Nel 2024 c'è stata una
riduzione del 7% dei compensi variabili di breve termine corrisposti ai
CEO delle società che fanno parte dell'indice FTSE MIB, il più importante della Borsa Italiana, in linea con i meccanismi di pay for performance promossi dai Comitati di Remunerazione. Nel 2024, infatti, le 40 società del paniere italiano hanno complessivamente registrato a bilancio una flessione nei risultati relativi all'utile lordo (-10%) rispetto al 2023. È quanto emerge dal consueto studio di Mercer, business del colosso dei servizi professionali
Marsh McLennan.
Nel settore dei
Financial Services i bonus agli AD sono
cresciuti del 17%, in maniera speculare all'aumento dell'utile lordo registrato dalle aziende del settore (+17%). Dall'analisi di Mercer è emerso inoltre che in 9 casi su 10 il massimo riconoscimento economico elargibile, legato agli obiettivi da raggiungere, è stato assegnato agli AD del settore finanziario.
Nelle aziende del cluster industriale i premi maturati sono risultati, invece, in calo del 20% rispetto al 2023. Tale flessione riflette la contrazione dell'utile lordo delle imprese del settore, diminuito mediamente del 28%, con l'unica eccezione dell'
Energy & Utilities che ha chiuso il 2024 in
positivo (+6% rispetto al 2023).
Sul fronte della
retribuzione fissa dei CEO si è registrato, infine, un
incremento dopo un periodo di sostanziale stabilità (+15% a livello mediano vs 2023). Questo aumento è stato sostenuto dalle performance positive del settore finanziario, nonché da alcuni cambiamenti nella composizione degli indici e dalla nomina di nuovi amministratori delegati.
Guardando, invece, alle retribuzioni dei
Presidenti dei CdA e degli
Amministratori non Esecutivi, dall'indagine Mercer è emersa una
leggera crescita dei compensi fissi dei Presidenti non Esecutivi del CdA (+3%); sono rimasti invece stabili gli emolumenti percepiti dai Presidenti Esecutivi del CdA e i compensi degli Amministratori non esecutivi.
"Le società quotate
stanno rafforzando il legame tra la componente variabile della remunerazione e gli obiettivi di performance misurabili, sia nel breve che nel lungo termine, per garantire un maggiore allineamento tra interessi degli azionisti e management - ha dichiarato
Marco Morelli, Amministratore Delegato di Mercer Italia - In un periodo di profonde transizioni tecnologiche ed energetiche, queste politiche rappresentano uno strumento essenziale per allineare obiettivi, valori e strategie aziendali alle nuove esigenze di competitività, sostenibilità e creazione di valore per tutti gli stakeholder".
Nell'ambito del
consolidamento della diffusione degli obiettivi ESG nelle politiche di remunerazione delle società quotate, quelli legati all'Ambiente e alla D&I sono risultati prevalenti sia nei piani di incentivazione di breve che di lungo termine degli amministratori delegati, mentre gli obiettivi correlati alla Sicurezza secondo l'analisi Mercer sono stati maggiormente utilizzati nel breve. Oggi almeno un indicatore ESG è presente nei piani di incentivazione dei CEO, con un peso medio del 20% sul totale degli obiettivi, sia a breve che a lungo termine.
Il report conferma anche il
trend di crescita delle imprese che ricorrono ai piani di azionariato diffuso, prassi che avvicina ulteriormente le società quotate italiane ai gruppi internazionali europei. Quattro aziende hanno portato in approvazione assembleare tale tipologia di piani, aggiungendosi alle nove imprese che li hanno attualmente in vigore. Il ricorso ai piani di azionariato diffuso è favorito anche da un generale apprezzamento del mercato sullo strumento: nelle tredici organizzazioni in cui sono attualmente in vigore, l'approvazione dei piani di partecipazione azionaria ha registrato infatti una media del 97,8% di voti favorevoli.