Istat: +243mila italiani residenti all'estero nel 2024

Flussi all'estero in rialzo anche per effetto sanzione su mancata iscrizione AIRE. Argentina e Germania i paesi con il maggior numero di residenti italiani
Pubblicato il 23/07/2025
Ultima modifica il 23/07/2025 alle ore 13:28
Teleborsa
Al 31 dicembre 2024, secondo le stime provvisorie, i cittadini italiani che dimorano abitualmente all'estero sono 6 milioni e 382mila, 243mila individui in più rispetto all'inizio dell'anno (6 milioni e 138mila) per un incremento relativo pari al 4,0%). Il 54% di essi risiede in Europa, il 40,9% in America mentre il restante 5,1% vive in Africa (1,1%), Asia (1,3%) e Oceania (2,7%). È quanto emerge dal report dell'Istat sugli italiani residenti all'estero nel 2023-2024.

L'aumento del numero di cittadini italiani residenti all'estero è trainato soprattutto dalle acquisizioni di cittadinanza italiana e da una vivace dinamica migratoria. Nel 2024 si stimano 121mila acquisizioni, in aumento del 4,4% rispetto alle 116mila del 2023. Il saldo migratorio, pari a +103mila nel 2024, è quasi raddoppiato rispetto al 2023 quando risultò pari a +53mila. Tale significativa crescita – rileva l'Istat – è effetto di un aumento degli espatri e di una riduzione dei rimpatri che, se per l'Italia costituisce una perdita di capitale umano, nei Paesi esteri si tramuta in guadagno.

Le nascite (oltre 27mila nel 2024) superano i decessi (oltre 8mila), determinando un saldo naturale di 19mila unità, analogo a quello riscontrato nel 2023.

Le acquisizioni della cittadinanza italiana avvengono nella maggior parte dei casi (52% nel 2023, secondo gli ultimi dati definitivi) per discendenza (iure sanguinis). Seguono le acquisizioni per trasmissione al minore convivente (37%) e per matrimonio (11%). Le acquisizioni sono numerose nei Paesi dell'America centro-meridionale (oltre 90mila nel 2023; 45,5 per mille residenti di quei paesi), in particolare in Brasile (oltre 41mila; 70,1 per mille) e in Argentina (circa 33mila; 35,2 per mille), soprattutto per effetto dei riconoscimenti iure sanguinis. I primi due consolati per numerosità del fenomeno sono San Paolo (quasi 21mila acquisizioni; 81,7 per mille residenti) e Buenos Aires (oltre 12mila; 37,3 per mille) che, nell'insieme, raggruppano il 28,4% del totale delle acquisizioni, che sono molto meno numerose, invece, nei Paesi europei (circa 14mila, 4,2 per mille residenti).

Oltre due terzi delle nascite da genitori residenti in Paesi europei

Nel 2024 i nati da genitori italiani dimoranti all'estero sono oltre 27mila, in aumento di 861 unità sul 2023. Le nascite si registrano in prevalenza nei Paesi europei (il 68,1%), in particolare in Germania (16,8%), in Svizzera (14,2%) e nel Regno Unito (8,8%). Nel 2023, secondo gli ultimi dati definitivi, il Consolato con il maggior numero di nati da italiani residenti è stato quello di Londra (quasi 2mila, 7,3% del totale), seguito dai consolati di Zurigo (oltre 1.500, pari al 5,7%) e Parigi (quasi mille, con il 3,6% in termini relativi). Il tasso di natalità complessivo è pari al 4,4 per mille, ma si osservano significative differenze tra i continenti esteri di residenza. I valori più elevati si riscontrano tra gli italiani residenti in Europa (5,5 per mille).

Flussi all'estero in rialzo anche per effetto sanzione su mancata iscrizione AIRE

I dati provvisori del 2024 evidenziano un consistente aumento degli espatri (156mila, +36,5% sul 2023), parzialmente attribuibile all'entrata in vigore della Legge n. 213 del 30 dicembre 2023, che prevede sanzioni amministrative per i cittadini italiani che soggiornano all'estero per oltre 12 mesi senza adempiere all'obbligo di iscrizione nei registri dell'Anagrafe Italiana dei Residenti all'Estero (AIRE). Il numero dei rimpatri nel 2024 è, invece, pari a 53mila (-14,3%). Il saldo migratorio, come si è visto, è dunque ampiamente positivo e pari a 103mila italiani all'estero, +50mila unità rispetto al 2023. Nel 2024 l'età media degli italiani espatriati è pari a 32,8 anni mentre quella dei rimpatriati, più alta, è pari a 35,3 anni. La maggior parte degli espatriati (74,0%, pari a 115mila unità) si dirige in Europa, in particolare verso i Paesi dell'Unione europea (79mila) dove, al netto dei rimpatri (21mila), si registra un saldo migratorio pari a +58mila italiani. Anche i Paesi europei extra-Ue mostrano un saldo migratorio positivo di italiani (+25mila), così come, oltre oceano, l'America settentrionale (+6mila) e l'America Latina (+10mila circa). I principali Paesi verso i quali emigrano i cittadini italiani sono Germania, Spagna, Regno Unito, Svizzera e Francia che, nel loro insieme, accolgono nel 2024 il 54,6% del totale degli espatriati nel 2024. Tra le mete extra europee, seguono il Brasile (6,9%) e gli Stati Uniti (5,0%). Verso i Paesi dell'America Latina si dirigono soprattutto cittadini italiani nati all'estero, cioè individui precedentemente giunti in Italia che, una volta acquisita la cittadinanza italiana iure sanguinis (in quanto discendenti di generazioni di emigrati italiani), fanno ritorno nel Paese di origine. Con riferimento ai rientri in Italia, invece, dei 53mila rimpatri stimati nel 2024, oltre un terzo (35,3%) origina da Germania, Regno Unito e Svizzera, ossia da Paesi che in passato, soprattutto a partire dagli anni Cinquanta, hanno costituito mete principali dei flussi di emigrazione dall'Italia. A questi seguono il Brasile (6,1%), gli Stati Uniti (5,8%) e l'Argentina (5,4%). Anche in questo caso, si tratta dei tre Paesi oltreoceano che, nel periodo della Grande Emigrazione nella prima metà del Novecento, ospitarono ingenti flussi di emigrati italiani.

