Mutui, sempre più convenienti quelli a tasso variabile dopo la decisione della BCE

Pubblicato il 24/07/2025
Ultima modifica il 24/07/2025 alle ore 17:26
Teleborsa
Dopo quattro tagli consecutivi in altrettante riunioni di politica monetari nel corso del 2025, a luglio la Banca Centrale Europea ha deciso di lasciare invariati i tassi di interesse. In attesa di capire come si evolveranno i negoziati commerciali tra Unione Europea e Stati Uniti – con la minaccia di dazi al 30% che al momento rappresenta l’incognita più grande - l’Eurotower ha deciso di mantenere il tasso sui depositi a quota 2,00%, quello sulle operazioni di rifinanziamento principali al 2,15% e quello sui prestiti marginali al 2,40%.

Come si legge nel comunicato stampa ufficiale diffuso oggi dalla Bce, il livello attuale dell’inflazione è in linea con l’obiettivo di medio termine del 2% fissato dal Consiglio direttivo. Per definire l’orientamento di politica monetaria adeguato, l’istituto di Francoforte continuerà a seguire un approccio guidato dai dati, in base al quale le decisioni verranno adottate di volta in volta a ogni riunione

Guardando al futuro, la maggior parte degli analisti prevede a settembre l’ultimo taglio di questo ciclo di riduzioni, iniziato a giugno 2024. Tuttavia, le decisioni di Christine Lagarde e colleghi sono strettamente legate all’andamento del contesto geopolitico e commerciale nelle prossime settimane.

A seguito della decisione odierna di mantenere inalterati i tassi di interesse, il TAN medio dei mutui a tasso variabile a 20 e 30 anni è destinato a rimanere stabile sui livelli attuali anche nelle prossime settimane. Secondo i dati dell’Osservatorio di MutuiOnline.it, a luglio il valore medio registrato si attesta al 2,63%, in linea con quello dello scorso mese e oltre un punto percentuale inferiore rispetto a gennaio 2025, quando era al 3,71%. Considerando un mutuo da 180.000 euro della durata di 20 anni, rispetto a inizio anno la rata mensile per chi ha scelto un tasso variabile è passata da 1.063 euro a 965 euro, per un risparmio sulla rata mensile pari a 98 euro e una spesa sull’intera durata del mutuo di oltre 23.500 euro inferiore.

Per quanto riguarda i finanziamenti a tasso fisso, questo mese la forbice rispetto al variabile si è aperta ulteriormente, con il TAN medio che si attesta al 3,14%, in leggero rialzo rispetto al mese scorso quando era al 3,05% ma su un livello storicamente accettabile. Sul finanziamento considerato in precedenza ciò si traduce in una rata mensile pari a 1.011 euro, ovvero 46 euro più alta rispetto a quella del tasso variabile, per una spesa totale di quasi 11.000 euro maggiore sulla durata del mutuo.

Il clima di incertezza geopolitica degli ultimi mesi, causato soprattutto dalle minacce di dazi verso l’Unione Europea da parte del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, ha portato a un leggero aumento nelle scorse settimane dell’indice IRS, riferimento utilizzato per calcolare il tasso di interesse dei mutui a tasso fisso. Infatti, nella scadenza a 30 anni è passato da un valore del 2,65% registrato il 23 giugno al 2,81% delle rilevazioni del 23 luglio, mentre per la scadenza a 20 anni dal 2,72% si è passati al 2.85%.

Per quanto riguarda invece l’Euribor - indice di riferimento per i finanziamenti a tasso variabile – complice l’annunciato stop ai tagli deciso nella riunione di oggi i valori si sono mantenuti stabili nel corso delle ultime settimane, con un dato pari a 1,94% per la scadenza a 3 mesi e dell’1,91% per quella a un mese.

"La decisione odierna di Christine Lagarde di fare una pausa al ciclo di tagli dei tassi rispetta le previsioni ed è di certo una mossa interlocutoria. Oggi il clima geopolitico incerto non consente di fare previsioni accurate sulle future decisioni di politica monetaria. L’attuale situazione ha portato a un leggero rialzo dell’IRS e – di conseguenza – del TAN medio dei mutui a tasso fisso, il cui andamento futuro è difficile da prevedere – ha commentato Alessio Santarelli, CEO di MutuiOnline.it –. Per quanto riguarda i mutui a tasso variabile, che oggi rappresentano l’opzione più conveniente, le curve di forward relative all’Euribor indicano una discesa fino al secondo trimestre del 2026, quando i valori si dovrebbero attestare attorno a quota 1,70%. La forbice tra le due tipologie di finanziamento potrebbe dunque aprirsi ulteriormente a favore del variabile nei prossimi mesi, soprattutto se ci sarà un calo degli spread applicati da parte delle banche sui mutui a tasso indicizzato. In questo contesto la maggior parte dei consumatori ha l’opportunità di bloccare la rata a un tasso intorno al 3%, comunque conveniente, mentre chi è attento al mercato ed è più propenso al rischio, può di certo valutare un tasso variabile, anche alla luce dei possibili ribassi dei prossimi mesi".

(Foto: Tierra Mallorca on Unsplash)