La guerra dei dazi innescata da Trump ha creato un vero e proprio
tsunami sui mercati, sconvolgendo non solo l'azionario, ma anche l'obbligazionario e le valute. Il
dollaro ha invertito rotta e ha
ceduto il passo contro le principali valute, in primis l'euro, sulla prospettiva di nuovi e
maggiori tagli dei tassi d'interesse, mentre i rendimenti dei bond sono scesi, anticipando uno scenario analogo. I dati reciproci imposti da Trump e la "risposta" dei Paesi più colpiti hanno infatti modificato lo scenario della politica monetaria, aprendo a nuove prospettive. In questo quadro, ci si chiede cosa faranno la Fed e la BCE.
Scelta ardua per La Federal ReserveMolto cambia per la banca centrale statunitense, che dovrà fare
scelte difficili, pena una nuova ondata inflazionistica o, peggio,
l'ipotesi di stagflazione già ventilata da Powell. Una ipotesi che si è già riflessa sul dollaro, facendolo deprezzare, e che costringe il la banca centrale USA ad interventi mirati, nonostante le
pressioni della Casa Bianca per nuovi tagli dei tassi, quale "cura" contro la recessione evocata da diverse agenzie di rating.
Prima del "Liberation Day", la
Fed era settata su due tagli dei tassi quest'anno, ma la
situazione è radicalmente cambiata a causa dell'estensione dei dazi annunciati, che fanno temere per una frenata dell'economia e, allo stesso tempo, per una impennata inflazionistica. Una crisi da manuale che prende il nome di stagflazione e costringe le autorità monetarie a
procedere con cautela ed analizzare più a fondo la situazione.
Ma non mancano le
pressioni "politiche", con Trump che accusa il Presidente della Fed di essere sempre
in "ritardo" ed afferma che questo sarebbe il
"momento perfetto per tagliare i tassi".
Davanti a questo stato di cose, le
conclusioni degli analisti non sono però uniformi. C'è chi, a questo punto, prevede
più cautela sui tassi quest'anno e conferma i due interventi preventivati, e chi, invece, punta ad un
maggior interventismo nell'immediato, per fugare i rischio recessione, e poi una rapida virata l'anno prossimo per raffreddare l'inflazione. Il
calo dei rendimenti dei bond oltreoceano già anticipa questo secondo scenario, così come il
dollaro, che ha perso terreno contro l'euro, respingendo la valuta unica sopra quota 1,10 USD. Per
S&P la banca centrale si manterrà stabile per la gran parte dell'anno,
tagliando i tassi solo nell'ultima parte del 2025, ma non esclude un intervento più aggressivo in uno scenario in cui la spesa dei consumatori e la domanda di lavoro calano bruscamente.
BCE avanti con i tagliMeno incertezza su quelle che saranno le scelte della
BCE, che
deve continuare a tagliare i tassi d'interesse, per indebolire l'euro e
favorire la competitività dell'export europeo, a fronte di una politica tariffaria meno favorevole. Una politica che sarà tanto più incisiva quanto più l'euro si apprezzerà nei confronti del biglietto verde. La
valuta unica, a tal proposito, è rimbalzata
oltre 1,10 USD, soglia al di sopra della quale si mantiene questa settimana, dai minimi di 1,01 dollari raggiunti nei mesi scorsi.
Uno scenario che implica
maggiori tagli dei tassi da parte della BCE per contrastare la forza dell'Euro ed una sicura
recessione in Europa. Deutsche Bank prevede un impatto negativo dei dazi sul PIL di Eurolandia pari a -0,4/-0,8% e prevede una crescita 2025 a +,25%/+0,5% contro il +0,8% precedente. In termini di politica monetaria, la Presidente Lagarde aveva segnalato una possibile
pausa ad aprile ed un altro taglio dei tassi a giugno, per arrivare ad un livello del 2% entro fine anno, ma l'attuale scenario lascia presupporre
un altro taglio già nella riunione del 17 aprile ed una discesa dei tassi a fine 2025 all'1,75%. Una scelta condivisa da
S&P che propende per un
taglio in più quest'anno rispetto allo scenario previsto.
E la Cina?Anche per la
Cina si prevedono interventi più decisi a favore di una
svalutazione dello yuan, che potrebbe essere diretta, attraverso interventi sul mercato, o indiretta, attraverso manovre sui tassi d'interesse. Pechino ha già
risposto con prontezza e decisione ai nuovi dazi imposti da Trump e potrebbe fare pressioni anche sulla
Banca Popolare Cinese per seguire un approccio più combattivo per sostenere l'export.
Yen e franco svizzero valute rifugioIn una situazione a dir poco burrascosa per i mercati azionari, che sono tornati a crollare, i
capitali in fuga si dirigono sullo yen che continua a guadagnate terreno sul dollaro e lo spinge a 145,48 (-0,99%),
così come sul franco svizzero, che vede una discesa del dollaro a 0,8462 (-1,67%).