Filiera Legno-arredo, sospensione dazi

Analisi Etifor/Università di Padova
Pubblicato il 11/04/2025
Ultima modifica il 11/04/2025 alle ore 16:49
Teleborsa
La sospensione dei dazi statunitensi di 90 giorni rappresenta un’opportunità cruciale per la filiera legno-arredo italiana, protagonista in questi giorni con la Milan Design Week e recentemente minacciata dalla politica protezionistica di Donald Trump: qualora, passati tre mesi, venissero confermati i dazi, le esportazioni di mobili italiane rischierebbero infatti un calo tra il 5 e l’8% nel 2025, mentre la ricostruzione in corso della filiera nazionale andrebbe incontro a un brusco rallentamento.

In questa fase interlocutoria sarà possibile ridurre i rischi non abbassando la guardia e operando sul lungo periodo attraverso la diversificazione dei mercati di destinazione dell’export italiano e, quasi paradossalmente, l’intensificazione dei rapporti con gli USA colmando il vuoto che potrebbero lasciarsi alle spalle i loro delicati rapporti con la Cina.

E’ quanto emerge da un’analisi dello spin-off dell’Università di Padova Etifor, B Corp specializzata in consulenza ambientale e gestione forestale, che ha fotografato lo stato attuale del mercato stimando i possibili scenari messi in moto dalla presidenza Trump. L’instabilità del settore legno in Europa.

Secondo Etifor, l’intero mercato del legno si trova attualmente in una condizione di forte incertezza sia negli Stati Uniti sia in Europa. Tra i fattori principali di instabilità, oltre al frenetico neoprotezionismo di Trump, che sembra destinato a diventare tratto distintivo della sua amministrazione, spiccano: le possibili politiche di risposta e compensazione adottate dai Paesi coinvolti a fronte di un ritorno dei dazi; i conseguenti meccanismi di diversificazione dei flussi commerciali, ovvero più legname del Canada verso l'UE, l'Australia che ritornerebbe a esportare verso la Cina insieme alla Russia che, a seguito dell’embargo europeo, ha già intensificato l'export verso la stessa; la European Union Deforestation-free Products Regulation (EUDR), una normativa rispetto alla quale ancora pochi attori della filiera si sono pienamente adeguati.

Il prezzo del grezzo nell’UE, inoltre, è cresciuto in media fino al 25% negli ultimi 18 mesi, anche grazie alla stabilizzazione delle condizioni ambientali dopo i grandi problemi delle foreste dovuti agli schianti da vento e ai successivi attacchi di insetti come il bostrico.

Il caso della Cina
In questa fase interlocutoria sarà determinante il ruolo dei dazi al 125% paventati da Trump nei confronti della Cina, il secondo esportatore mondiale di mobili verso gli Stati Uniti coprendo, con 6,6 miliardi di dollari, circa il 24% dell'import di legname grezzo e lavorato, preceduta dal Vietnam (8,3 miliardi di dollari) e seguita, dal Canada (2,9 miliardi). Il primo esportatore europeo è proprio l’Italia, al sesto posto quanto a volumi di acquisti, con 1,3 miliardi di dollari sui 3,1 totali esportati dall’UE negli USA.

La filiera legno-arredo italiana
Secondo un recente studio di FederlegnoArredo, il 2024 ha registrato per la filiera legno-arredo italiana un fatturato di 51,7 miliardi di euro e un export complessivo pari a 19,4 miliardi. Analizzando le prime tre destinazioni delle esportazioni italiane, saltano all’occhio forti flessioni tra i Paesi UE, dato che la Francia, in prima posizione con oltre 3 miliardi, cala del 3,3%, mentre la Germania, al terzo posto con quasi 2 miliardi, perde il 6%. Al secondo posto proprio gli Stati Uniti, che si confermano un mercato particolarmente strategico, per giunta in crescita dell’1,5% nel 2024.

"Di fatto potrebbe aprirsi, anche in presenza di dazi sull'export UE, una considerevole fetta di mercato USA non più presidiata dalla Cina, che potrebbe essere occupata da altri esportatori, Italia in primis, che può puntare su qualità di materia prima e lavorazioni e potenziare le esportazioni di prodotti di alta gamma. Gli USA sono storicamente la prima destinazione dell'export di mobili in legno cinese, ma va ricordato che negli ultimi anni l'export cinese ha vissuto difficoltà rispetto a mercati più esigenti sul piano degli standard tecnici e dei requisiti ambientali, come ad esempio il mercato giapponese e quello australiano", spiega Mauro Masiero, Direttore Scientifico di Etifor.

Le conseguenze dei dazi statunitensi
Se tornassero in vigore i dazi, che potrebbero arrivare al 39% per il legname importato dal Canada e colpire in particolare le conifere per attività edilizie, si assisterebbe negli USA ad un impatto immediato sul costo delle case in legno, stimato intorno ai 10.000 dollari in più per abitazione, mentre in Europa la maggiore capacità di esportazione canadese contribuirebbe a ridurre i prezzi del legname grezzo e semilavorato. Verrebbe così meno la convenienza a utilizzare le risorse forestali europee e nazionali, sulle quali si sta attivando una politica di valorizzazione della capacità produttiva, come la creazione del Cluster Italia Foresta Legno e il recente Decreto del Ministero del Made in Italy che ha stanziato 25 milioni di euro per il finanziamento della filiera.

Le opportunità
L’attuale scenario di incertezza apre a nuove opportunità per l’UE e per l’Italia di diversificare i mercati di export: in prima linea compaiono i paesi arabi, il Sud America, la Cina, l’India e il Sud Africa, dove Germania, Austria e paesi scandinavi potrebbero esportare i propri segati, mentre l'Italia i propri mobili. Nei soli Emirati Arabi, ad esempio, la filiera è cresciuta in senso assoluto del 21,2% in più rispetto al 2023, in Arabia Saudita del 16,9%. Proprio con quest’ultima è stato firmato a gennaio un memorandum che delinea nuovi scenari per il Made in Italy in un mercato dall’alto potenziale.

Una seconda opportunità è rappresentata dalla possibilità di aumentare il valore della manifattura italiana, attraverso politiche di valorizzazione delle filiere sostenibili che rendano i prodotti più appetibili per i mercati di alta gamma europei e lavorare sulla combinazione qualità-design-sostenibilità, con pesi diversificati a seconda del Paese, per i nuovi partner e per gli USA stessi.

"Anche in presenza di dazi elevati, va considerato che difficilmente l'industria manifatturiera USA potrebbe coprire in modo agevole e veloce il gap di produzione necessario a fare fronte alla domanda interna, nonostante Trump abbia stimolato la produzione nelle foreste federali riducendo i requisiti di tutela ambientale. Analoghe difficoltà potrebbero essere incontrate nel trasferimento della produzione negli USA da parte di operatori esterni, come IKEA. Il settore legno-arredo, infatti, è fortemente basato su tecnologie e know-how specifici ed il costo della manodopera statunitense è piuttosto elevato. L’unica soluzione per gli USA sarebbe investire nell’automazione e nell’alta tecnologia, ma i tempi non sono maturi per accogliere tale rivoluzione e i relativi investimenti. All’Italia rimane invece una forte leva: il legame con la materia prima e con i semilavorati, ad esempio i pannelli di particelle, sui quali le imprese italiane hanno grande capacità competitiva basata sull’utilizzo di residui in legno post consumo e avanzate tecniche di nobilitazione. Un modello industriale che gli USA non possono conseguire nel breve termine" aggiunge Davide Pettenella, Senior Policy Advisor di Etifor.