La scorsa settimana, il
dollaro (USD) è crollato dopo l'annuncio di nuovi dazi da parte di Trump, alimentando le preoccupazioni dei mercati riguardo a una possibile recessione economica negli Stati Uniti. Nonostante la conseguente svendita sui mercati azionari globali (che tende a favorire l'USD), lo Yen (JPY) e il franco svizzero (CHF) hanno sovraperformato il biglietto verde come valute rifugio privilegiate. "Tale andamento si verifica generalmente
quando un fattore di rischio globale ha origine negli Stati Uniti (come accaduto, ad esempio, durante la crisi dei mutui subprime del 2008)". Lo fa notare
UniCredit in un report sul tema.
"Solo le
dichiarazioni del presidente della Fed, Jerome Powell, secondo cui la Fed non ha fretta di tagliare i tassi hanno offerto al biglietto verde un modesto sollievo a breve termine venerdì scorso", si legge nella nota firmata da Roberto Mialich, FX Strategist - Global di UniCredit.
Secondo l'esperto, nel breve termine, le negoziazioni del biglietto verde
potrebbero rimanere ampiamente volatili e l'USD potrebbe ulteriormente indebolirsi, riflettendo l'incertezza sugli ulteriori sviluppi relativi ai dazi statunitensi.
"La rinnovata preferenza dei mercati per le opzioni put, che garantiscono il diritto di vendere una valuta a una data e a un prezzo specifici, potrebbe anche indicare una
lieve disaffezione nei confronti del dollaro statunitense, che riflette le preoccupazioni degli investitori sulle politiche economiche di Trump - si legge nel report - Tuttavia, una Fed prudente, combattuta tra l'impatto inflazionistico dei dazi, che richiede una politica monetaria più restrittiva, e il loro impatto negativo sulla crescita, che richiede un ulteriore allentamento monetario, potrebbe limitare un ulteriore e generalizzato calo dell'indice del dollaro statunitense (DXY) con la stessa intensità (-5%) registrata finora quest'anno".