"I dazi americani mettono a rischio 70mila posti di lavoro e 18 miliardi di euro di produzione, vale a dire 1/4 del totale del nostro export verso gli Stati Uniti". È quanto afferma il
presidente di Confcooperative, Maurizio Gardini, commentando il
Focus Censis Confcooperative "L'Italia stretta tra dazi e dipendenza strategica" che quantifica il rischio di impatto occupazionale ed economico della guerra commerciale scatenata da Donald Trump.
"Bisogna lavorare su due fronti. Da un lato l'azione diplomatica che è l'unica che possa sciogliere questo nodo. Dall'altra – continua
Gardini – occorre un lavoro incessante di governo, istituzioni e imprese per aprire nuovi mercati, con la consapevolezza che quello statunitense non è né facile né veloce da sostituire".
"Senza sminuire l'impatto di questa guerra commerciale, i dazi di Trump sono la pagliuzza rispetto alla trave che l'Europa ha negli occhi, ma che continua a non vedere. Le barriere interne all'Unione Europea ci costano il 7% di produttività. Un'Europa che continua a fare autogoal – aggiunge
Gardini – perché manca una visione politica ed economica di sistema. Anche se non lo sono si tratta di dazi interni tra ostacoli burocratici e normativi che pesano per il 44% sugli scambi di beni e per il 110% sui servizi come segnalato da Mario Draghi e dalla premier Giorgia Meloni".
L'assenza di un mercato "pienamente integrato – conclude il
presidente di Confcooperative – rende l'Europa più fragile. Secondo la Bce, quando uno shock colpisce un singolo Paese dell'eurozona deve essere assorbito per il 70% dallo stato membro, negli Stati Uniti solo per il 25% per il singolo stato federale. La recente crisi energetica ne è l'esempio più evidente: i prezzi dell'elettricità sono schizzati in modo disomogeneo tra i vari Paesi, dimostrando l'urgenza di una politica energetica comune".