Regno Unito, l'inflazione frena. BoE verso conferma tassi

Sale l'attesa per la Fed stasera. In Svezia taglio dei tassi al 2%
Pubblicato il 18/06/2025
Ultima modifica il 18/06/2025 alle ore 13:32
Teleborsa
L'inflazione complessiva nel Regno Unito è calata come da attese, passando dal 3,5% di aprile al 3,4% di maggio. L'Office for National Statistics, però, ha ammesso un errore nella lettura di aprile, causato dall’inesattezza di alcuni dati del Dipartimento dei Trasporti, che avevano portato a una sovrastima di 0,1 punti percentuali. Sebbene l'ONS abbia scelto di non rivedere i dati, spiega Richard Flax, Chief Investment Officer di Moneyfarm, l'incidente ha sollevato preoccupazioni più ampie circa l'affidabilità dei dati economici UK.

Alla luce degli ultimi numeri, sottolinea l'analista, il Regno Unito appare ancora nettamente in ritardo rispetto all’Unione Europea nella lotta all’inflazione. L’inflazione core, che esclude dal paniere i prezzi di generi alimentari ed energia, si è attestata al 3,5%, ancora circa 1,5 punti percentuali al di sopra dell'obiettivo del 2% fissato dalla Banca d'Inghilterra. Sebbene la direzione di marcia per i tassi di interesse sia al ribasso, i policymaker rimangono cauti e il consensus indica un approccio attendista, mentre le famiglie continuano a subire sia la pressione dei prezzi che quella degli elevati costi di finanziamento.

Il Regno Unito, aggiunge l'esperto, deve ancora percorrere diversa strada prima che la Banca d'Inghilterra possa allentare la politica monetaria in modo più deciso e i dati di oggi non fanno che confermare la posizione attuale della BoE che prenderà le sue decisioni di politica monetaria, domani 19 giugno.

A pesare sul quadro generale, resta il carovita nel settore degli alimentari, i cui prezzi medi si confermano in ascesa, e i timori legati ai conflitti geopolitici internazionali: aggravati dall'apertura di un nuovo fronte fra Israele e Iran, dall'ipotesi di un coinvolgimento USA e dai contraccolpi ulteriori su mercati come quello dell'energia che potrebbero derivare da un'escalation.

Per Kristina Hooper, Chief Market Strategist, Man Group, che ritiene scontato che la Banca d'Inghilterra non modificherà i tassi di interesse nella riunione di questa settimana, il dato relativo al PIL britannico, per il mese di aprile, ha mostrato una flessione superiore alle attese dello 0,3% su base mensile, il più forte calo dall'ottobre 2023. La lettura deludente, spiega l'esperta, indubbiamente influenzata dalle modifiche alla fiscalità sugli immobili, hanno spinto alcuni osservatori di mercato a esprimere preoccupazioni sulle prospettive dell'economia del Regno Unito.
Ma, guardando al futuro, è davvero tutto così negativo? L'indice Citigroup Economic Surprise per il Regno Unito non lo suggerisce affatto. È in ripresa (a differenza di quello relativo ad altre importanti economie, come ad esempio quella statunitense), riflettendo il fatto che altri dati macroeconomici recenti sono stati migliori delle attese. Ad esempio, le vendite al dettaglio di aprile sono aumentate dell'1,2% su base mensile, superando di gran lunga le previsioni.

Ancora più importante, aggiunge l'analista, è il pacchetto di stimoli fiscali in arrivo dal governo. Lo scorso mercoledì, il ministro delle Finanze Rachel Reeves ha pubblicato la spending review triennale, delineando come intenda allocare la spesa. Per quanto riguarda quella corrente, il governo punterà principalmente sulla sanità e, in misura minore, sulla difesa e sull'energia. Gli investimenti saranno concentrati in settori quali l'edilizia abitativa, le infrastrutture di trasporto, l'energia e la ricerca e sviluppo. La maggior parte di queste aree di spesa avrà probabilmente un elevato effetto moltiplicatore, che dovrebbe avere un impatto più positivo sull'economia britannica.

Il Regno Unito dovrebbe inoltre trarre vantaggio dall'aver già concluso un accordo commerciale con gli Stati Uniti, che prevede condizioni relativamente favorevoli. Questo mette fine a gran parte dell'incertezza in materia di politica economica, che storicamente è stato un ostacolo agli investimenti delle imprese. Nel complesso, prevedo che il Regno Unito sarà in grado di superare le aspettative di crescita del PIL dell'1% per l'anno in corso.

