Irpef, Giorgetti: oggi in Cdm il decreto correttivo

Sul tavolo anche il tema del golden power nel settore bancario
Pubblicato il 18/04/2025
Ultima modifica il 18/04/2025 alle ore 09:02
Teleborsa
L'atteso decreto correttivo sugli acconti Irpef promesso nelle scorse settimane dal governo dovrebbe approdare oggi sul tavolo del Consiglio dei ministri. È quanto ha annunciato ieri il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti. L'intervento dovrebbe consentire l'applicazione, anziché dei quattro scaglioni, delle nuove tre aliquote del 2025 per la determinazione dell'acconto.

Si andrebbe, così, a sanare il caos nato qualche settimana fa dalla denuncia della Cgil, che aveva evidenziato un disallineamento delle norme con l'applicazione dei 4 vecchi scaglioni, anziché delle tre nuove aliquote del 2025, per la determinazione dell'acconto Irpef. Con l'approvazione del decreto i Caf potranno calcolare gli acconti con le più vantaggiose tre aliquote 2025, evitando così un aggravio di versamenti ai contribuenti.

Il Cdm, sempre oggi, potrebbe essere chiamato a decidere sul tema del golden power nel settore bancario: "Abbiamo delle scadenze e le scadenze vanno rispettate" ha detto ieri Giorgetti.

Rimandato, invece, il capitolo pensioni. "Per quanto riguarda l'aspettativa vita, l'ho già detto pubblicamente: chiaramente questa è una delle cose che vogliamo fare, in termini programmatici, di sterilizzare incremento di tre mesi sui 67 anni e sull'età pensionabile dell'anzianità, consideriamo il sistema in Europa uno dei più tra virgolette performanti – ha detto ieri il ministro dell'Economia rispondendo in audizione –. Per adesso non c'è ancora il decreto per incrementarlo, quindi finché non c'è, non c'è fretta".

Ampliando lo scenario Giorgetti – in Parlamento per illustrare il nuovo Documento di finanza pubblica – si mostra ottimista e difende il lavoro del governo per dare basi solide alle finanze pubbliche italiane: l'Italia è credibile, i conti sono migliorati, le agenzie di rating alzano il loro giudizio e, nonostante un debito che "divora" ogni cosa e che ostacola ogni altra spesa, "anche la più nobile", i Btp sono richiestissimi, "da fare invidia" in questo momento ai Treasury americani. Ma, chiarisce Giorgetti, "prima di prevedere spese supplementari come ministro dell'Economia voglio sapere dove vanno a finire quelle spese e per quale motivo le devo fare".

Escluso parlare ora di scostamento, anche se per fronteggiare i dazi o per incrementare la spesa per la difesa, che peraltro quest'anno raggiungerà già il 2% del Pil previsto dagli impegni Nato. Prematuro parlare di temute manovre correttive e prematuro anche stimare concretamente quale sarà l'impatto delle tariffe (e delle eventuali contro tariffe) sull'economia e sulle imprese. Nell'incertezza dominante, l'importante, fa capire il ministro, è mantenere l'equilibrio. "Abbiamo davanti a noi sfide sempre più complesse che richiedono prudenza, decisioni ponderate e strategie condivise a livello europeo" ha spiegato Giorgetti.

Sulle spese per la difesa Giorgetti sembra ravvedere troppe pressioni, "liste di richieste troppo lunghe" che "non ho il coraggio di leggere". Il ministro non crede alla deroga al patto di stabilità per le spese militari: in questo momento il governo italiano non la utilizzerà, in attesa di vedere quale sarà l'orientamento generale del vertice Nato di giugno. Anche perché, sottolinea, "calibrare la spesa militare significa fare delle scelte", e – secondo le stime dell'Upb – significa anche incidere su debito e deficit, alzando entrambi i valori e rimandando l'uscita dell'Italia dalla procedura di infrazione Ue. Il debito va invece assolutamente ridotto.