L’
Alleanza per il Fotovoltaico in Italia, intervenuta oggi in audizione presso le
Commissioni Ambiente e Attività Produttive della Camera dei Deputati nell’ambito dell’esame del decreto correttivo al
Testo Unico Rinnovabili (schema di decreto legislativo recante "Disposizioni integrative e correttive al decreto legislativo 25 novembre 2024, n. 190", A.G. 332), ha indicato la necessità di
ottimizzare alcune misure del provvedimento per garantire il pieno raggiungimento dell'obiettivo di semplificazione prefissato dal legislatore.
Pur riconoscendo l’intento del Governo di migliorare e razionalizzare il quadro normativo, l’Alleanza ha sottolineato come il sistema autorizzatorio continui a presentare c
omplessità procedurali e incertezze interpretative, frutto della complessità introdotta dalle norme precedenti e da politiche di incentivazione caratterizzate dal meccanismo di "stop & go". Ciò rischia di
rallentare la realizzazione degli investimenti nel settore fotovoltaico, compromettendo la traiettoria di crescita necessaria per il raggiungimento degli obiettivi climatici e industriali nazionali. Alcune modifiche introdotte dal correttivo – come l’estensione delle norme ai sistemi di accumulo e una maggiore sostenibilità delle compensazioni territoriali rispetto all’iter della PAS – sono state accolte con favore. Tuttavia, altre misure rischiano di produrre l’effetto opposto, complicando ulteriormente le procedure amministrative e creando nuovi ostacoli ai progetti in corso.
In particolare,
l’Alleanza ha richiamato l’attenzione delle Commissioni parlamentari su alcune criticità che, se non corrette, potrebbero generare veri e propri blocchi operativi con riferimento alla disponibilità di superfici pubbliche, per i progetti fotovoltaici ordinari nessuna concessione deve essere richiesta prima dell’inizio del procedimento autorizzativo, sia esso PAS o AU. Le concessioni per l’utilizzo di aree pubbliche devono pertanto essere acquisite solo dopo il rilascio del titolo autorizzativo, invitando gli enti competenti a partecipare attivamente all’iter autorizzativo. Il
meccanismo della previa acquisizione della concessione rimane invece applicabile esclusivamente a tipologie di progetti specifiche (ad es. impianti offshore, progetti la cui intera area d’impianto insiste su superfici pubbliche), nei quali la disponibilità dell’area costituisce una condizione indispensabile per l’avvio dell’iter autorizzativo. Tali casi vanno considerati come eccezioni e non come regola generale; la limitazione dei veti amministrativi nella
Procedura Abilitativa Semplificata (PAS) alle sole amministrazioni il cui parere sia obbligatorio e vincolante per legge, in linea con la ratio semplificatoria della procedura; l’adeguamento dei termini per l’acquisizione del titolo edilizio nei progetti soggetti a PAS prima dell’avvio della realizzazione degli interventi anziché prima della presentazione al comune del progetto in modo da evitare incongruenze procedurali, specie per opere di rete e locali tecnici la cui posizione si definisce solo durante la PAS; la definizione di tempistiche più certe per le procedure di esproprio oggi troppo spesso causa di lunghi blocchi operativi; il ripristino di una nozione chiara e oggettiva di "avvio dei lavori", che identifichi l’inizio effettivo delle opere con l’apertura del cantiere, superando l’attuale formulazione che lega l’avvio dell’intervento all’assunzione di un impegno economico tra privati e evitando così interpretazioni difformi da parte delle autorità locali.
Un ulteriore aspetto di rilievo riguarda la
disciplina relativa alla qualificazione di "progetto unico", che andrebbe allineata all’orientamento consolidato della giurisprudenza amministrativa in materia di "artato frazionamento", al fine di evitare interpretazioni eccessivamente restrittive che potrebbero penalizzare iniziative legittime e autonome e generare incertezze applicative nei procedimenti autorizzativi. Altro punto cruciale concerne la
certezza giuridica nella disponibilità delle aree, che dovrebbe poter essere dimostrata anche attraverso contratti preliminari, come avviene in altri Paesi europei. Ugualmente urgente è la
necessità di chiarire il perimetro delle opere connesse e indispensabili, comprese quelle per il potenziamento della rete di trasmissione nazionale, oggi spesso oggetto di interpretazioni restrittive che rallentano la connessione alla rete degli impianti già autorizzati.
"Il
fotovoltaico utility-scale è un pilastro strategico per la
sicurezza energetica e per la competitività industriale del Paese. Il settore è in grado di generare fino a 150.000 nuovi posti di lavoro entro il 2028, un numero paragonabile a quello dell’intero comparto automotive", afferma
Filippo Fontana, Portavoce dell’Alleanza. "Il decreto correttivo rappresenta un’occasione decisiva per favorire lo sviluppo del comparto, trasformando in realtà la semplificazione promessa dal Testo Unico Rinnovabili. Ma se non verranno risolte le attuali criticità,
il rischio è di rallentare gli investimenti e di compromettere il raggiungimento degli obiettivi energetici nazionali. Servono regole chiare, stabili e applicabili per permettere al fotovoltaico di esprimere tutto il suo potenziale".
(Foto: Zbynek Burival on Unsplash )