Il rischio maggiore è che il Regno Unito cada in stagflazione. Abbiamo assistito a un aumento dell'inflazione complessiva superiore alle attese e l'inflazione dei servizi nel Regno Unito è tornata sopra il 5% ad aprile. Esiste il rischio di un incremento prolungato dell'inflazione, spiega Kristina Hooper, in parte determinato dal rincaro del costo del lavoro. La crescita potrebbe quindi indebolirsi se i prezzi aumentassero in modo significativo e indebolissero la domanda, provocando una stagflazione. Tuttavia, non ritengo che questo sia uno scenario probabile. L'inflazione potrebbe essere elevata, ma prevedo che questo aumento sarà temporaneo, come anticipato dalla Banca d'Inghilterra, e ritengo che anche la crescita sarà superiore alle attese. Non si tratta di un contesto stagflazionistico.

In effetti, l'inflazione potrebbe presto rallentare per diversi motivi. Il mercato del lavoro sta mostrando segni di allentamento, il che dovrebbe frenare la crescita dei salari. Oltre all'accordo commerciale tra Stati Uniti e Regno Unito, che dovrebbe contribuire a ridurre l'inflazione, il Regno Unito e l'Unione Europea hanno raggiunto un “accordo di reset” che potrebbe abbassare i costi in diversi modi. Ad esempio, l'accordo prevede una maggiore mobilità tra le due economie per i giovani lavoratori (ovviamente siamo ancora in attesa dei dettagli del piano, che ne determineranno l'effettivo impatto).

Attese oggi e domani altre banche centrali. In Svezia taglio dei tassi al 2%
La ripresa economica iniziata lo scorso anno ha perso slancio e si prevede che l'inflazione sarà leggermente inferiore rispetto alle previsioni precedenti. E' quanto ha affermato il Consiglio direttivo della Riksbank che ha deciso oggi di ridurre il tasso di riferimento di 0,25 punti percentuali, portandolo al 2%. Si è trattato di una decisione attesa dagli analisti.

Il board ha avvertito che la previsione relativa al tasso di riferimento comporta una certa probabilità di un ulteriore taglio del costo del denaro, quest'anno ed ha sottolineato che il tasso di interesse più basso stabilizzerà l'inflazione al livello obiettivo e contribuirà a rafforzare l'attività economica.

La banca centrale ha citato i conflitti geopolitici e gli annunci sui dazi che continuano a influenzare gli sviluppi all'estero. "Sebbene i mercati finanziari abbiano recentemente registrato una variazione leggermente inferiore e si prevede che i dazi sulle importazioni saranno inferiori a quanto annunciato all'inizio di aprile, la crescita sarà ostacolata nel breve termine", ha avvertito la Riksbank. "Vi è ancora una notevole incertezza sugli sviluppi futuri, non da ultimo a causa dell'escalation del conflitto in Medio Oriente".

In Svezia, si legge nella nota che accompagna la decisione, "vi sono condizioni favorevoli per un rafforzamento dell'attività economica futura, in parte grazie all'aumento dei salari reali delle famiglie". Tuttavia, "la ripresa procede più lentamente del previsto. Nuove informazioni mostrano che la crescita dell'economia svedese è debole, mentre la disoccupazione rimane elevata. Si prevede che la notevole incertezza ostacolerà anche la ripresa nel breve termine".

Gli occhi degli investitori sono rivolti alle decisioni di politica monetaria di altre banche centrali che si riuniranno tra oggi e domani: dalla Federal Reserve alla Norges Bank e alla Banca Nazionale Svizzera.

Per Xiao Cui, Senior Economist di Pictet Wealth Management, la Fed rimarrà in attesa questa settimana e manterrà questa posizione almeno fino all'estate. Dall’ultima riunione, l’inflazione ha mostrato segnali di rallentamento, la crescita è stata modesta e le tensioni commerciali si sono affievolite. Il presidente Powell probabilmente ribadirà che la politica monetaria è ben calibrata e sottolineerà l’importanza di mantenere ancorate le aspettative d’inflazione.

Ieri, la Bank of Japan ha deciso, all'unanimità, di lasciare il tasso di riferimento allo 0,50%. L'unica novità è il cambio di atteggiamento rispetto agli acquisti delle obbligazioni sovrane giapponesi (JGB), il cui ritmo di riduzione verrà rallentato rispetto a quanto deciso a marzo.