Tecnologia e disuguaglianze: l’intelligenza artificiale nel mondo del lavoro e della finanza

Trequattrini al Congresso First Cisl richiama l’allarme della Banca d’Italia
Pubblicato il 11/06/2025
Ultima modifica il 11/06/2025 alle ore 19:56
Teleborsa
Durante il Congresso Nazionale First Cisl di oggi, mercoledì 11 giugno 2025, Gian Luca Trequattrini, Funzionario Generale e Segretario del Direttorio, è intervenuto con una riflessione importante sull’impatto dell’intelligenza artificiale nel mondo del lavoro e della finanza. Il suo intervento ha evidenziato rischi e opportunità della trasformazione tecnologica in atto, tracciando un percorso critico che attraversa economia, etica e società.

"Quando si cerca sul web la definizione di intelligenza artificiale," ha esordito Trequattrini, "tra le prime fonti troviamo Google Cloud, che la descrive come una disciplina scientifica finalizzata a sviluppare macchine e sistemi capaci di ragionare, imparare e agire in modi che normalmente richiederebbero l’intelligenza umana". "Un campo interdisciplinare - ha spiegato - che coinvolge informatica, ingegneria, linguistica e neuroscienze, e che, a differenza delle precedenti rivoluzioni tecnologiche, agisce in tutti i settori della società senza però porsi domande sul fine o sul senso della propria azione".

Con un riferimento alla filosofia di Galimberti e Hegel, Trequattrini ha sottolineato come l’intelligenza artificiale rappresenti "una forza che modifica alla radice i rapporti sociali, culturali ed economici." E cita il celebre film Blade Runner: "Più umano dell’umano" era lo slogan della Tyrell Corporation.

Passando al nodo cruciale del lavoro, l’intervento si è soffermato sulle disuguaglianze che potrebbero ampliarsi. "Ogni rivoluzione tecnologica ha sollevato interrogativi profondi sull’occupazione", ha ricordato Trequattrini. Citando Ricardo e Keynes, ha rimarcato come le macchine abbiano spesso generato disoccupazione o redistribuito in modo asimmetrico i benefici del progresso.

"Non è azzardato dire", ha osservato, "che ben prima degli anni dieci di questo secolo sia stata intrapresa la via del ritorno a una società a due velocità". Un’élite di lavoratori iperqualificati convive con una massa sempre più marginalizzata, con redditi stagnanti. In questo contesto, "l’intelligenza artificiale rischia di accentuare questa polarizzazione", perché molte imprese la adottano più per "sostituire lavoratori, ridurre i costi e aumentare la produttività, che per distribuire la ricchezza".

Trequattrini ha poi richiamato le recenti Considerazioni Finali del Governatore della Banca d’Italia, sottolineando i pericoli connessi alla concentrazione del potere: "Rischi insidiosi derivano dalla concentrazione di potere in poche grandi imprese globali, che guidano l’innovazione tecnologica, controllano enormi volumi di dati e minacciano la concorrenza." La prospettiva è globale: secondo il Fondo Monetario Internazionale, fino al 60% dei posti di lavoro nei Paesi sviluppati potrebbe essere interessato dall’IA. E l’Ocse conferma questo doppio volto: distruzione e creazione di impieghi, in un equilibrio incerto.

Nel terzo passaggio del suo intervento, Trequattrini ha posto una domanda cruciale: "Opportunità sì, ma per chi?"Anche se l’intelligenza artificiale promette di aumentare la produttività globale fino all’1,5% l’anno, "è forse ottimistico pensare che l’applicazione dell’intelligenza artificiale possa automaticamente aumentare la produttività". Infatti, "l’adozione dell’IA comporta un incremento significativo dei ricavi solo quando se ne fa un utilizzo ampio e integrato." E anche quando ciò accade, i benefici tendono a concentrarsi su "i lavoratori più qualificati." Un fenomeno già osservato durante la rivoluzione industriale e l’era informatica.

"Siamo ancora all’inizio di un’applicazione generalizzata dell’intelligenza artificiale", ha precisato Trequattrini, e per questo "la disponibilità di adeguate competenze rischia di costituire uno dei principali ostacoli al cambiamento". In Italia, dove il livello medio di istruzione è basso e la crisi demografica è acuta, il mismatch tra domanda e offerta di lavoro si fa sentire con forza.

Un focus importante è stato dedicato al settore bancario, dove "l’adozione dell’intelligenza artificiale è una realtà". Secondo dati CIPA, "il 92% delle banche italiane ha già investito o prevede investimenti entro il 2026." La cosiddetta "IA generativa" promette efficienza e innovazione, ma anche rischi: difficoltà a spiegare il funzionamento degli algoritmi, qualità dei dati, dipendenza da grandi fornitori.

"La Banca Centrale Europea ha segnalato due pericoli principali: l’adozione generalizzata degli stessi modelli di intelligenza artificiale, che puo` rendere il sistema fragile, e la concentrazione dei fornitori, che aumenta la dipendenza tecnologica delle banche".

L’intervento ha toccato poi un punto eticamente delicato: il lavoro bancario. Trequattrini ha segnalato che l’IA "potrebbe accelerare la riduzione dell’occupazione nel settore, soprattutto in aree come la gestione del risparmio." Tuttavia, "può anche rendere i servizi finanziari più accessibili," come nel caso dei robo-advisor, che offrono consulenze personalizzate a basso costo.

Ma a questa democratizzazione della finanza si accompagna una questione di responsabilità. "Chi usa questi strumenti deve essere consapevole dei rischi," ha ammonito. È giusto che tutti abbiano accesso ai mercati, ma serve anche una consapevolezza diffusa, per evitare derive speculative o automatismi incontrollati.

Infine, nelle sue conclusioni, Trequattrini ha ribadito l’importanza del ruolo sindacale: "Non sappiamo ancora con certezza quale sarà l’impatto finale dell’intelligenza artificiale sul lavoro, ma è evidente che sarà profondo." Il compito del sindacato, secondo Trequattrini, è quello di "presidiare questo cambiamento, promuovendo formazione, garantendo equità, difendendo i diritti e proponendo nuove regole per un mondo del lavoro che cambia rapidamente."