"La riforma dell'ordinamento della nostra professione è un passaggio estremamente significativo per la nostra comunità. Con la sua stesura si è messo in campo un importante sforzo per rispondere alle sfide provenienti da un contesto sociale ed economico attraversato da profondi e rapidissimi cambiamenti, al fine di dotare la professione di una nuova carta d'identità che le consenta – a vent'anni dall'approvazione dell'ormai obsoleto D.lgs. 139/2005 – di guardare al futuro con fiducia e dinamismo. Proprio l'importanza di questo passaggio presupporrebbe un approccio serio e responsabile. Da un'esigua minoranza della nostra categoria emergono invece posizioni strumentali e ormai condizionate da meri interessi elettorali, purtroppo anteposti a quelli reali dei nostri 120mila colleghi". È quanto afferma il
presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Elbano de Nuccio. "Quando il Consiglio nazionale, più di un anno fa, ha cominciato a lavorare al progetto di riforma – prosegue
de Nuccio – lo ha fatto con la piena consapevolezza della grande responsabilità derivante da un compito tanto complesso, avviando proprio per questo motivo un grande e trasparente processo di partecipazione democratica che ha coinvolto tutti gli Ordini territoriali, tutte le Associazioni e tutte le Casse di previdenza della categoria. Da molte di queste realtà, come da singoli iscritti, sono pervenute osservazioni spesso pertinenti e pertanto recepite nel testo finale che il Consiglio nazionale ha approvato all'unanimità dei presenti". "Nel richiamare le tappe di questo percorso serio, approfondito e democratico - aggiunge -, pare opportuno sottolineare come tale riforma non possa essere concepita da alcuno come un referendum o come un sondaggio d'opinione. Si tratta invece di una modifica dell'ordinamento approvata nella piena legittimità da un Consiglio nazionale che, nel farlo, ha esercitato le proprie funzioni istituzionali. Il percorso di partecipazione democratica voluto dal Consiglio nazionale non era dunque un atto dovuto, ma la precisa scelta politica di una governance nazionale che ha dimostrato, in questa come in tante altre circostanze, di essere costantemente aperta all'ascolto e al confronto costruttivo con quanti a questo stesso confronto non si sottraggono".
"Per queste ragioni – spiega
de Nuccio – desta sorpresa la lettera aperta di soli 8 dei nostri 132 Ordini territoriali nella quale si parla, a proposito della riforma della professione, di "forzature che creano divisioni", "narrazioni unilaterali", di una "vera riforma" che verrà solo "da un processo partecipativo che metta al centro la qualità della discussione e l'ascolto di tutte le voci". Affermazioni paradossali, tanto più se si considera che tra gli 8 Ordini che denunciano la mancanza di un processo partecipato vi è quello di Milano che si è sottratto al confronto democratico interno alla nostra comunità, non facendo pervenire proposte, come richiesto da una specifica procedura prevista dal Consiglio nazionale, salvo poi acquistare pagine di giornale per lanciare una polemica che ha una evidente connotazione strumentale e ormai anche elettorale".
Secondo
de Nuccio, "la verità è che è in atto da parte di un'esigua minoranza delle nostre realtà locali, il tentativo tardivo di bloccare il percorso di una riforma che parla al Paese e ai nostri 120mila colleghi, provando a dare finalmente risposte alle loro esigenze. Una riforma che si occupa di oggetto della professione, società tra professionisti e associazioni professionali, specializzazioni, incompatibilità, polizza assicurativa, tirocinio e sistema elettorale".
"A fronte di questo progetto organico – sottolinea
il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti – che affronta uno ad uno i temi caldi della nostra professione, il presidente dell'Ordine di Roma si è rivolto all'esecutivo con una missiva dai toni, oltre che dai contenuti, discutibili, concentrandosi unicamente sulla riforma del sistema elettorale, denunciando un presunto tentativo di "modificare la base elettorale attraverso la riduzione del peso elettorale degli Ordini territoriali che hanno espresso posizioni critiche nei confronti dell'attuale presidenza del Consiglio nazionale".
"Con la proposta di riforma – specifica
de Nuccio – si prevede in realtà un sistema elettore misto, ampio e democratico, il cui risultato sarà determinato al 50% dal voto degli iscritti e al 50% da quello dei consiglieri degli Ordini territoriali: una scelta che ha il pregio di dare finalmente voce anche agli iscritti, riducendo la distanza tra governance nazionale e base, superando un eccesso di autoreferenzialità, preservando però, al contempo, l'insostituibile ruolo di garanzia esercitato dagli Ordini locali".
"Un sistema equilibrato, con dei contrappesi che evitano ogni ipotesi di deriva populista ma che, è ormai evidente, rappresenta un nervo scoperto per quanti nella nostra comunità sono affezionati a logiche elettorali chiuse e poco trasparenti e che vedono con fastidio l'apertura alla partecipazione al voto dei nostri iscritti. Noi crediamo invece – conclude
de Nuccio – che anche questa novità, assieme a tutte le altre contenute nella riforma, rappresenti un passo in avanti ormai improcrastinabile per la nostra professione che sarebbe gravissimo bloccare, tradendo clamorosamente gli interessi reali dei nostri colleghi pur di difendere vecchie rendite di posizione".