Colloquio telefonico tra il presidente degli Stati Uniti
Donald Trump e il presidente cinese
Xi Jinping, il secondo dall’insediamento del leader repubblicano alla Casa Bianca. Sul tavolo le relazioni tra le due maggiori economie mondiali, il destino di
TikTok e un possibile incontro bilaterale nei prossimi mesi. Trump ha definito la conversazione "molto produttiva" e ha rivendicato "progressi su molte questioni molto importanti, tra cui il commercio, il fentanyl, la necessità di porre fine alla guerra tra Russia e Ucraina e l’approvazione dell’accordo TikTok". "La telefonata è stata molto buona, parleremo ancora per telefono, apprezzo l’approvazione per TikTok", ha scritto Trump su Truth Social.
Il presidente americano ha poi annunciato che incontrerà Xi a margine del vertice
Apec in
Corea del Sud e che visiterà la Cina il prossimo anno.
Diversa la
versione fornita da
Pechino. Secondo l’emittente statale CCTV, la telefonata è stata "franca e approfondita", ma la posizione cinese sul dossier TikTok resta immutata: "Il governo rispetta la volontà delle imprese e accoglie negoziati basati sulle regole di mercato, che bilancino gli interessi e rispettino le leggi cinesi". Pechino ha ribadito l’auspicio che gli Stati Uniti garantiscano "un ambiente commerciale aperto, equo e non discriminatorio". Dal resoconto cinese, quindi, non emerge alcun riferimento a un
accordo.
Il futuro di TikTok negli Stati Uniti rimane così incerto. Sotto la presidenza Biden, il Congresso aveva approvato una legge che obbliga
ByteDance, società madre dell’app, a cedere le attività americane per motivi di sicurezza nazionale, pena il divieto. Trump, tuttavia, ha escluso un bando immediato, ricordando come TikTok abbia contribuito alla sua vittoria elettorale del 2024.
Secondo indiscrezioni del Wall Street Journal, un consorzio guidato da
Oracle insieme ai fondi
Silver Lake e
Andreessen Horowitz sarebbe in pole position per rilevare la piattaforma. Una prospettiva che legherebbe il futuro del social più popolare tra i giovani a figure vicine a Trump, come Larry Ellison, fondatore di Oracle e suo sostenitore di lunga data.