Banche, Censis: nel nuovo equilibrio geopolitico troppe regole frenano la crescita

Pubblicato il 09/05/2025
Ultima modifica il 09/05/2025 alle ore 13:57
Teleborsa
La competitività del sistema bancario europeo alla prova del nuovo corso mondiale. Secondo le opinioni del panel di esperti Aibe, raccolte nel mese di aprile 2025, il sistema bancario europeo soffre un ritardo competitivo rispetto al sistema statunitense dovuto alla frammentazione dei mercati, alla minore redditività e a un quadro regolatorio che, se da un lato garantisce sicurezza, dall’altro viene percepito come penalizzante. È quanto emerge dall’Osservatorio sull’attrattività dell’Italia presso gli investitori esteri (Rapporto di primavera 2025) realizzato dal Censis per Aibe (Associazione Italiana delle Banche Estere) a partire dalle opinioni di un panel di responsabili delle banche estere associate ad Aibe.

Secondo il 72,4% degli intervistati, la regolamentazione prudenziale, introdotta dall’Unione Europea dopo la crisi finanziaria del 2008, rappresenta un freno alla competitività del sistema bancario. In particolare, il 24,1% la considera un ostacolo significativo, mentre il 48,3% la ritiene un limite solo in alcuni ambiti. Dall’indagine è emerso anche come il fattore competitività debba bilanciarsi con la sicurezza e solidità del sistema nel suo complesso: il 72,4% ritiene che le regole prudenziali dell’Ue garantiscano stabilità, ma per l’82,8% i requisiti di liquidità costituiscono un ostacolo alla crescita economica e all’espansione degli istituti di credito e il 79,3% ritiene che l’elevato livello di requisiti patrimoniali e la normativa prudenziale europea rendano più costoso per le banche raccogliere capitale sui mercati finanziari, influenzando la loro competitività.

L’82,8% degli intervistati sostiene poi che è necessario ridurre la frammentazione delle regole puntando verso una loro maggiore armonizzazione all’interno di un quadro condiviso tra i Paesi dell’Ue, mentre sono meno della metà (44,8%) a ritenere che sia necessario ridurre i requisiti patrimoniali per aumentare la concessione del credito e il 27,6% ad auspicare un allentamento dei vincoli sulle attività fintech e digital banking.

Il 92,9% degli intervistati ritiene che la dimensione ridotta degli istituti europei, effetto diretto della frammentazione bancaria, costituisca un freno alla competitività rispetto alla controparte statunitense. Inoltre, il 72,4% sostiene che l’Ue dovrebbe semplificare le normative antitrust e creare incentivi fiscali per favorire le fusioni bancarie, e solo il 20,7% ritiene che le fusioni bancarie rischino di creare un panorama oligopolistico esponendo il sistema europeo a maggiore instabilità in caso di crisi. L’indagine evidenzia anche un tema strategico per il futuro dell’economia europea: la capacità da parte del sistema bancario di sostenere l’innovazione e finanziare i grandi investimenti.

Il divario di redditività tra banche Ue e Usa – con il Return on Equity delle banche statunitensi superiore di 5 punti percentuali nel decennio 2012-2021 – è ritenuto dagli intervistati il risultato di fattori strutturali: per il 31,0% sono determinanti i maggiori requisiti patrimoniali e regolamentari delle banche Ue, per il 20,7% la minore integrazione del mercato europeo, per il 17,2% il minor sviluppo del mercato dei capitali, mentre per il 24,1% cruciale è la minor propensione europea al rischio e all’innovazione.

Secondo il 79,3% dei rispondenti le criptovalute rappresentano un rischio troppo elevato per il sistema bancario e dovrebbero essere soggette a regolamentazioni ancora più stringenti, invece per il 65,5% la regolamentazione Mica (Markets in Crypto-Assets Regulation) garantisce la sicurezza e la trasparenza necessarie per evitare rischi nel settore delle criptovalute. Solo il 40,7% dei rispondenti ritiene che un approccio normativo più flessibile, ispirato a quello della Sec statunitense, permetterebbe alle banche europee di essere più competitive nei servizi di custodia di criptovalute, riducendo i vincoli regolatori, favorendo l’innovazione e abbassando i costi operativi.

Dall’altra parte, un passo verso il recupero di competitività del mercato europeo potrebbe derivare dal lancio da parte della Bce dell’euro digitale. Secondo il 69,0% dei componenti del panel, il ruolo dell’euro come valuta internazionale sarà rafforzato grazie all’adozione dell’euro digitale e sempre il 69,0% sostiene che l’euro digitale migliorerà l’efficienza dei pagamenti e favorirà l’integrazione del mercato finanziario europeo.



(Foto: Ben Tovee su Unsplash)