L’innovazione è sempre più anche una questione di sensibilità. È quanto emerge da
Z!NG – Zone of Innovation & Growth, la due-giorni organizzata da
Var Group al Palacongressi di Rimini (23–24 ottobre 2025), che ha radunato oltre 2.000 partecipanti tra manager, imprenditori e accademici per discutere del futuro dell’intelligenza, dalla umana all’artificiale.
Nel cuore dell’evento si è svolta la
seconda edizione del Var Digital Art Award (VDA), premio dedicato alle frontiere dell’arte digitale e al dialogo tra impresa e cultura contemporanea. A vincerlo è stata
Auriea Harvey, pioniera della Net Art, con mother/child, un’opera tridimensionale e interattiva ispirata alla Pietà michelangiolesca, che trasforma il legame madre-figlio in una scultura di luce e codice.
"Ha vinto l’opera che, secondo il giudizio congiunto di esperti ed esperte d’arte, di tecnologia e rappresentanti del mondo dell’impresa - sostiene il curatore del VDA Award
Davide Sarchioni -
è riuscita più di altre a invitarci a riflettere. Per un premio che nasce dal dialogo tra arte e impresa, in un contesto in cui l’innovazione procede a una velocità sempre crescente, l'arte ci ricorda l’importanza di fermarsi, osservare e interrogarsi sul senso umano del progresso, perché non dobbiamo mai dimenticare chi siamo e dove stiamo andando".
Per
Var Group, che nel 2025 sfiora il miliardo di fatturato e opera in 16 paesi con 4.200 dipendenti, il VDA rappresenta un tassello della propria identità culturale: "
Laddove l’impresa sviluppa processi e tecnologie – continua l'Head of Var Digital Art by Var Group
Alessandro Tiezzi –
l’arte esplora nuovi linguaggi e forme espressive. E quando questi due mondi si incontrano, nasce un ecosistema fertile dove idee, persone e strumenti collaborano per generare valore e significato".
Secondo le analisi di
Grand View Research e Mordor Intelligence, il mercato globale dell’arte digitale – comprendente opere NFT, installazioni immersive e digital design –
supera oggi i 6,8 miliardi di dollari, con una
crescita media annua del 12,5%.
Il segmento NFT, pur ridimensionato rispetto al boom 2021, ha raggiunto nel 2024 un volume stabile di
1,3 miliardi, mentre le collaborazioni tra artisti digitali e brand tecnologici registrano incrementi del +18% su base annua. L’Italia è ancora marginale (circa il
3% del mercato europeo), ma eventi come Z!NG e iniziative aziendali come
Var Digital Art segnalano un cambio di passo.
Il digitale non è più semplice strumento, ma linguaggio economico e culturale e la vittoria di
Auriea Harvey - artista afroamericana attiva fra New York, Roma e Bruxelles - ne è la prova più eloquente: la nuova frontiera dell’arte digitale non risiede solo nell’intelligenza artificiale, ma in una
empatia artificiale, capace di tradurre il gesto umano in codice senza disperderne l’emozione. Il digitale, nella visione di Harvey, non vuole essere mera estetica tecnologica ma
metafora dell’interconnessione, un linguaggio che fonde la lentezza del pensiero scultoreo con la rapidità del rendering.
Con mother/child, Auriea Harvey ci consegna una
Pietà del XXI secolo, scolpita in dati e respiro, dove la tecnologia non sostituisce il sacro, ma lo ridefinisce. La scultura tridimensionale interattiva – esplorabile su qualunque dispositivo – che nasce da modellazione digitale e stampa 3D non parla di performance o di dati, ma di cura. Harvey costruisce il proprio linguaggio su una tensione costante tra tangibile e intangibile e nella sua ricerca
la materia è luce, il codice è gesto, la forma è memoria. L’immagine della maternità si fa architettura affettiva: non solo icona di protezione, ma spazio di vulnerabilità, di distanza, di rinascita.