Il
Misery index di Confcommercio (MIC) di aprile 2025 scende, dopo la lieve revisione al rialzo del dato di marzo, a 9,5. La stima, si legge in una nota di Confcommercio, riflette il rallentamento all’1,6% dell’inflazione per i beni e servizi ad alta frequenza d’acquisto, e al 6,6% del tasso di disoccupazione esteso.
Sul versante del
mercato del lavoro è attesa, per il mese di aprile, una sostanziale stabilizzazione degli occupati associata a una contenuta riduzione dei disoccupati. Queste dinamiche, secondo Confcommercio, dovrebbero portare a una marginale riduzione del tasso di disoccupazione ufficiale stimato scendere al 5,8%. Nello stesso mese si stima un contenuto aumento, in termini congiunturali, delle unità di lavoro standard (Ula) destagionalizzate interessate dalle diverse forme d’integrazione salariale. Il combinarsi di queste dinamiche porterebbe il
tasso di disoccupazione esteso al 6,6% in lieve riduzione rispetto a marzo.
Secondo le stime provvisorie, ad aprile 2025
l’inflazione dei beni e dei servizi ad alta frequenza d’acquisto è scesa all’1,6%. Il rallentamento, spiega la nota, riflette, principalmente, la sensibile riduzione congiunturale dei prezzi dei carburanti a cui si è associato un lieve aumento dei prezzi degli alimentari e dei tabacchi. Si confermano, pertanto, le attese di una stabilizzazione, anche nei prossimi mesi, dell’inflazione dei beni e servizi che le famiglie acquistano con maggior frequenza.
In linea con le attese, sottolinea Confcommercio, "il quadro congiunturale non sembra aver ancora scontato gli effetti delle turbolenze sul versante delle
politiche commerciali". Nel brevissimo periodo "è probabile che permangano dinamiche moderatamente positive sia sul versante del mercato del lavoro sia dell’inflazione, mantenendo, al netto di contenute oscillazioni, l’area del disagio sociale sui ridotti livelli degli ultimi mesi". In questo contesto, aggiunge, "non vanno trascurati i rischi di un possibile deterioramento degli andamenti produttivi a partire dall’estate, con gli inevitabili effetti negativi sull’occupazione, elemento che potrebbe rafforzare i segnali di peggioramento del sentiment delle famiglie rendendo più complicata la ripresa della domanda".