Intesa Sanpaolo e Prometeia: cauto ottimismo per il settore industriale

Pubblicato il 21/05/2025
Ultima modifica il 21/05/2025 alle ore 16:02
Teleborsa
Intesa Sanpaolo ha presentato insieme a Prometeia il Rapporto periodico sull'analisi dei Settori Industriali, aggiornato all'inizio di Maggio 2025; focus di questa edizione sull'impatto del protezionismo americano sull'economia italiana, oltre all'analisi del mercato interno e le proiezioni al 2029.


"Il rapporto di quest'anno offre le proiezioni al 2029 in una situazione particolarmente incerta, nella quale però vediamo segnali di ottimismo e di distensione: l'accordo con la Cina per 90 giorni, l'accordo con il Regno Unito e l'accordo con 57 altri Paesi fra cui l'Italia e l'Europa", ha sottolineato Gregorio De Felice, Chief Economist di Intesa Sanpaolo.

"Questo ottimismo deriva dal fatto che è chiaro l'effetto boomerang sull'economia americana, in termini minor crescita e maggiore inflazione. Quest'ultima è una variabile a cui gli americani sono molto sensibili", afferma l'esperto, aggiungendo che "un aumento dell'inflazione potrebbe mettere a fortemente rischio le elezioni mid-term per i Repubblicani".

Dal rapporto di quest'anno, emerge che, nel 2025, l’industria manifatturiera italiana si stabilizzerà sui livelli di fatturato 2024 a prezzi costanti, con performance più brillanti per Farmaceutica (+2,4% tendenziale), Meccanica (+1,7%) e Largo consumo (1,2%), e registrerà una modesta crescita del fatturato a prezzi correnti (+1,8%) attestandosi sui 1143 miliardi di euro (+229 miliardi rispetto al 2019). Il canale estero sarà cruciale per questa stabilità, grazie anche alla ripresa della domanda europea. Il raffreddamento dell'inflazione e la ripartenza della Germania, un mercato chiave per l'Italia, stimoleranno il commercio intra-UE, compensando la debolezza generale del commercio mondiale influenzata dall'incertezza delle politiche commerciali americane.

Relativamente al mercato interno, i consumi beneficeranno della ripresa del potere d'acquisto delle famiglie e dei rinnovi contrattuali, mentre gli investimenti in beni strumentali vedranno un'accelerazione grazie agli incentivi di Transizione 5.0 e alla buona redditività delle imprese, bilanciando la normalizzazione del ciclo delle costruzioni.

La competitività delle imprese dipenderà dagli investimenti in digitalizzazione, efficientamento energetico e sostenibilità, mirati a cogliere le opportunità di crescita nei mercati più promettenti. La fascia alta della produzione Made in Italy si conferma il motore trainante in molti mercati chiave, inclusi gli Stati Uniti, riflettendo un importante vantaggio competitivo grazie ad una domanda slegata dal prezzo e ad un posizionamento generalmente premium (in particolare per gli USA). Resta alto l'interesse generalizzato per la sostenibilità e per la tecnologia, che resta comunque legata a doppio filo alle importazioni, anche se in questo senso ci si aspetta un forte impegno da parte dell'Europa per incrementare la produzione "hi-tech" locale. L'Italia in particolare può contare su un know how e un surplus "mid-tech" legato alla meccanica, all'automazione ed alla manifattura specializzata molto importante, che rende competitivo il settore tecnologico nelle esportazioni, rimanendo però molto meno influenzato dall'import di componentistica.

Gli investimenti diretti esteri (IDE) rappresentano in ogni caso un'ulteriore strategia per far fronte all'incertezza degli scambi commerciali. La presenza produttiva italiana negli USA si è rafforzata negli ultimi anni, con l'Italia al quinto posto nell'UE27 per IDE negli Stati Uniti (con il 4,3% del totale, pari a 34,4 miliardi di euro di fatturato manifatturiero nel 2022). I settori più attivi su questo fronte sono la Meccanica, l'Agroalimentare e le bevande.

Nell’orizzonte al 2029, il MOL (Margine Operativo Lordo) del manifatturiero si manterrà comunque superiore ai livelli pre-pandemia, verso un 9,4% di incidenza sul fatturato e il ROI, stimato all’8,2%, potrà contare su una buona rotazione del capitale investito, forte degli elevati investimenti realizzati negli ultimi anni e della crescita sostenuta del giro d’affari, soprattutto negli anni a cavallo con la crisi energetica. Solo un nucleo ristretto di settori manifatturieri, che include produttori di intermedi (in particolare gli Intermedi chimici), Elettronica e Farmaceutica, si troverà a fare i conti con una redditività inferiore a quella del 2019.

(Foto: Gregorio De Felice, Alessandra Lanzi e Ilaria Sangalli durante la presentazione del Rapporto Settori Industriali di Intesa Sanpaolo, Maggio 2025)