"Stante l’attuale
penetrazione della tecnologia CCS in Europa - che ad oggi, incluse UK e Norvegia, vale
3 milioni di tonnellate all’anno (Mtpa) già a regime e circa 1
5 Mtpa attese sulla base delle decisioni finali di investimento - è
auspicabile un consolidamento dei meccanismi incentivanti e dell’accesso agli stessi, che favorisca il conseguimento degli ambiziosi obiettivi di cattura dell’Unione (50 Mtpa di CO2 al 2030, 280 al 2040 e 450 al 2050)".
A dirlo è
Paolo Testini, Director CCS project and carbon removal development di
Snam, intervenuto ieri a Bruxelles all’evento annuale organizzato da
The Carbon Capture & Storage Association.
"
Operatori come Snam stanno gettando il cuore oltre l’ostacolo: il
progetto Ravenna CCS, in joint venture
con Eni, è già in fase pre-industriale avanzata, sta procedendo bene e ad oggi è
l'unico progetto CCS attivo nell'Unione Europea, attenzionato – anche per questo – da una domanda potenziale che eccede la capacità disponibile", ha sottolineato Testini, parte al panel "Rebuilding Europe’s Industrial Base: CCUS in the Clean Industrial Deal".
Il manager ha dunque messo in luce la
necessità di valorizzare gli sforzi in una cornice di sistema. "Auspichiamo
quadri normativi chiari e stabili, - – ha continuato Testini - un obiettivo su cui l’Italia sta lavorando intensamente. Affinché si possa
procedere con decisioni di investimento, è necessario che l’industria abbia normative pragmatiche e 'azionabili', scelte esplicite di politica industriale e di decarbonizzazione,
meccanismi di supporto adeguati e soprattutto una
visibilità di lungo termine, coerente con l’orizzonte di investimento".
"Dal canto nostro – ha concluso Testini – la sfida è
facilitare l’allineamento, anche e soprattutto temporale, fra le decisioni di investimento degli operatori e quelle degli emitters, così da
evitare colli di bottiglia e garantire un'integrazione senza soluzione di continuità lungo la catena del valore".