Iconic Art System continua a portare l’arte fuori dai grandi circuiti tradizionali

Nel segno delle nuove tendenze globali, la piattaforma casertana porta l’arte emergente e inclusiva oltre i grandi circuiti, con la mostra di Pedro Perdomo che riscrive il rapporto tra territorio e creatività
Pubblicato il 12/06/2025
Ultima modifica il 12/06/2025 alle ore 17:10
Teleborsa
Resilienza, nuovi acquirenti e inclusività in crescita: questi i punti fondamentali che emergono dai più recenti report sullo stato di salute dell’industria dell’arte contemporanea: il mercato globale dell’arte - infatti - si conferma, anche in un contesto economico tutto sommato sfidante, come un ecosistema dinamico e in costante evoluzione.

Secondo l’Art Basel and UBS Global Art Market Report 2025, il settore ha registrato nel 2024 un volume di transazioni in crescita (+3%) e una notevole espansione della base collezionistica, a fronte di un rallentamento del segmento di fascia alta. Il fatturato complessivo si è attestato a 57,5 miliardi di dollari, segnale che l’interesse per l’arte non si è affievolito, ma si sta ridefinendo attraverso nuove modalità di accesso e un pubblico in trasformazione.

In un tale contesto artistico in trasformazione, Iconic Art System si sta affermando come piattaforma curatoriale indipendente (promossa dalla Loffredo Foundation for Arts and Inclusion), con l’obiettivo di sostenere artisti emergenti e mid-career e favorire il dialogo tra contesti locali e visioni internazionali. Attiva a Caserta sotto la direzione di Giuseppe Loffredo, l’approccio inclusivo e sperimentale, già testimoniato da collaborazioni con artisti come Angelo Accardi, Luca Bellandi, Daniele Fortuna, Saints Studio e Rocco Ritchie, oggi si estende anche nei confronti dell’artista canariano Pedro Perdomo, così da rafforzare la sua vocazione a costruire ponti culturali attraverso l’arte contemporanea.

Dal 9 al 21 giugno, infatti, la Galleria Iconic Art System presenta Lost in Blue, mostra personale dell’artista, che torna a Caserta con una serie di opere ispirate al mare, al corpo e alla trasformazione. Le dodici tele propongono un immaginario visivo in cui il blu diventa elemento narrativo e sensoriale, intrecciando simbolicamente le Isole Canarie e la Campania. Nato nel 1998 a Santa Cruz de Tenerife, l’artista è considerato una delle voci più originali della nuova pittura figurativa e ha già attirato l’interesse del mercato internazionale, in particolare a Londra, dove nel 2023 ha venduto tutte le sue opere in preview.

Dopo il debutto italiano con CRASH alla Reggia di Caserta, Perdomo conferma la sua presenza nel panorama italiano grazie al sostegno della Loffredo Foundation for Arts and Inclusion. Lost in Blue rientra alla perfezione nella programmazione di Iconic Art System, poiché il progetto curatoriale nato a Caserta ha l’obiettivo di decentrare la produzione e la fruizione dell’arte contemporanea, scegliendo la provincia non come margine, ma come spazio di ricerca e confronto. In questo contesto, il Mediterraneo assume il ruolo di crocevia culturale, terreno di connessioni in cui la pratica artistica diventa occasione di scambio, riflessione e legame con le comunità.

"La nostra sfida – spiega Giuseppe Loffredo, fondatore della Loffredo Foundation – è portare l’arte fuori dai grandi circuiti, costruire relazioni nuove tra artisti e comunità, far emergere bellezza e visione dove spesso non vengono cercate. A Caserta, grazie a Iconic, la pittura contemporanea non è passaggio: è presenza".

Mentre il mercato dell’arte globale evolve privilegiando accessibilità, inclusione e apertura verso nuovi collezionisti, realtà come Iconic Art System si inseriscono pienamente in queste tendenze, proponendo un modello operativo che coniuga sperimentazione artistica e radicamento territoriale. La sua attività, orientata alla valorizzazione di talenti emergenti in contesti periferici, riflette l’attuale spostamento del sistema dell’arte verso forme di mecenatismo diffuso e una circolazione più orizzontale delle pratiche culturali. In questo senso, Iconic Art System rappresenta non solo un caso significativo di decentralizzazione curatoriale, ma anche un esempio concreto di come le dinamiche locali possano contribuire alla ridefinizione di un mercato artistico più esteso.