Young Platform, piattaforma italiana che si è imposta negli ultimi anni come punto di riferimento per chi vuole acquistare criptovalute, è in un momento di svolta del proprio percorso di crescita, avendo deciso di aggiungere nuovi servizi nella propria piattaforma con l'obiettivo di trasformarsi da semplice crypto exchange a una super-app finanziaria. La via scelta dal management è quella di 
stringere partnership con i migliori attori del mercato e il Salone dei Pagamenti di Milano è stato l'occasione per far il punto sulla collaborazione messa in campo con 
Visa, colosso statunitense del settore, e con 
TPPay, Istituto di Moneta Elettronica (IMEL) regolato da Banca d'Italia e specializzato nell'emissione, gestione e distribuzione di moneta elettronica. 
 "Dobbiamo 
riconoscere il ruolo delle fintech come motore di innovazione - ha detto a Teleborsa 
Filippo Manca, Director of Business Development, Fintech and Digital Partnership di 
Visa Italia - L'abbiamo visto sul nostro mercato, ma anche su altri mercati: sono spesso il driver che aiuta ad abilitare nuovi casi d'uso e servire segmenti che altrimenti gli operatori mainstream non servono. In questo ambito noi stiamo 
lavorando in maniera sempre più decisa e sempre più pragmatica con attori che hanno un ruolo da abilitatori". Tutto ciò "diventa importante perché ci consente di essere più veloci, ci consente di andare a servire operatori che per un tema di configurazione regolatoria, di autorizzazione o di tecnologia, fino a qualche anno fa non avremmo potuto ingaggiare direttamente", ha aggiunto.
"Ci sono conversazioni con operatori che a un certo punto decidono di ampliare la gamma dei servizi offerti, magari in maniera orizzontale di andare a servire a con elementi legati alla parte dei pagamenti - che si tratti di pagamenti o si tratti di incassi - e molto spesso si tratta di operatori che sono ancora nella fase iniziale della loro della loro vita e che hanno l'ambizione di crescere - ha raccontato Manca - e a questo punto noi abbiamo la volontà di supportarli, ma un enabler ci aiuta ad essere molto più efficaci, molto più rapidi e mettere a disposizione una 
suite di strumenti che fino a qualche anno fa erano appannaggio soltanto degli operatori più grandi".
"Noi siamo una IMEL-as-a-service, quindi offriamo non solo la tecnologia, ma anche la nostra licenza - ha spiegato 
Matteo Bravi, Chairman, Chief Strategy & Transformation Officer di TPPay - Quello che offriamo sostanzialmente è la possibilità per corporate - che siano B2C o B2B - di offrire 
servizi finanziari alla clientela finale senza la necessità di ottenere una licenza. Consentiamo a società di qualsiasi tipo di offrire conti o carte di pagamento".
"Siamo molto attivi in questo momento in tre grandi fronti: uno è Pago PA, che è transazionale; il secondo è quello delle fintech dove offriamo prevalentemente solo conti con automatismi, conti escrow, con technicality particolari che consentono alle corporate di offrire un servizio di flussi finanziari particolari; e poi il Banking as a Service, che vuol dire dare la possibilità proprio di offrire conti e carte alla clientela - ha raccontato - Lavorare con noi vuol dire 
non dover affrontare tutto l'iter che è invece richiesto per ottenere una licenza e poterla gestire, e soprattutto farlo in maniera 
molto più economica, perché ovviamente il fatto di costituire una IMEL, al di là dei tempi, prevede anche costi molto molto importanti sia nell'ottenimento della licenza che nel suo mantenimento".
Per Young Passform "è fondamentale, dopo i primi 5 anni nel mercato delle criptovalute, 
diversificare le nostre fonti di guadagno e quindi spostarci da un business model estremamente mercato-patico, cioè che va molto bene quando il mercato tira, ma va molto male quando il mercato è flat, a un modello di business invece più stabile e ricorrente come quello del mondo dei pagamenti", ha detto 
Andrea Ferrero, Co-CEO & Co-founder di Young Platform.
"Inoltre pensiamo che sia fondamentale introdurre i pagamenti insieme agli investimenti per 
alzare l'engagement dell'utente - ha aggiunto Ferrero - perché l'app di l'investimento la guardi una volta a settimana o una volta al mese, mentre l'app di pagamento la utilizzi più volte al giorno e quindi aumenta anche la stickiness del cliente verso il prodotto".
Il modello a partnership "è stato il framework che abbiamo utilizzato fin dall'inizio della nostra azienda e abbiamo 
sempre cercato dicostruire un prodotto con i migliori partner sul mercato rispetto ad ogni funzione - ha raccontato il Co-CEO di Young Platform - Ad esempio, la custodia dei digital asset l'abbiamo esternalizzata al migliore del mercato. La stessa cosa l'abbiamo fatta nel momento in cui abbiamo guardato i pagamenti e quindi la scelta è poi ricaduta su una realtà italiana con l'obiettivo di avere una relazione il più vicino possibile anche in ottica del regolatore - che sta diventando nell'ultimo periodo sempre più importante soprattutto nel nostro settore - e poi su una realtà consolidata come Visa dal punto di vista di circuito, di emissione delle carte, perché dal punto di vista di associazione del brand pensavamo che fosse la scelta migliore".
(Foto: Giovanni Ricciardi)