"La Cassa negli ultimi anni si è rafforzata patrimonialmente, oggi abbiamo i mezzi per poter sostenere le imprese italiane, però in questo momento viviamo una fase di grande incertezza. Nell'ultimo anno abbiamo effettuato operazioni e impegnato risorse per circa 24,6 miliardi, sostenendo investimenti per 69 miliardi. È ovvio che in un momento di incertezza, quando ci sarà da sostenere le imprese, Cassa farà la sua parte. Il vantaggio è che ora nel perimetro di Cassa c'è anche Simest, quindi lo sforzo per aprirci a nuovi mercati e lo sforzo per rafforzare e finanziare, per esempio, il capitale circolante delle imprese è un qualche cosa su cui Cassa giocherà sicuramente un ruolo". È quanto ha affermato l'
amministratore delegato di Cassa Depositi e Prestiti, Dario Scannapieco in occasione della presentazione dei
risultati 2024.
"Nel contesto economico attuale – ha proseguito
Scannapieco – oggi l'unica certezza che abbiamo è l'incertezza che avremo nelle prossime settimane. Su queste cose non bisogna mai reagire di pancia, ma di testa. Noi, ovviamente, speriamo che si ristabilisca un ordine del commercio, ma le imprese italiane hanno sempre dimostrato una grandissima reattività. Cassa sosterrà il sistema delle infrastrutture, quello delle imprese e soprattutto la pubblica amministrazione, perché una pubblica amministrazione efficiente che programma bene gli investimenti e li realizza velocemente è una precondizione per la competitività del sistema paese".
L'apparente dietrofront dell'Unione Europea sulla sostenibilità, avviato con il pacchetto Omnibus, può rappresentare un freno per gli investimenti green da parte delle imprese? "No perché ci sono dei fatti che emergono: le precipitazioni diminuiscono, la temperatura aumenta, abbiamo crisi idriche in molti paesi. Bisogna avere un approccio non ideologico, ma pragmatico. Magari ci sarà una spinta green più pragmatica e meno ideologica. Ma i problemi ci sono e sono fattuali. Problemi a cui bisognerà dare una risposta".
Ha parlato della necessità di un mercato azionario unico europeo. Quanto è fattibile e quali sono, invece, gli impedimenti? "Questa sarebbe la migliore risposta per la competitività. Ci sono delle aree di crescita date dal completamento del mercato unico che andrebbero sfruttate. Euronext, di cui siamo azionisti, è una federazione di mercati. Avere un mercato unico europeo, un mercato liquido, significa contrastare il fatto che la buona parte degli investimenti degli italiani e degli europei va oltre oceano. Significa anche contrastare il fatto che molte aziende, start-up, crescono in Europa e poi vanno a quotarsi su altri mercati con perdita di competenze e di conoscenze. Quindi questa sarebbe, secondo me, una grande battaglia da fare. Si discute da tanto tempo della Capital Market Union, però oggi più che mai avere un mercato unico europeo significherebbe concentrare sempre di più le risorse di investitori europei su mercati liquidi e ben funzionanti".
Pensate di avere una parte nel piano Rearm Europe? "Credo che bisogna sempre partire da quelle che sono le esigenze. Io ritengo, e ne ho discusso anche con i colleghi europei, che noi abbiamo una serie di imprese grandi che hanno un accesso facile alla finanza e abbiamo una serie di imprese della filiera, della supply chain, dove bisogna intervenire per dare sostegno. Oggi quello di cui ci sarebbe bisogno sono prodotti di debito subordinato, di quasi equity, per rinforzare questa supply chain, questa catena di imprese di secondo livello, di medie imprese. Per fare questo, che è un'attività rischiosa, ogni banca necessita di una garanzia. Sarebbe utile uno strumento che combini un nostro intervento in prestiti subordinati a quasi equity a una garanzia dell'Unione Europea. Questo sarebbe un prodotto su cui c'è molta domanda in questo settore ma anche in altri. Però la chiave è veramente questa: combinare bilancio comunitario e risorse delle banche promozionali e del settore privato".