Grazie alle risorse del PNRR, nel 2025 migliora la maturità digitale dei Comuni italiani, si riducono i divari tra Nord e Sud e tra piccole e grandi città. Oggi ben 50 Comuni capoluogo (su 110 monitorati) registrano un buon livello di maturità digitale, in forte crescita rispetto ai 29 dello scorso anno, mentre altri 41 Comuni si collocano nelle fasce medio-alta e 18 in quella medio-bassa. È quanto emerge della settima edizione dell’Indagine sulla maturità digitale dei Comuni capoluogo realizzata da
FPA, società del gruppo DIGITAL360, per Deda Next, presentata a FORUM PA 2025.
La ricerca di FPA ha analizzato lo stato di avanzamento delle amministrazioni comunali italiane negli obiettivi di digitalizzazione individuati dal PNRR, secondo il modello Ca.Re. (Cambiamento Realizzato) di Deda Next. Un benchmark che classifica le amministrazioni comunali in base al posizionamento di ciascuna delle 110 città monitorate rispetto ad alcune delle principali dimensioni della digitalizzazione della PA italiana oggetto delle diverse misure di PA Digitale 2026: offerta di servizi online, integrazione con le principali piattaforme nazionali, open data e interoperabilità. L’indice Ca.Re. rappresenta uno strumento operativo per misurare i risultati raggiunti dalle amministrazioni comunali nel loro percorso di innovazione, confrontarsi con altre realtà simili e comprendere su quali ambiti intervenire per migliorare il proprio livello di digitalizzazione.
In continuità con i progressi degli anni scorsi, nel 2025 l’indice fotografa un grande dinamismo tra i Comuni capoluogo, con un’accelerazione costante dei servizi digitali. Salgono a 50 i Comuni con buon livello di maturità digitale complessivo: nel 2025 sono Andria, Aosta, Arezzo, Asti, Bari, Bergamo, Bologna, Brescia, Caltanissetta, Cesena, Cremona, Ferrara, Firenze, Genova, Grosseto, Imperia, Lecco, Livorno, Lodi, Mantova, Massa, Matera, Messina, Milano, Modena, Monza, Nuoro, Padova, Palermo, Parma, Perugia, Pescara, Piacenza, Pisa, Pistoia, Prato, Ravenna, Reggio Emilia, Rimini, Roma, Sassari, Siena, Taranto, Torino, Treviso, Trieste, Udine, Verbania, Vibo Valentia e Vicenza.
Tra questi, ci sono 8 piccoli centri (sotto i 50.000 abitanti), contro i 3 del 2024. Una crescita trainata soprattutto dai progressi nei servizi digitali (Indice Digital Public Services), in cui passano da 3 a 15 le città di minori dimensioni con un buon livello di offerta di servizi online. Inoltre, tra le 50 città di fascia più alta, ce ne sono ben 11 del Mezzogiorno, rispetto alle 3 dello scorso anno, anche in questo caso, frutto principalmente del miglioramento nell’indice Digital Public Services.
“A poco meno di un anno dalla conclusione del PNRR, gli effetti delle misure di PA Digitale 2026 sull’innovazione dei principali Comuni italiani rappresentano ormai un’evidenza - afferma
Gianni Dominici, Amministratore Delegato di FPA -. Grazie alle ingenti risorse destinate all’innovazione, le città hanno potuto ripensare i loro sistemi in chiave digitale, soprattutto nel miglioramento dell’interazione con il cittadino. La principale sfida dei prossimi mesi, oltre al pieno completamento dei progetti, sarà la sostenibilità delle soluzioni realizzate e il mantenimento nel lungo periodo. Mentre l’interoperabilità, resa possibile dagli e-services esposti sulla Piattaforma Digitale Nazionale Dati, rappresenta la chiave per lo sviluppo futuro di servizi digitali a valore aggiunto”.
“I risultati dell’Indice Ca.Re. 2025 mostrano che la digitalizzazione ha smesso di essere un insieme di interventi per diventare un processo sistemico di evoluzione amministrativa. Ora la vera sfida è rendere strutturale questa trasformazione, garantendo la sostenibilità tecnica, economica e organizzativa delle soluzioni adottate” ha sottolineato
Fabio Meloni, CEO di Deda Next. “L’adozione della Piattaforma Digitale Nazionale Dati segna un passaggio cruciale: non solo una piattaforma ma un nuovo modo di intendere il dato pubblico come risorsa condivisa, capace di abilitare servizi più efficienti, decisioni più informate e relazioni più trasparenti tra istituzioni e cittadini. Questa, unita all’interoperabilità intelligente dei dati, rappresentano la base per una PA capace di evolversi nel tempo, non solo per adempiere, ma per anticipare i bisogni delle persone e della società tutta. Credo che questa fase vada accompagnata con responsabilità e visione: l’innovazione deve diventare cultura, parte integrante della gestione quotidiana della cosa pubblica e patrimonio duraturo per ogni ente, anche oltre la stagione straordinaria del PNRR. In Deda Next siamo impegnati ogni giorno nel trasformare questo potenziale in realtà. Non solo portando tecnologia, ma aiutando gli enti
a costruire una cultura del dato e dell’interoperabilità che sia durevole e orientata a generare valore diffuso”.