"La riforma fiscale che il governo sta attuando, anche con il determinante contributo della nostra categoria, è di grande qualità sul fronte della sistematizzazione e semplificazione dei testi normativi, delle procedure e delle sanzioni, ma deve assolutamente completarsi con l'intervento sulla curva Irpef. Un'aliquota Irpef del 35% per redditi lordi tra 28mila e 50mila euro, che scatta al 43% già a partire da 50mila euro, con l'aggiunta di addizionali comunali e regionali che, insieme, arrivano a pesare anche un ulteriore 3%, è semplicemente insostenibile per chi si ritrova a pagarla". È quanto ha affermato il
presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti Elbano de Nuccio nel suo intervento agli
Stati generali dei commercialisti, al centro congressi La Nuvola, a Roma.
"Sinceramente – ha proseguito
de Nuccio – interessa poco o nulla avere una, due, tre o cento aliquote. Ciò che interessa è avere una curva della progressività IRPEF che non equipari di fatto il ceto medio a milionari. Nessuno si scompone per il fatto che, dai dati delle dichiarazioni dei redditi presentate nel 2024, emerga che lo 0,15% dei 42.570.078 contribuenti IRPEF, che dichiara un reddito complessivo superiore a 300mila euro, paghi il 7% dell’IRPEF netta totale che viene versata. È la progressività. Una progressività decisamente molto aggressiva, ma ci può stare. Quello che è inaccettabile è che l’11,2% dei contribuenti, che dichiara un reddito complessivo compreso tra 40mila euro e 120mila euro, ossia la fascia che tiene insieme il ceto medio-basso e il ceto medio-alto, versi il 36,42% dell’IRPEF netta totale che viene versata. Gli incassi record derivanti dalla lotta all’evasione, da cui consegue anche il dato in crescita della pressione fiscale sul PIL, devono essere impiegati per questa finalità".
Dagli Stati Generali arriva anche una richiesta sul fronte delle scadenze fiscali. "Lo diciamo da tempo e lo ribadiamo qui con forza: occorre ridurre gli adempimenti e razionalizzare il calendario delle scadenze fiscali. Un intervento che – sottolinea
de Nuccio – riteniamo prioritario per un calendario più funzionale è l'introduzione di una moratoria estiva degli adempimenti e dei versamenti, anche rateali, di imposte e contributi", giacché "la disciplina vigente prevede infatti uno slittamento dei termini in scadenza nei soli primi venti giorni di agosto, da effettuarsi comunque entro il 20 agosto, che non lascia ai contribuenti e ai professionisti il meritato riposo estivo. Per garantire a tutti i cittadini, commercialisti compresi, di potersi godere le vacanze senza particolari preoccupazioni, occorre quindi una vera e propria moratoria di tutti i termini in scadenza dal primo al 31 agosto di ogni anno, i quali dovrebbero essere automaticamente prorogati al 16 settembre successivo, senza alcuna maggiorazione. Più in generale, una radicale potatura delle scadenze potrà essere realizzata soltanto mettendo mano a un altrettanto radicale taglio degli adempimenti che, tuttavia, è spesso ostacolato dalle pressanti esigenze di gettito del nostro Paese".