Argentina e Germania i paesi con il maggior numero di residenti italiani

Secondo le stime provvisorie, tra il primo gennaio e il 31 dicembre 2024, l'incremento più marcato in termini assoluti dei cittadini italiani residenti all'estero si è registrato in Brasile (+53mila), davanti alla Spagna (+30mila), all'Argentina (+29mila) e al Regno Unito (+17mila). In termini relativi, invece, l'incremento più rilevante è stato quello della Spagna (+11,9%). Gli italiani residenti all'estero si distribuiscono quasi in ogni angolo del mondo ma più della metà risiede in Europa (il 54,0%, pari a 3 milioni 448mila persone al 31 dicembre 2024). Segue l'America (40,9%) con 2 milioni e 608mila residenti. Più contenute le presenze in Oceania (2,7%, 172mila residenti), Asia (1,3%, 82mila) e Africa (1,1%, 71mila). I Paesi esteri con il maggior numero di residenti italiani sono l'Argentina (987mila), la Germania (847mila), il Brasile (671mila), la Svizzera (654mila) e la Francia (483mila). Gli italiani residenti all'estero sono prevalentemente uomini (quasi il 52%). Il disequilibrio di genere è dovuto all'origine spesso lavorativa della migrazione, soprattutto in Europa e Asia. Tuttavia, il quadro è in progressiva evoluzione, come dimostrano le percentuali in America e Oceania, dove i ricongiungimenti, se non addirittura la completa migrazione familiare, hanno portato a un bilanciamento tra i sessi.

Poco meno di un italiano residente all'estero su tre è nato in Italia

L'analisi del luogo di nascita degli italiani all'estero offre uno spaccato delle dinamiche migratorie storiche e recenti. Le emigrazioni più antiche erano dirette prevalentemente verso le Americhe. L'elevato numero di italiani oggi residenti in quei Paesi è spesso riconducibile alla trasmissione della cittadinanza per discendenza (iure sanguinis). Al 31 dicembre 2023, il 30,8% dei residenti all'estero è nato in Italia, con differenze tra Paesi che riflettono i diversi percorsi migratori nelle varie epoche storiche. In particolare, nei Paesi dell'America latina le quote dei nati in Italia sono le più basse. In Argentina, solo il 10% dei cittadini italiani è nato in Italia (94mila su 958mila), in Perù il 6% (2mila su 37mila), in Brasile il 5% (31mila su 618mila). Percentuali molto più alte si riscontrano invece in Paesi meta delle più recenti migrazioni, come nel Regno Unito (48% su 479mila), in Lussemburgo e in Austria (circa il 50% su, rispettivamente, 34mila e 45mila italiani residenti). Anche negli Stati Uniti e in Canada, la percentuale dei cittadini nati in Italia si aggira intorno al 50% (su 316mila italiani residenti nel primo e 144mila nel secondo). Un fenomeno in crescita è quello dei nuovi cittadini italiani che, acquisita la cittadinanza, si trasferiscono in un altro Paese europeo, sfruttando i vantaggi del passaporto Ue. Un fattore, questo, che spiega in parte la crescita di residenti italiani in Spagna, Irlanda e Regno Unito, sia tra i nati in Italia sia tra quelli nati in America Latina oppure nelle ex colonie britanniche. Altra caratteristica che contraddistingue gli italiani all'estero nati in Italia da quelli nati oltre confine è che tra i primi prevalgono gli uomini (con l'eccezione dell'Argentina), mentre tra i secondi la distribuzione di genere risultapiù equilibrata.

Età mediana: 55 anni per i nati in Italia e 39 anni per i nati all'estero

L'analisi della popolazione italiana residente all'estero al 31 dicembre 2023 rivela strutture demografiche, venutesi a consolidare negli anni, piuttosto differenziate tra chi è nato in Italia e chi è nato all'estero. Tra i residenti italiani all'estero l'età mediana dei nati in Italia è di 55 anni, mentre per i nati all'estero è di 39 anni (48,7 anni, invece, per chi risiede in Italia). I nati in Italia mostrano una struttura per età più anziana, con una prevalenza maschile significativa soprattutto tra i 50 e i 69 anni. Queste tendenze sono il risultato di intensi fenomeni migratori registrati a partire dagli anni '50 e '60, ai quali si sono aggiunti nuovi flussi in uscita nell'ultimo quindicennio. Fino ai 29 anni di età, le differenze di genere tra i nati in Italia sono minime, ma dai 30 anni in su si osserva un progressivo aumento della quota maschile, che raggiunge il picco nelle generazioni adulte. Diversa è la situazione tra gli italiani nati all'estero: la distribuzione per età risulta più regolare e il rapporto tra uomini e donne si mantiene relativamente equilibrato. La prevalenza degli uomini sulle donne è visibile fino alla classe dei 50-59enni, mentre a partire dai 60 anni la componente femminile diventa gradualmente maggioritaria, con un'accentuata predominanza nella classe 70-79 anni.