Rating Italia, attesa review Scope: focus su crescita modesta e debito

Pubblicato il 23/05/2025
Ultima modifica il 23/05/2025 alle ore 13:35
Teleborsa
E' in calendario per oggi la review del rating sull’Italia da parte di Scope Ratings, l’agenzia di rating europea, che attualmente ha un rating sull'Italia a BBB+ con outlook Stabile. In attesa di capire si ci sarà qualche variazione, le ultime analisi elaborate dagli esperti di Scope Ratings - Eiko Sievert e Alessandra Poli - evidenziano che l'Italia crescerà a passo lento nel 2025 e 2026 e la spesa sarà supportata soprattutto dai fondi europei, avendo il governo uno scarso margine per l'aumento della spesa pubblica. Esistono poi delle fragilità, legate all'elevato debito e dalla esposizione delle banche ai titoli del debito pbblico.

Crescita economica debole e impatto dazi

Nel 2024 il PIL italiano è cresciuto solo dello 0,7%, al di sotto della crescita potenziale di lungo termine pari all’1% ed inferiore alla media europea (+0,9%). L'economia si è dimostrata relativamente resiliente dalla fine della pandemia di Covid - spiega l'agenzia europea - beneficiando di una base industriale ampia e diversificata e di un settore delle esportazioni.

Tuttavia, l'Italia è uno dei Paesi più vulnerabili in Europa alle potenziali conseguenze di una guerra commerciale prolungata, dati i suoi stretti rapporti commerciali con gli Stati Uniti. Uno scenario che prevede dazi statunitensi del 20% sulle importazioni di beni dall'UE e del 125% sulle importazioni di beni dalla Cina, oltre a misure di ritorsione da parte della Cina e, potenzialmente, dell'UE, potrebbe ridurre la crescita economica dell'Italia di circa -0,5/-1 punti percentuali di PIL reale nel periodo 2025-27. La guerra commerciale porterebbe a rallentamenti della produzione industriale, delle esportazioni e degli investimenti, in un contesto di accresciuta incertezza economica.

Un supporto dai fondi europei e dalle riforme

Tuttavia, il potenziale di crescita dell’1% nel medio termine sarà assicurato dalla piena implementazione dei fondi europei (122,1 miliardi erogati sui 194,4 totali) e dalle riforme strutturali previste entro il 2026 (sistema giudiziario, concorrenza, PA ecc), nonostante un'attuazione più lenta dei progetti rispetto alle previsioni.

Debito pubblico elevato e fabbisogno di finanziamento

Il debito pubblico italiano si è attestato al 137% del PIL nel 2024, con fabbisogni di finanziamento annuali pari a circa il 24% del PIL, che limitano fortemente la capacità dello Stato di intervenire in caso di crisi economiche. Inoltre, la produttività storicamente bassa, la mancanza di riforme strutturali efficaci e la debolezza demografica limitano il potenziale di crescita del PIL italiano.

Rischio legato all’interconnessione tra banche e debito

L'Italia è nota per la sua instabilità politica (68 governi in 77 anni). - ricorda Scope Ratings - Le turbolenze politiche possono incidere sulla fiducia degli investitori e influenzare lo spread tra i rendimenti dei titoli di Stato italiani a 10 anni e quelli tedeschi, con ripercussioni sui costi di finanziamento delle banche. Detto questo, il Paese sta vivendo un periodo di insolita stabilità grazie alla solida maggioranza detenuta in parlamento dalla coalizione di centro-destra.

Le banche italiane detengono circa il 15% del proprio bilancio in titoli di Stato italiani (dato gennaio 2025), esponendo il sistema al rischio di un circolo vizioso "doom loop" che può influenzare negativamente i costi di finanziamento e l’accesso ai mercati in periodi di turbolenza sovrana.

Ma la concentrazione bancaria è in aumento grazie alle operazioni di consolidamento in corso: a fine 2024, le prime cinque banche italiane detenevano meno del 50% degli asset totali, evidenziando un sistema ancora frammentato. Tuttavia, operazioni di fusione e acquisizione in corso — come l’offerta di UniCredit su Banco BPM e di MPS su Mediobanca — potrebbero modificare significativamente il panorama competitivo nazionale, accelerando la concentrazione del settore.