Macron gioca l'ultima carta: i riflessi economici delle sue scelte

Cosa aspettarsi nei prosismi giorni dalla crisi politica ed economica francese
Pubblicato il 07/10/2025
Ultima modifica il 07/10/2025 alle ore 16:09
Teleborsa
Ore decisive per la Francia e per il Presidente Emmanuel Macron, che dovrà prendere decisioni difficilissime, mentre viene abbandonato dai suoi più convinti sostenitori.

Il Presidente ha concesso al Presidente del Consiglio dimissionario Sebastien Lecornu altre 48 ore per negoziare con i partiti politici una soluzione che eviti alla Francia si sprofondare nella crisi più nera. Il compito di Lecornu, in questa fase, sarà definire una "piattaforma d'azione e stabilità" per il Paese entro mercoledì sera, dopodiché Macron deciderà i suoi prossimi passi, che includono la nomina di un nuovo Primo Ministro (molto improbabile), l'indizione di elezioni parlamentari o le dimissioni.

Una fase difficilissima che Macron si torva ad affrontare nell'isolamento più assoluto, essendo stato lasciato solo anche dai più convinti sostenitori, come l’ex primo ministro Edouard Philippe, leader del partito centrista Horizons, che si è unito al coro di chi chiede nuove elezioni parlamentari, non appena approvato un nuovo bilancio.

Anche secondo gli esperti di ING l'ipotesi di nuove elezioni è "sempre più probabile", anche se si rileva che "non risolveranno i problemi del bilancio francese".

Il bilancio 2026 è la potenziale "vittima" della paralisi politica. I recenti sviluppi indicano che le possibilità di approvare il bilancio 2026 prima della fine dell'anno sono ulteriormente diminuite. Pertanto, è probabile che la Francia inizi il nuovo anno con una proroga automatica del bilancio 2025. Ciò limiterebbe non solo le nuove iniziative di spesa ma, cosa ancora più critica, ogni sforzo per una riforma. Le misure di risanamento fiscale precedentemente promesse non si concretizzeranno ed il deficit di bilancio, stimato al 5,4% del PIL per il 2025, rimarrà probabilmente elevato. Nello scenario di base delineato da ING, il deficit si attesterà intorno al 5% nel 2026 ed il debito pubblico continuerà a crescere, raggiungendo il 116,7% del PIL il prossimo anno. Questo ritardo nel bilancio rappresenta un problema per le autorità europee, poiché la Francia è attualmente sottoposta a una procedura per deficit eccessivo e dovrebbe presentare un piano di bilancio nelle prossime settimane. In questo contesto, è probabile che la Commissione adotti una posizione più dura nei confronti di Parigi e insista sulla necessità di ripristinare l'ordine nelle finanze pubbliche.

La crescita della Francia rimarrà indietro. Il paese infatti si trova ad affrontare una combinazione letale di sfide politiche e fiscali. Zavorre che peseranno non poco sulle sue prospettive economiche nei prossimi trimestri, poiché indurranno imprenditori e famiglie a un atteggiamento attendista. ING prevede dunque una crescita del PIL di appena lo 0,8% nel 2026, dopo un tasso di crescita dello 0,6% nel 2025, inferiore alla media europea. Lo sblocco del potenziale economico della Francia rimarrà probabilmente limitato dalla paralisi istituzionale e dall'inerzia politica.

Gli spread dei titoli di Stato rimarranno sotto pressione. Il differenziale dei titoli di Stato francesi a 10 anni rispetto ai Bund tedeschi si è ampliato di 5 punti base, attestandosi intorno agli 86 punti base, anche se c'è da rilevare che durante il crollo del governo Barnier, nel dicembre 2024, si è toccato un livello più vicino ai 90 punti base. Tuttavia, per ING gli spread subiranno una pressione sempre maggiore, con il persistere dell'incertezza sulla prospettiva di nuove elezioni, ma anche con l'aumento dei rischi estremi, come la fine anticipata della presidenza di Macron. Se quest'ultima preoccupazione dovesse prendere piede, lo spread a 10 anni potrebbe iniziare a spingersi ben oltre i 90 punti base.