Secondo le stime elaborate dalla
Community Valore Acqua di
TEHA (The European House Ambrosetti), la
capacità di produzione di
acqua dissalata nel nostro Paese è destinata raggiungere il traguardo di
1 milione di metri cubi al giorno entro il 2030, con una crescita media annua del +6%, il doppio rispetto al volume registrato nel 2010. Sono i dati che TEHA ha presentato nell’ambito del
Primo Simposio Nazionale sulla Dissalazione, organizzato a Palermo da UNIPA, AIDARA e dall’Ordine degli Ingegneri di Palermo.
"Il Decreto siccità – ha dichiarato
Benedetta Brioschi, partner TEHA - ha aperto la strada per l’accelerazione della dissalazione in Italia, che dal 2025 rientra fra le priorità strategiche del Governo. Al fine di favorire la reattività del mercato della dissalazione in un contesto di fenomeni idrici estremi, il Decreto Siccità di giugno 2023 prevede uno snellimento dell’iter burocratico associato alla costruzione degli impianti di dissalazione, anche se continua a non essere previsto un target nazionale di capacità produttiva".
La fotografia attuale posiziona l’Italia tra i primi 30 Paesi al mondo per produzione di
acqua dissalata, con una capacità già oggi di circa
700.000 m³/giorno. In Europa, il nostro Paese si colloca al secondo posto dopo la Spagna, contribuendo per quasi l’8% della produzione di acqua dissalata dell’Unione Europea.
Tra marzo e aprile 2025, la Cabina di Regia per la crisi idrica ha classificato come interventi prioritari e urgenti la realizzazione di dissalatori mobili a
Gela,
Porto Empedocle e
Trapani, impianti con una portata complessiva di 96 litri al secondo, per i quali la Regione Sicilia ha stanziato
110 milioni di euro. Il piano prevede anche l’ammodernamento e la ristrutturazione del dissalatore di Porto Empedocle, che garantirà una produzione giornaliera superiore a 30.000 m³.
Fra i grandi progetti previsti nel prossimo quinquennio ci sono anche
Palermo (capacità giornaliera di 70 mila metri cubi e un investimento di circa 180 milioni di euro),
Taranto (oltre 55 mila metri cubi/giorni e 100 milioni di euro d’investimento) e
Brindisi (80 mila metri cubi/giorno e 100 milioni di euro). "Il quadro normativo – ha aggiunto Brioschi – presenta, tuttavia, alcuni elementi limitanti come l’ammissibilità degli impianti di dissalazione subordinata alla presenza di una comprovata carenza idrica e assenza di fonti idropotabili alternative economicamente sostenibili".
L’analisi condotta da TEHA evidenzia che gran parte degli
impianti attivi sul territorio nazionale è costituita da strutture di piccole dimensioni, con una capacità inferiore ai 1.000 metri cubi al giorno. Un ulteriore elemento critico riguarda l’
età degli impianti: circa la metà è stata costruita prima del 2000, evidenziando l’urgenza di interventi di ammodernamento e ristrutturazione. L’impiego dell’acqua dissalata è fortemente concentrato nel
settore industriale, che assorbe oltre il 68% della capacità complessiva, mentre l’utilizzo a fini potabili rimane ancora marginale.
"A partire dall’
efficientamento dell’attuale gestione della risorsa idrica, il potenziamento della capacità nazionale di produzione di acqua dissalata rappresenta un’altra soluzione strategica per risolvere la scarsità idrica in Italia", ha concluso Brioschi.