Fed e BCE al banco di prova con nuovi scenari commercio

Atteso un nuovo intervento dlela BCE già il prossimo 17 aprile
Pubblicato il 07/04/2025
Ultima modifica il 07/04/2025 alle ore 09:42
Teleborsa
La guerra dei dazi innescata da Trump ha creato un vero e proprio tsunami sui mercati, sconvolgendo non solo l'azionario, ma anche l'obbligazionario e le valute. Il dollaro ha invertito rotta e ha ceduto il passo contro le principali valute, in primis l'euro, sulla prospettiva di nuovi e maggiori tagli dei tassi d'interesse, mentre i rendimenti dei bond sono scesi, anticipando uno scenario analogo. I dati reciproci imposti da Trump e la "risposta" dei Paesi più colpiti hanno infatti modificato lo scenario della politica monetaria, aprendo a nuove prospettive. In questo quadro, ci si chiede cosa faranno la Fed e la BCE.

Scelta ardua per La Federal Reserve

Molto cambia per la banca centrale statunitense, che dovrà fare scelte difficili, pena una nuova ondata inflazionistica o, peggio, l'ipotesi di stagflazione già ventilata da Powell. Una ipotesi che si è già riflessa sul dollaro, facendolo deprezzare, e che costringe il la banca centrale USA ad interventi mirati, nonostante le pressioni della Casa Bianca per nuovi tagli dei tassi, quale "cura" contro la recessione evocata da diverse agenzie di rating.

Prima del "Liberation Day", la Fed era settata su due tagli dei tassi quest'anno, ma la situazione è radicalmente cambiata a causa dell'estensione dei dazi annunciati, che fanno temere per una frenata dell'economia e, allo stesso tempo, per una impennata inflazionistica. Una crisi da manuale che prende il nome di stagflazione e costringe le autorità monetarie a procedere con cautela ed analizzare più a fondo la situazione.

Ma non mancano le pressioni "politiche", con Trump che accusa il Presidente della Fed di essere sempre in "ritardo" ed afferma che questo sarebbe il "momento perfetto per tagliare i tassi".

Davanti a questo stato di cose, le conclusioni degli analisti non sono però uniformi. C'è chi, a questo punto, prevede più cautela sui tassi quest'anno e conferma i due interventi preventivati, e chi, invece, punta ad un maggior interventismo nell'immediato, per fugare i rischio recessione, e poi una rapida virata l'anno prossimo per raffreddare l'inflazione. Il calo dei rendimenti dei bond oltreoceano già anticipa questo secondo scenario, così come il dollaro, che ha perso terreno contro l'euro, respingendo la valuta unica sopra quota 1,10 USD. Per S&P la banca centrale si manterrà stabile per la gran parte dell'anno, tagliando i tassi solo nell'ultima parte del 2025, ma non esclude un intervento più aggressivo in uno scenario in cui la spesa dei consumatori e la domanda di lavoro calano bruscamente.

BCE avanti con i tagli

Meno incertezza su quelle che saranno le scelte della BCE, che deve continuare a tagliare i tassi d'interesse, per indebolire l'euro e favorire la competitività dell'export europeo, a fronte di una politica tariffaria meno favorevole. Una politica che sarà tanto più incisiva quanto più l'euro si apprezzerà nei confronti del biglietto verde. La valuta unica, a tal proposito, è rimbalzata oltre 1,10 USD, soglia al di sopra della quale si mantiene questa settimana, dai minimi di 1,01 dollari raggiunti nei mesi scorsi.

Uno scenario che implica maggiori tagli dei tassi da parte della BCE per contrastare la forza dell'Euro ed una sicura recessione in Europa. Deutsche Bank prevede un impatto negativo dei dazi sul PIL di Eurolandia pari a -0,4/-0,8% e prevede una crescita 2025 a +,25%/+0,5% contro il +0,8% precedente. In termini di politica monetaria, la Presidente Lagarde aveva segnalato una possibile pausa ad aprile ed un altro taglio dei tassi a giugno, per arrivare ad un livello del 2% entro fine anno, ma l'attuale scenario lascia presupporre un altro taglio già nella riunione del 17 aprile ed una discesa dei tassi a fine 2025 all'1,75%. Una scelta condivisa da S&P che propende per un taglio in più quest'anno rispetto allo scenario previsto.

E la Cina?

Anche per la Cina si prevedono interventi più decisi a favore di una svalutazione dello yuan, che potrebbe essere diretta, attraverso interventi sul mercato, o indiretta, attraverso manovre sui tassi d'interesse. Pechino ha già risposto con prontezza e decisione ai nuovi dazi imposti da Trump e potrebbe fare pressioni anche sulla Banca Popolare Cinese per seguire un approccio più combattivo per sostenere l'export.

Yen e franco svizzero valute rifugio

In una situazione a dir poco burrascosa per i mercati azionari, che sono tornati a crollare, i capitali in fuga si dirigono sullo yen che continua a guadagnate terreno sul dollaro e lo spinge a 145,48 (-0,99%), così come sul franco svizzero, che vede una discesa del dollaro a 0,8462 (-1,67%).