Prenderanno il via oggi a Sharm el-Sheikh, in Egitto, i
negoziati di pace fra Israele e Palestina, con il Presidente americano
Donald Trump a fare da mediatore fra Netanyahu ed Hamas. Lo
scambio dei prigionieri resta la condicio sine qua non per l'attuazione del piano messo a punto dal leader statunitense, che lo definisce "un ottimo accordo per Israele e per tutto il mondo arabo, il mondo musulmano e il mondo intero".
Alla vigilia dell'inizio delle
trattative, che secondo Trump
"stanno andando bene" e richiederanno
"un paio di giorni", dagli USA è giunta una chiara
minaccia ad Hamas, che rischia di subire la "distruzione completa" se farà resistenza e non cederà il controllo della Striscia di Gaza. Ma stando ad una fonte vicina ad Hamas, il gruppo palestinese avrebbe già ordinato di raccogliere i prigionieri e chiesto la cessazione dei bombardamenti.
Il
movimento di resistenza palestinese si è detto "
molto interessato a raggiungere un accordo per porre fine alla guerra ", ma avrebbe posto una serie di
condizioni, tra cui il
ritiro dell'Idf alle posizioni che occupava durante l'attuazione del precedente accordo di gennaio fuori delle aree popolate della Striscia.
Anche
Netanyahu è d'accordo per
interrompere i bombardamenti, ma resta fermo sul sullo
scambio degli ostaggi "vivi o morti", senza il quale ribadisce "non passeremo agli altri punti".
Frattanto, il
Segretario di Stato Marco Rubio, ha spiegato che lo
stop ai bombardamenti dovrà necessariamente
precedere lo scambio degli ostaggi, sulle cui modalità ("logistica") si concentreranno le trattative a Sharm. Lo scambio prevede il rilascio di 48 ostaggi israeliani (solo 20 ancora in vita) con 250 ergastolani palestinesi e 1.700 civili residenti a Gaza. La fase più complessa e "difficile" sarà poi quella del disarmo di Hamas e la nuova governance della Striscia.