BCE: contesto incerto, mantiene piena opzionalità per future decisioni tassi

E' quanto emerge dai verbali della riunione di politica monetaria del 23-24 luglio in cui si è deciso di mantenere i tassi d'interesse fermi al 2%
Pubblicato il 28/08/2025
Ultima modifica il 28/08/2025 alle ore 15:14
Teleborsa
Considerata l'eccezionale incertezza che caratterizza l'economia ed il contesto internazionale ed i rischi di ampi shock inflazionistici in entrambe le direzioni, il Consiglio direttivo della BCE ha ritenuto adeguato adottare una doppia prospettiva, mantenendo la piena opzionalità per le riunioni future e dimostrandosi flessibile per reagire rapidamente a shock di ampia portata, se necessario.

E' quanto emerge dai verbali dell'ultimo incontro di politica monetaria del 23-24 luglio, quando per la prima volta in dodici mesi l'Istituto di Francoforte ha mantenuto i tassi d'interesse stabili al 2%. "Tutti i membri - si legge nelle Minutes - hanno sostenuto la proposta avanzata dal signor Lane di mantenere invariati i tre tassi di interesse chiave della BCE. Non vi è stata alcuna pressione immediata per modificare i tassi di riferimento durante la riunione in corso".

Durante la riunione, sebbene sia stato espresso il parere che le condizioni attuali sarebbero coerenti con un ulteriore taglio dei tassi, a causa dei crescenti rischi al ribasso per la produzione e l'inflazione, mantenere tassi di interesse invariati è stato giudicato un approccio saldo per gestire gli shock e i rischi di inflazione in entrambe le direzioni ed in un'ampia gamma di scenari plausibili. Nel complesso, al momento, l'attesa di ulteriori informazioni e la risoluzione di alcune incertezze presentano un elevato valore opzionale.

Il contesto è rimasto eccezionalmente incerto, soprattutto a causa delle controversie commerciali, ma anche degli sviluppi geopolitici. Tale incertezza potrebbe anche giustificare il mantenimento invariato dei tassi di interesse. In particolare, il mantenimento dei tassi di riferimento ai livelli attuali consentirebbe di avere più tempo per valutare l'evoluzione dei negoziati commerciali e le conseguenze di un eventuale esito finale sull'andamento dei tassi di interesse. Inoltre, consentirebbe un'ulteriore valutazione della trasmissione dei passati tagli dei tassi di interesse e di valutare ulteriori informazioni in arrivo. Tutto ciò dovrebbe facilitare, entro settembre, una migliore comprensione di come l'economia stia rispondendo alle attuali sfide, anche in relazione alle forze contrastanti che attualmente oscurano i segnali dei dati, e delle implicazioni che ciò comporta per le prospettive.

La comunicazione - si legge nei verbali - dovrebbe mantenere un tono volutamente cauto e neutrale ed apparire deliberatamente poco informativa sulle future decisioni sui tassi di interesse. I membri hanno dunque ribadito la determinazione del Consiglio direttivo a garantire una stabilizzazione dell'inflazione sull'obiettivo del 2% nel medio termine ed a seguire un approccio basato sui dati per determinare l'orientamento appropriato della politica monetaria, senza impegnarsi preventivamente su un particolare percorso dei tassi.

Allo stesso tempo, essendo il ciclo disinflazionistico sostanzialmente concluso, la discussione si è spostata dalla velocità con cui i tassi di interesse avrebbero dovuto essere normalizzati, nell'ambito di una campagna di riduzione dei tassi, a potenziali aggiustamenti marginali per il resto del 2025, alla luce delle prospettive economiche e delle incertezze prevalenti. Ciò richiede una dipendenza delle decisioni dai come i dati influenzano le prospettive a medio termine, piuttosto che una reazione eccessiva ai singoli dati.