All’Ambrosiana di Milano "Art Crimes" di Angelo Accardi: il furto d’arte diventa linguaggio contemporaneo

Fino al 28 aprile 2025, l’Ambrosiana ospita una mostra site-specific a cura di Nino Florenzano che fonde Pop Surrealismo, arte digitale e riflessione sull’intelligenza artificiale.
Pubblicato il 15/04/2025
Ultima modifica il 15/04/2025 alle ore 16:54
Teleborsa
Si intitola Art Crimes la nuova mostra dell’artista Angelo Accardi, in corso fino al 28 aprile presso la Sala del Foro Romano della Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano. Un evento culturale a ingresso gratuito che coinvolge installazioni, video, sculture e oggetti di design, portando nella storica sede milanese un cortocircuito visivo e concettuale sul tema del furto in arte.

Accardi, artista italiano di rilievo internazionale e tra i principali esponenti del Pop Surrealismo, si confronta con uno dei capolavori assoluti della tradizione artistica occidentale: il cartone preparatorio della Scuola di Atene di Raffaello, conservato proprio all’Ambrosiana. Da qui nasce una riflessione sull’appropriazione e sulla riscrittura dell’immaginario visivo, che include riferimenti a Duchamp, Dalì, Bacon, Warhol, Picasso e persino all’intelligenza artificiale, vista come nuova protagonista del processo creativo contemporaneo.

"Il bravo artista copia, il grande artista ruba", affermava Picasso. Accardi rilancia questa provocazione trasformandola in un’indagine visiva sulla perdita dell’originalità nell’era digitale. Un tema sempre più attuale anche per il mercato dell’arte, in cui la produzione generata da AI entra in dialogo – e talvolta in concorrenza – con le forme tradizionali.

Curata da Nino Florenzano, Art Crimes si configura come un dispositivo critico in cui ogni opera è un indizio e ogni artista un sospettato. L’esposizione si sviluppa tra citazioni e reinvenzioni, attraversando i linguaggi del ready made, della crypto art e del design. Non mancano elementi scenografici ironici, come l’ispettore Clouseau e la Pantera Rosa, icone pop dei “furti impossibili”.

La mostra coinvolge anche il mondo dell’impresa: i complementi d’arredo e i tessuti presenti nell’allestimento sono firmati da Luxy – eccellenza italiana dal 1976 – e dal brand danese Gabriel, a testimonianza di un’attenzione sempre maggiore all’integrazione tra arte, artigianato e design internazionale.

"Uno dei fulcri della mostra è il confronto con il cartone preparatorio della Scuola di Atene di Raffaello, conservato all’Ambrosiana", spiega il curatore Nino Florenzano. "Quest’opera, sfuggita alla dispersione e al deterioramento del tempo, rappresenta un vero e proprio “codice sorgente” dell’arte occidentale: un documento visivo che rende manifesto il processo creativo e le tensioni culturali della sua epoca. La sua natura metalinguistica e polisemica lo rende un punto di partenza privilegiato per indagare il tema dell’appropriazione artistica. Accardi, consapevole del valore simbolico di questa matrice visiva, decide di “risarcire” Michelangelo, inizialmente escluso da Raffaello dalla composizione, reinserendolo nella sua rielaborazione. Attraverso questa operazione deliberata, l’artista non solo restituisce una nuova lettura della storia dell’arte, ma rivela anche le dinamiche di potere e i processi di selezione che determinano la costruzione del canone. L’omaggio a Raffaello si trasforma così in una denuncia del citazionismo come pratica non neutra, ma strategica: se nel Rinascimento il furto artistico era un mezzo per perfezionare il linguaggio pittorico (come dimostra l’adozione delle tecniche del Perugino da parte di Raffaello), nel Novecento diventa un atto concettuale, un sabotaggio delle gerarchie estetiche. L’iconografia della Pantera Rosa - il diamante più ambito dai criminali del cinema - diventa il simbolo di un percorso artistico fondato sul desiderio di possedere un’idea, un’intuizione, una formula capace di trasformare un dettaglio in una visione"!.

Con Art Crimes, la Veneranda Biblioteca Ambrosiana si conferma quindi crocevia di linguaggi artistici del presente, in grado di dialogare con la storia e con le sfide culturali e tecnologiche dell’attualità.

Artista internazionale, Angelo Accardi è uno dei massimi esponenti del Pop Surrealism. Negli anni ’90 avvia la sua ricerca sulla nuova figurazione, sperimentando tecniche e materiali. Nei primi anni 2000 dà vita alla serie Misplaced, in cui introduce la figura dello struzzo come metafora della paura indefinita della società liquida, concetto teorizzato da Zygmunt Bauman. Nel 2006 espone a Shanghai con il gruppo d'avanguardia TantArte e nel 2011 viene selezionato da Marco Vallora per la 54ª Biennale di Venezia. Dal 2017 collabora con Eden Gallery, esponendo a New York, Miami, Mykonos e Tel Aviv. Nel 2022 realizza il progetto di arte pubblica Poetry, con installazioni simultanee a Milano, Palermo e Venezia, chiudendo idealmente la trilogia avviata da Robert Indiana con LOVE e HOPE. Nel 2024 partecipa alla 60ª Biennale d’Arte di Venezia. Nello stesso anno, l’opera Violet viene scelta per la copertina dell’Atlante dell’Arte Contemporanea (Giunti), edizione curata dal Corporate Patron del Metropolitan Museum of Art di New York.

(Foto: foto di Michele Stanzione)