Osservatorio Moneyfarm: crescere un figlio in Italia costa 156 mila euro (+12% in due anni)

Pubblicato il 23/09/2025
Ultima modifica il 23/09/2025 alle ore 10:57
Teleborsa
Nel 2024 in Italia sono nati solo 370mila bambini e il numero medio di figli per donna ha toccato il minimo storico di 1,18. Dati che preoccupano per le loro implicazioni sull’equilibrio del mercato del lavoro e del sistema previdenziale, ma che non possono prescindere da un’attenta analisi delle cause socioeconomiche del fenomeno della denatalità, tra cui l’elevato costo di mantenere un figlio e l’assenza di sufficienti misure di sostegno alla genitorialità. Secondo i calcoli di Moneyfarm, società di consulenza finanziaria con approccio digitale, in base all’attuale costo della vita, crescere un figlio in Italia da 0 a 18 anni comporta una spesa compresa tra i 107.000 e i 205.000 euro, per una media di circa 156.000 euro (oltre 8.500 euro all’anno), con un aumento del +12% rispetto alle ultime rilevazioni effettuate nel 2022, a fronte di una crescita media dell’inflazione pari al +9% circa nello stesso periodo. Questo significa che, rispetto a tre anni fa, accompagnare un figlio dalla culla alla maggiore età costa una media di 16.000 euro in più.

Ovviamente, l’ammontare della cifra complessiva dipende molto dalle esigenze e dalle disponibilità economiche di ciascuna famiglia, ma già prima della nascita di un figlio una coppia di futuri genitori deve mettere in conto una spesa media di 5.000 euro per visite, ecografie, corso preparto, sala parto e corredo per il neonato. Dopo l’arrivo della cicogna, poi, i costi da affrontare si moltiplicano, soprattutto in contesti urbani come Roma o Milano, dove i prezzi sono superiori di almeno il 20% rispetto alla media nazionale. Più ci si avvicina all’età adulta, più il mantenimento di un figlio diventa caro, con un incremento marcato a partire dalla scuola primaria:

0 – 3 anni: il costo oscilla tra gli 11.700 e i 27.000 euro per i primi quattro anni di vita, su cui pesano soprattutto le spese per prodotti per la prima infanzia, l’assistenza (nido o babysitter) e gli acquisti essenziali (passeggini, culla, ecc.);
4 – 5 anni: il conto sale leggermente, passando a 10.700 – 30.000 euro, complice l’ingresso nella scuola dell’infanzia, con costi legati a mensa, materiale didattico, abbigliamento e qualche attività extrascolastica;
6 – 11 anni: il salto è più netto, con una spesa approssimativa tra i 31.500 e i 46.000 euro per il periodo della scuola primaria. Ad incidere sono soprattutto trasporti, mensa scolastica, doposcuola e attività sportive o culturali;
12 – 18 anni: il costo continua ad aumentare in modo significativo, raggiungendo i 75.000 – 109.700 euro per l’intero arco delle scuole medie e superiori. Le voci di spesa principali includono istruzione, tecnologia (smartphone e PC), tempo libero, viaggi studio, abbigliamento e supporto scolastico (ripetizioni e test universitari). Il picco massimo si tocca nella fascia d’età 15-18 anni, quando per provvedere a un figlio si sfiora una media di 11.750 euro annui.

Per fare qualche esempio concreto, dalla nascita fino ai 18 anni, si possono arrivare a spendere fino a 40.600 euro soltanto per l'alimentazione, con una differenza di quasi 6.000 euro in più rispetto a tre anni fa; per la tecnologia (computer, tablet, telefonia) si possono spendere fino a 8.500 euro, mentre le attività socioculturali richiedono una media di 18.000 euro (erano 16.000 tre anni fa).

Nella fascia 6-8 anni, tra le voci più impegnative per il bilancio familiare troviamo la mensa scolastica (tra 1.000 euro e 2.200 euro per il triennio, a seconda della fascia considerata), il doposcuola (di cui si può fare a meno, ma che costa in fascia media una stima di 2.200 euro), le attività sportive (tra 1.000 euro e 2.200 euro) e i campi estivi (dai 1.200 euro ai 4.600 euro). Nella fascia d’età compresa tra i 15 e i 18 anni, invece, balzano all’occhio le spese sostenute per lo sport (da 2.500 a 3.700 euro annui), i corsi di inglese (da 2.500 a 3.700 euro), la paghetta (da 2.200 a 4.500 euro) e gli studi all’estero, dato che per un solo anno la spesa varia da 11.000 a 16.500 euro.

Le famiglie con due o più figli possono beneficiare di economie di scala parziali, soprattutto nei primi anni di vita, su beni riutilizzabili (abbigliamento, passeggini, lettini ecc) o servizi condivisi (auto, babysitter ecc), ma la maggior parte dei costi, come cibo, istruzione e spese sanitarie, restano individuali. Si stima che il secondo figlio peserebbe sul bilancio familiare con un incremento del 70-80% rispetto al costo del primo: un carico complessivo comunque elevato, che fa sì che le famiglie numerose in Italia siano sempre più rare.

Nella Città Metropolitana di Milano, il reddito disponibile medio per famiglia si aggira intorno ai 34.800 euro l’anno, mentre in Lombardia si attesta sui 27.200 euro annui circa. Valori che non tengono in conto eventuali agevolazioni come l’Assegno Unico per i figli, i Bonus Nido, le detrazioni fiscali per carichi familiari o gli incentivi relativi a mense scolastiche, trasporti pubblici o attività extrascolastiche. In questo contesto, la spesa annuale di 8.500 euro destinata al mantenimento di un figlio peserebbe per il 30% del reddito disponibile di una famiglia media.

Un aspetto importante da evidenziare è la possibilità di riservare una quota degli introiti familiari al risparmio: mettere da parte 200 euro al mese in modo costante dal momento della nascita di un figlio fino al compimento dei suoi 18 anni e investire questa somma in uno strumento finanziario con un rendimento annuo lordo ipotetico del 7% – tipico di un portafoglio azionario bilanciato nel lungo termine – significherebbe ottenere, dai 43.200 euro complessivamente versati, un montante di circa 84.200 euro. Chiaramente, si tratta di una simulazione teorica, che non tiene in considerazione le commissioni di gestione, la tassazione e l’inflazione, ma che illustra bene il potenziale impatto di una strategia di risparmio e investimento di lungo periodo.

Davide Cominardi, Investment Consultant Manager di Moneyfarm, ha commentato: "Avere un figlio, in Italia, comporta una spesa notevole che, al di là di forme di sostegno parziali, ricade quasi interamente sulle famiglie. È quindi una scelta che merita di essere pianificata con cura: una programmazione consapevole permette di allocare al meglio le risorse, così da rispondere in modo efficace ai bisogni del bambino e garantire l’equilibrio economico dell’intero nucleo familiare. In questo quadro, il ruolo del consulente finanziario è fondamentale: insieme si analizza la situazione patrimoniale dei genitori, si valuta il livello di risparmio già accumulato e si esamina il flusso di entrate e uscite previsto nel tempo. Questo consente di definire obiettivi concreti e identificare gli strumenti di investimento più adatti alle specifiche esigenze di ogni famiglia".