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Più che le performance di breve termine, quando andiamo a valutare la soluzione di un fondo, valutiamo i processi, quindi le persone prima di tutto, la qualità dei processi, la qualità della gestione del rischio e della costruzione del portafoglio. È quindi inevitabile che le valutazioni che facciamo sono valutazioni che si trasmettono sull'orizzonte più lungo possibile, almeno 3 anni o quantomeno un orizzonte che incorpori tutto un ciclo economico, incluse le fasi di volatilità e di crisi". Lo ha detto a Teleborsa
Luca Anzola, Head of Multimanager and Alternative Investments presso Fideuram Asset Management SGR e Chapter Executive del CAIA Chapter Italy, in occasione della 15esima edizione del Salone del Risparmio, il più grande evento italiano dedicato all'industria del risparmio gestito, organizzato da Assogestioni presso il centro congressi Allianz MiCo di Milano.
"Valutiamo la solidità del processo anche soprattutto in queste condizioni, quindi per noi
questi momenti sono in realtà delle cartine tornasole molto utili per capire se effettivamente i gestori sottostanti hanno la qualità di poter effettivamente gestire adeguatamente il portafoglio anche nelle fasi difficili", ha aggiunto.
Nei
mercati privati, "la crescita è evidente e penso che ci sia un'evoluzione anche nella conoscenza da parte degli investitori sulle caratteristiche dell'investimento sui private markets e soprattutto sul valore del tempo applicato agli investimenti - ha spiegato l'esperto - Si dice erroneamente che siano decorrelati, ma secondo me non è così perché comunque sono investimenti in aziende. Semplicemente,
diversificano il portafoglio perché hanno regole di creazione del valore molto diverse da quelle dei mercati quotati e non sono soggette alle fluttuazioni di breve termine legate ai flussi finanziari sui mercati quotati".
"Però è molto importante anche capire il concetto di tempo: uno degli errori che vediamo più frequenti è considerare i private markets come investimenti liquidi - ha detto Anzola - Gli investimenti di questo tipo sono pensati per il lungo termine, e chi si affaccia per la prima volta a questo mercato deve prestare particolare attenzione a questo aspetto. Si tratta infatti di una componente fondamentale nella creazione di valore. Per chi si occupa di distribuzione e per chi ha un contatto diretto con il cliente finale, è
essenziale svolgere un'attenta attività di formazione, illustrando in modo chiaro tutte le caratteristiche del prodotto. Altrimenti, si corre il rischio di incorrere in fenomeni di misselling. È quindi cruciale spiegare perché, nel tempo, questi investimenti possono generare valore e come, inseriti in un portafoglio di asset finanziari, possano contribuire a renderlo più efficiente, con tutti i pro e i contro del caso".
Da questo punto di vista, i
programmi di educazione finanziaria della CAIA Association (Chartered Alternative Investment Analyst Association) attestano competenze avanzate nei mercati privati, contribuendo a diffondere una cultura finanziaria più consapevole, orientata all'investitore e focalizzata su una visione di lungo periodo.
"Il concetto di "
democratizzazione", così come la definizione di fondi evergreen come "semiliquidi", può risultare
fuorviante, perché in realtà un investimento in private equity è un investimento in private equity: ci vogliono 8-10 anni per farlo funzionare e va capito - ha sostenuto Anzola - Quindi è un allargamento ad una platea che fino a qualche anno fa in Europa non era presente, senza un motivo forte, ma questa platea di investitori che si sta allargando deve essere accompagnata dai collocatori e dai gestori con una formazione molto attenta. Non sono prodotti per tutti, sono prodotti per il private banking e che hanno senso su un portafoglio diversificato di asset di una certa entità. Non sto parlando di 10 milioni, ma comunque per portafogli per la clientela di alta fascia".
(Foto: Giovanni Ricciardi)