L'
inversione dell'effetto frontloading sulle esportazioni ha avuto un ruolo chiave e le componenti della domanda interna non sono state sufficientemente forti da compensare
La
pubblicazione dei dati preliminari del PIL italiano per il secondo trimestre del 2025, che omettono il dettaglio delle componenti di domanda, ha segnalato una
contrazione trimestrale dello 0,1% (da +0,3% nel primo trimestre), peggiore delle attese, e
un aumento dello 0,4% sull'anno, destagionalizzato e corretto per il calendario.
Secondo il succinto comunicato stampa dell’Istat, la domanda interna al lordo delle scorte ha fornito una
spinta positiva alla crescita trimestrale, mentre
le esportazioni nette hanno agito da freno. Dal punto di vista dell'offerta, i
l valore aggiunto è diminuito sia nell'agricoltura che nell'industria, mentre è rimasto stabile nei servizi. Ci aspettavamo un rallentamento nel secondo trimestre dopo il primo relativamente forte, ma questo si è rivelato ancora più marcato del previsto. Uscire dalla fase di debolezza economica è tutt'altro che facile, in un contesto economico e geopolitico molto incerto.
I dati preliminari confermano che,
almeno nella prima metà del 2025, il profilo di crescita del PIL è stato sostanzialmente influenzato dalle conseguenze degli aumenti dei dazi statunitensi e dalla loro tempistica. Se nel primo trimestre il
frontloading delle importazioni statunitensi aveva spinto le esportazioni italiane, la sua inversione nel secondo trimestre ha avuto inevitabili conseguenze negative. I dati mensili sul commercio estero finora disponibili per il trimestre lo confermano pienamente e sono coerenti con un contributo trimestrale negativo delle esportazioni nette dello 0,3%, secondo le nostre stime. Il
contributo positivo della domanda interna non è evidentemente stato sufficientemente forte da compensare.Siamo relativamente fiduciosi che
i consumi privati abbiano fornito una piccola spinta grazie a una combinazione favorevole di occupazione stabile, discreta crescita salariale e inflazione inferiore al 2%.
Siamo più incerti sul contributo degli investimenti e delle scorte. Il
contributo degli investimenti alla crescita rimane difficile da valutare, poiché le diverse componenti agiscono in direzioni opposte. Sospettiamo che la componente edilizia possa aver contribuito alla crescita, con la componente infrastrutturale, spinta dalla spesa dei fondi del PNRR, che potrebbe più che compensare un contributo negativo della componente residenziale causato principalmente dall’eliminazione dell'incentivo fiscale del superbonus. Anche l'impatto della componente dei macchinari è molto incerto, in quanto
la potenziale spinta dell'allentamento monetario da parte della BCE si è contrapposta al freno causato dalla scarsa visibilità sugli sviluppi (o sul punto di caduta) della saga dei dazi.
Sul fronte delle scorte, l'inversione di tendenza nel de-cumulo
potrebbe essere stata meno forte del previsto, confermando il ritardo nell'avvio di un ciclo di ricostituzione delle scorte.
Nel complesso,
i dati preliminari del PIL confermano che far ripartire l'economia è un compito complicato quando l'incertezza abbonda. Sulla base dei dati di fiducia disponibili e ipotizzando un impatto positivo sulla domanda interna derivante dalla riduzione dell'incertezza dopo l'accordo commerciale USA-UE, prevediamo provvisoriamente un ritorno a una crescita trimestrale del PIL marginalmente positiva nel terzo trimestre del 2015, quando anche il turismo potrebbe venire in soccorso. Tuttavia,
i rischi per la nostra attuale previsione di crescita media del PIL dello 0,6% nel 2025 sono ora leggermente orientati verso il basso.