I colloqui commerciali tenuti a Stoccolma tra Cina e Stati Uniti "sono stati franchi, costruttivi e approfonditi". E le parti "continueranno a premere per l'estensione della pausa sul 24% dei dazi reciproci da parte Usa, così come sulle contromisure dalla parte cinese". È quanto riporta l'agenzia Xinhua, citando
Li Chenggang, rappresentante cinese per il Commercio internazionale e viceministro del Commercio."Abbiamo esaminato l'attuazione del consenso raggiunto a Ginevra", ha affermato
Li, assicurando che le parti hanno avuto un'ampia discussione sulle vicende macroeconomiche e che continueranno a "mantenere le comunicazioni" aperte. "Entrambe le parti – ha aggiunto – sono pienamente consapevoli dell'importanza di salvaguardare relazioni economiche stabili e solide tra Cina e Stati Uniti". E, a tal proposito, a Stoccolma ci sono stati "scambi sinceri sulle principali preoccupazioni commerciali ed economiche reciproche".
Negli ultimi due giorni le due parti "hanno esaminato l'attuazione degli accordi di Ginevra e di Londra e hanno pienamente confermato i progressi compiuti", ha proseguito il
funzionario cinese, per il quale le parti "condurranno scambi tempestivi su questioni commerciali ed economiche e continueranno a promuovere lo sviluppo stabile e sano delle relazioni economiche e commerciali bilaterali".
Ma, per l'estensione della tregua, – ha chiarito il
segretario al Tesoro americano Scott Bessent – "è necessario prima parlarne" con il
presidente Donald Trump. In caso di diniego l'ipotesi ventilata da Bessent è un ritorno dei dazi al livello del "2 aprile o altro" dopo la scadenza del 12 agosto.
Trump ha riferito di aver parlato con Bessent e di aver appreso che "c'è stato un ottimo incontro con il team cinese per il commercio". Il
segretario al Tesoro ha detto in conferenza stampa che adesso il governo americano ha "una comprensione molto più chiara dell'agenda cinese". Bessent ha definito "probabile" un
nuovo incontro entro i prossimi 90 giorni con la parte cinese evidenziando, tuttavia, il disappunto americano per gli acquisti da parte di Pechino del "90 per cento del petrolio iraniano" trasportato via mare. Petrolio che oggi ha un numero limitato di acquirenti a causa delle sanzioni statunitensi. Il segretario al Tesoro ha aggiunto, in riferimento al greggio russo, di aver detto alle controparti che "in base alla legislazione americana sui dazi secondari, la Cina potrebbe affrontare tariffe elevate se continua al acqusitarlo".
Trump ha detto di essere convinto che il suo omologo cinese
Xi Jinping, "vuole un incontro. Penso – ha aggiunto – che accadrà entro fine anno".
Bessent, sul punto, ha riferito che "non c'è stata alcuna discussione su un possibile incontro" tra i due presidenti, ricordando che l'invito di Xi a Trump a recarsi in Cina era stato già esteso nella loro telefonata avuta a inizio giugno.
Per il resto, ci sono "altri approfondimenti tecnici" da fare (non c'è accordo sui controlli all'export Usa, mentre procede il miglioramento del meccanismo cinese di spedizione delle terre rare), ha detto da parte sua il r
appresentante per il Commercio americano, Jamieson Greer, che ha stimato per il 2025, grazie all'amministrazione Trump, un deficit commerciale americano verso la Cina inferiore di almeno 50 miliardi di dollari rispetto al 2024.
Restano, comunque,
irrisolti tutti i punti strutturali: gli squilibri globali della Cina "sono insostenibili, altre economie in via di sviluppo alzeranno le barriere dei dazi", perché "il Sud globale non può più assorbire la produzione in eccesso cinese", ha ammonito Bessent. Resta da capire se Pechino provvederà alle sperate correzioni di rotta.
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