"Per decenni, il sistema finanziario internazionale ha ruotato attorno al dollaro, che ha rappresentato un'àncora per le politiche monetarie di molti paesi, un rifugio per gli investitori nelle fasi di incertezza e la principale valuta di denominazione degli scambi globali di beni e servizi, ma dopo gli annunci del 2 aprile sui dazi da parte di Donald Trump "
per la prima volta da decenni, il ruolo centrale del dollaro nel sistema finanziario globale è stato messo esplicitamente in discussione". Lo ha detto il Governatore della Banca d'Italia,
Fabio Panetta, all'Assemblea annuale dell'Associazione Bancaria Italiana (ABI) presso l'Università Bocconi di Milano.
"Gli investitori internazionali hanno iniziato a ridurre l'esposizione al mercato statunitense - ha aggiunto - Molti di essi hanno rafforzato le coperture contro il rischio di cambio sul dollaro - una scelta che, dal punto di vista economico, equivale a una
dismissione parziale di attività denominate nella valuta americana - e hanno contestualmente accorciato la durata finanziaria dei portafogli. I rendimenti dei titoli pubblici statunitensi a lunga scadenza sono aumentati, mentre il dollaro si è indebolito, seguendo una dinamica atipica rispetto ai precedenti episodi di tensione finanziaria".
"Anche dopo il rientro delle turbolenze, la valuta americana ha continuato a perdere terreno, con un andamento divergente rispetto al differenziale di interesse tra Stati Uniti ed Europa - ha sottolineato Panetta - Secondo nostre stime,
oltre la metà del deprezzamento registrato dall'inizio di marzo nei confronti dell'euro è attribuibile a una crescente percezione di rischio associata alla valuta americana".
Secondo il Governatore, "segnali recenti indicano che l'
Europa sta iniziando a beneficiare della crescente diversificazione valutaria da parte degli investitori internazionali. Negli ultimi mesi sono aumentate sia la raccolta dei fondi esteri specializzati in azioni europee, sia la domanda di attività a basso rischio denominate in euro". Tuttavia, "una riallocazione su larga scala dei portafogli a livello mondiale è frenata dall'assenza di alternative concrete al sistema finanziario statunitense. La dimensione e la liquidità dei mercati americani - azionari, obbligazionari e dei titoli pubblici - sovrastano quelle delle altre principali piazze finanziarie".
Panetta vede quindi "opportunità" per le "economie finora rimaste in secondo piano nel sistema finanziario globale - tra cui l'
Europa.
Sono opportunità da costruire. Non si realizzeranno da sole". Ed è urgente intervenire perchè "il limitato sviluppo e la minore articolazione del mercato dei capitali europeo riflettono in parte le caratteristiche strutturali dell'economia reale: la diffusa presenza di piccole e medie imprese, finanziate prevalentemente attraverso il credito bancario; un settore pubblico esteso, che gestisce direttamente molti servizi - sanitari, previdenziali, assicurativi - spesso affidati altrove in misura maggiore al mercato; una bassa propensione al rischio da parte delle famiglie, che tendono a privilegiare forme di risparmio sicure". Inoltre, ha fatto notare, "l'Europa non esporta solo beni, ma anche risparmio - in larga misura verso gli Stati Uniti".
Panetta ha detto che l'
Unione del mercato dei capitali (UMC), un progetto avviato nel 2015 e i cui progressi "
finora non hanno soddisfatto le attese" è "un'iniziativa ambiziosa, che richiede interventi su più fronti: armonizzazione delle norme societarie, fallimentari e fiscali; uniformità degli obblighi informativi e contabili; rafforzamento della supervisione centralizzata dei mercati".
"Per renderla pienamente operativa, tuttavia,
serve un passo ulteriore: l'introduzione di un titolo pubblico europeo - ha aggiunto - Un benchmark comune privo di rischio offrirebbe un collaterale sicuro e accettato ovunque nell'Unione e permetterebbe di sviluppare comparti strategici, come quelli delle obbligazioni societarie e dei derivati. Migliorerebbe l'efficienza delle controparti centrali, la liquidità degli scambi di titoli e delle transazioni interbancarie, e favorirebbe la diversificazione dei portafogli, riducendo la concentrazione dei rischi".