In un contesto di
inflazione e
consumi in calo, adeguare la soglia di
esenzione fiscale dei buoni pasto da 8 a 10 euro rappresenta una
leva strategica per sostenere il
potere d’acquisto del ceto medio e rilanciare l’economia. Lo rivela una ricerca realizzata da
TEHA Group in collaborazione con
Edenred Italia, che analizza gli impatti di una misura concreta per i 3,5 milioni di lavoratori che ne beneficiano, dimostrandone la piena sostenibilità per la finanza pubblica.
Lo
studio dimostra che la misura genera un
risultato netto positivo per l'erario. A fronte di un costo per lo Stato (minor gettito) stimato tra 75 e 90 milioni di euro, l'aumento dei consumi si tradurrebbe infatti in un maggior gettito IVA compreso tra 170 e 200 milioni di euro, con un beneficio netto finale per le casse dello Stato tra 95 e 110 milioni di euro.
"La nostra analisi parte da un dato oggettivo: l'inflazione ha generato un gap importante nella spesa alimentare, una voce di bilancio fondamentale per le famiglie, specialmente per il ceto medio – spiega
Lorenzo Tavazzi, Senior Partner e Board Member di TEHA Group –. Il nostro modello quantifica l'impatto di un potenziamento del buono pasto come risposta a questa criticità, rivelando che un aumento della soglia a 10 euro si tradurrebbe in un beneficio netto per lo Stato compreso tra 95 e 110 milioni di euro. È una misura che, dai dati, mostra un chiaro allineamento tra l’interesse del lavoratore e la sostenibilità della finanza pubblica."
La credibilità di questo modello non si basa solo su una proiezione, ma su una
documentata prova storica. La ricerca analizza, infatti, gli effetti dell'aumento della soglia per i soli buoni elettronici da 5,29 a 7 euro, introdotto a partire dal 1° luglio 2015. I dati mostrano che, a fronte di un costo complessivo per lo Stato di 58,5 milioni di euro (spalmato tra il 2015 e il 2017), la misura ha stimolato un extra gettito IVA di 248 milioni di euro, con un effetto netto favorevole per la finanza pubblica di 189 milioni di euro. In altre parole, l'intervento ha generato un valore netto superiore di tre volte al suo costo.
Sulla base di questa evidenza, lo studio proietta anche gli
impatti di un aumento graduale e programmato della soglia da 8 a 11 euro nel triennio 2026-2028. Questa visione a lungo termine mostra come la misura possa agire da
acceleratore di crescita strutturale. Le proiezioni indicano un aumento dell'impatto del settore sul PIL nazionale, passando dallo 0,75% del 2023 allo 0,94% nel 2028, e un incremento dei posti di lavoro sostenuti, che crescerebbero da 220.000 a 275.000.
"Aumentare la soglia di esenzione fiscale del buono pasto è una scelta strategica che genera valore per l'intero ecosistema," dichiara
Fabrizio Ruggiero, Amministratore Delegato di Edenred Italia –. Avere un buono pasto da 10 euro, per le imprese significa creare le premesse per investire con più efficacia nelle politiche di welfare, migliorando la capacità di attrarre e trattenere talenti. Per chi lavora, e in particolare per il ceto medio, è un sostegno concreto al potere d’acquisto in un momento segnato dall'inflazione. Per gli esercenti, si traduce in maggiori entrate e in una clientela più ampia.".