Ex Ilva: lunedì nuovo tavolo con sindacati a palazzo Chigi

Proteste a Taranto. I sindacati chiedono "garanzie"
Pubblicato il 21/05/2025
Ultima modifica il 21/05/2025 alle ore 21:56
Teleborsa
Si terrà lunedì 26 maggio a Palazzo Chigi la nuova riunione del tavolo governo-sindacati sull'ex-Ilva. Il seguito della riunione odierna del tavolo permanente sull'ex Ilva si terrà alle 18.30, si legge nella lettera di convocazione di Palazzo Chigi rivolta ai rappresentanti di Fim-Cisl, Fiom-Cgil, Uilm-Uil, Ugl, Usb e Federmanager. L'obiettivo è cercare una via per salvare e rilanciare l'ex Ilva, ora in una fase "drammatica".

Il governo non nasconde la preoccupazione per la situazione in cui si trova l'acciaieria in Italia, a partire dallo stabilmento di Taranto piegato dall'incendio all'altoforno 1 di due settimane fa, ma non cede alla rassegnazione e assicura l'intenzione di percorrere ogni strada possibile per la ripresa produttiva del sito. Nella riunione odierna a palazzo Chigi i sindacati dei metalmeccanici hanno spinto per avere risposte e garanzie. Per ora non ci sono, e il tavolo viene aggiornato all'inizio della prossima settimana. A Taranto, intanto, gli operai in sciopero per circa un'ora e mezza hanno bloccato la statale per chiedere certezze sul proprio futuro.

Le variabili sono tante ma "se ciascuno fa la sua parte fino in fondo la situazione non è ancora definitivamente compromessa – sostiene il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, aprendo l'incontro nella Sala Verde –. Il momento è particolarmente drammatico ma ci assumiamo fino in fondo la responsabilità di governare questa crisi. Non rifuggiamo". Anche se –precisa Mantovano – "tante delle cose successe non dipendono dalle nostre scelte dobbiamo individuare delle vie d'uscita". E ai sindacati dice che "non sono parti contrapposte".

Bisogna garantire il futuro dell'acciaio, l'occupazione, l'ambiente e la sicurezza mentre la cig pende già su 4mila lavoratori. Acciaierie d'Italia in amministrazione straordinaria nei giorni scorsi ha comunicato ai sindacati la richiesta di cassa integrazione per 3.926 lavoratori, di cui 3.538 nello stabilimento di Taranto, dopo il dimezzamento della produzione in seguito al sequestro disposto dalla procura dell'altoforno 1 dove il 7 maggio scorso è scoppiata una tubiera.

"La decisione della procura di Taranto mette a rischio il processo di riconversione ambientale" afferma il ministro delle Imprese e made in Italy, Adolfo Urso. Ma rimarca che il governo "intende perseguire tutte le strade possibili" per la ripresa produttiva in un percorso di "piena decarbonizzazione" attraverso tre forni elettrici.

Prosegue, intanto, la trattativa con gli azeri di Baku Steel. "Mancano elementi anche per il negoziato con Baku", commenta il segretario generale della Fim-Cisl, Ferdinando Uliano, insistendo sulla necessità di risorse per essere "traghettati almeno a dicembre". "Ad oggi il governo non ha dato le risposte necessarie", afferma il segretario generale Fiom-Cgil, Michele De Palma, rimarcando che "lo Stato deve garantire la continuità dell'azienda". La nazionalizzazione, insiste anche il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella, "con lo Stato che prende il controllo diretto di un'azienda strategica come l'ex Ilva, è l'unica soluzione".

In attesa del nuovo incontro del 26 maggio i metalmeccanici si dicono pronti a un nuovo sciopero, dopo quello di quattro ore stamattina in concomitanza con la riunione.