In
Italia oltre 5,6 milioni di persone vivono in condizioni di povertà assoluta. A ricordarlo è il
terzo report statistico nazionale 2025 di Caritas Italiana, che cita i dati Istat secondo cui
il 9,7% della popolazione – quasi un italiano su dieci – non ha accesso a un livello di vita dignitoso. Si tratta di 5 milioni e 694 mila individui, appartenenti a 2 milioni e 217 mila famiglie, che non dispongono delle risorse necessarie per coprire bisogni fondamentali come un’alimentazione adeguata, un’abitazione sicura o vestiti adeguati.
Anche a livello europeo il quadro è critico:
il 21% della popolazione dell’UE – ovvero oltre 93 milioni di persone – è a rischio povertà o esclusione sociale. Questi individui affrontano gravi privazioni materiali o sociali, percepiscono redditi insufficienti o vivono in nuclei a bassa intensità lavorativa.
L’Italia si colloca al settimo posto per incidenza di persone in questa condizione, con un tasso del 23,1%, in crescita rispetto al 22,8% del 2023. Peggio solo Bulgaria, Romania, Grecia, Spagna, Lettonia e Lituania.
Negli ultimi dieci anni,
le persone assistite da Caritas in Italia sono aumentate del 62,6%. Il dato più allarmante riguarda il Nord Italia, dove le richieste di aiuto sono cresciute del 77%, seguito dal Sud con un incremento del 64,7%. Un trend che riflette l’impatto di crisi economiche e sociali che hanno colpito il Paese negli ultimi anni: dalla crisi finanziaria del 2008 alla pandemia da Covid-19, fino alle recenti instabilità geopolitiche.
Solo rispetto al 2023, il numero di assistiti è aumentato del 3%.Nel corso del 2024, i Centri di Ascolto e i servizi Caritas hanno
accolto e supportato 277.775 persone, equivalenti ad altrettanti nuclei familiari. Le informazioni raccolte provengono da 3.341 servizi attivi in 204 diocesi italiane, pari al 92,7% del totale. Il sostegno ha raggiunto circa il 6 per mille delle famiglie residenti in Italia e il 12% delle famiglie in povertà assoluta. I dati sottolineano l'importanza della rete Caritas nel fronteggiare una crisi sociale che continua a estendersi, richiamando l’urgenza di risposte strutturali e coordinate.