Il
ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha avuto un incontro di aggiornamento con le associazioni d'impresa di Taranto e le rappresentanze datoriali dell'indotto ex Ilva. Alla riunione, che si è svolta in videocollegamento, – fa sapere il Mimit in una nota – sono intervenuti il presidente della Regione Puglia,
Michele Emiliano, i
vertici dell'Associazione Indotto Aigi e della Camera di Commercio Brindisi-Taranto, oltre ai rappresentanti locali di
Confindustria, Confartigianato, Confapi, Confimi, Confederazione Aepi, Casartigiani, Cna, Conftrasporto e Confartigianato Trasporti. Il confronto odierno si è svolto in vista della definizione dell'
Accordo di Programma interistituzionale, prevista al Mimit per giovedì 31 luglio, alla presenza della Regione e degli Enti Locali pugliesi.
Nel corso della riunione, Urso ha presentato ai partecipanti le
due ipotesi del piano di piena decarbonizzazione dello stabilimento ex Ilva di Taranto, sottoposte agli Enti Locali, illustrandone le rispettive ricadute sul territorio in termini di investimenti e sviluppo industriale, anche per quanto riguarda le imprese della filiera e dell'indotto.
La bozza del piano di decarbonizzazione dell'ex Ilva, inviata dal governo agli enti locali, delinea, infatti, due scenari principali, entrambi finalizzati alla transizione green della produzione siderurgica. Lo
scenario A prevede entro il 2033 (sei anni in anticipo rispetto alla stima iniziale) l'attivazione a Taranto di tre forni elettrici, quattro impianti DRI per il preridotto di ferro, altrettanti impianti di cattura e stoccaggio della CO2 e l'arrivo di una nave rigassificatrice offshore per alimentare l'intero sistema, con un fabbisogno di 5 miliardi di metri cubi di gas all'anno. A Genova verrebbe realizzato un ulteriore forno elettrico con relativo impianto DRI per portare la produzione totale a 8 milioni di tonnellate.
Lo scenario B, più compatto, punta a completare il processo in sette anni (entro il 2032), mantenendo a Taranto solo i tre forni elettrici, ma senza impianti DRI. Il preridotto verrebbe prodotto probabilmente a Gioia Tauro, sfruttando il rigassificatore a terra già previsto, per poi essere trasportato allo stabilimento pugliese. Questa soluzione recepisce il
no del Comune di Taranto all'approdo della nave rigassificatrice (Fsru). Anche qui è prevista una nuova centrale elettrica ad alta efficienza per evitare acquisti di energia dalla rete. Tuttavia, l'esclusione del preridotto a Taranto potrebbe comportare
circa 700 esuberi in più, oltre a quelli già stimati per la transizione, con il rischio di perdere posti di lavoro che potrebbero essere destinati alla ricollocazione interna.
A fronte delle ipotesi governative,
il Comune di Taranto propone una terza via: decarbonizzazione graduale con i 3 forni elettrici, un solo impianto DRI, un impianto di cattura CO2, e l'utilizzo della rete gas attuale (2 miliardi di m3/anno) senza necessità di nuove infrastrutture come la nave Fsru. La bozza menziona anche il possibile dissequestro dell'altoforno Afo1 il 15 settembre, con riavvio completo dei tre altiforni previsto per marzo 2026.
Nel corso dell'incontro odierno Urso ha inoltre illustrato le
conclusioni del Comitato tecnico in merito all'approvvigionamento del gas, annunciando che, "ove il Comune di Taranto non fosse in condizione di pronunciarsi nel Consiglio Comunale convocato per domani, sarà comunque necessario condividere gli obiettivi e le modalità del piano di decarbonizzazione per quanto riguarda la realizzazione dei forni elettrici in sostituzione degli attuali altiforni, ai fini dell'aggiornamento della gara in corso per l'assegnazione degli impianti dell'ex Ilva".
Il ministro ha infine illustrato i
contenuti del decreto-legge ex Ilva, in corso di approvazione in Parlamento, e ha confermato che le organizzazioni sindacali sono state convocate a Palazzo Chigi venerdì mattina, prima della definizione delle nuove modalità della gara.