in controtendenza è il Mezzogiorno, con un aumento del 6,6%, trainato dalla crescita femminile (+11,4%).
Nel 2024
le professioniste superano per la prima volta i livelli pre-pandemia, raggiungendo quota 510mila, ma rappresentano ancora solo il 37% del totale. A livello territoriale, il Nord Ovest mostra la maggiore incidenza femminile (40,2%), mentre il Mezzogiorno si conferma in ritardo (33%).
Significativa anche la trasformazione organizzativa: cresce la quota di professionisti con dipendenti, passata dal 14,2% del 2019 al 17,6% nel 2024. Il trend è trasversale: riguarda sia gli uomini (dal 17,0% al 19,7%) che le donne (dall'11,3% al 13,9%). In particolare, il Mezzogiorno, che nel 2019 registrava la quota più bassa, nel 2024 conquista il primato, superando il Nord. Secondo l'Osservatorio, tale crescita è frutto sia di un aumento delle strutture organizzate che della maggiore resilienza delle realtà professionali con personale alle dipendenze. Il ruolo delle donne si rivela sempre più rilevante, soprattutto nel Centro Italia, dove la quota di datrici di lavoro ha raggiunto il 17%.
Nonostante questi segnali di trasformazione, rimangono
forti squilibri di genere e territoriali, nonché un evidente divario retributivo. La crescita numerica delle donne nel settore non si è ancora tradotta in un vero equilibrio nelle opportunità.
Il rapporto lancia quindi un
appello alle istituzioni per promuovere misure capaci di accompagnare questo cambiamento con politiche strutturali e inclusive.