Si apre oggi il
Simposio di Jackson Hole, in Wyoming, il tradizionale appuntamento di fine estate con le banche centrali, che in molti casi ha dettato la rotta della politica monetaria, come nel 2020, quando
Powell chiaramente segnalò la necessità di soddisfare pienamente ed ampiamente il doppio mandato, introducendo nuovi conetti di inflazione ed occupazione e dando il via alla fase accomodante della politica monetaria come cura post-pandemia. Sullo stesso palco, nel 2022, il numero uno della Fed annunciò la "dolorosa" svolta restrittiva e la necessità di agire rapidamente per combattere l'inflazione. Due esempi di quanto sia importante questa occasione per la
politica monetaria e per l'andamento dei mercati.
Ma quest'anno l'appuntamento si riempie di nuovi significati, essendo
l'ultima volta che l'attuale Presidente della Fed si presenta su questo palco, ma soprattutto essendo a rischio la stessa indipendenza della Fed.
Riflettori puntati su ogni accenno ai tassi d'interesse I mercati, che da tempo attendono un
taglio dei tassi, cercheranno di capire se effettivamente i tempi sono maturi per un intervento nella riunione del
16-17 settembre. A sopporto di un intervento ci sono i deludenti dati del
mercato del lavoro ed un'
inflazione che, pur in rallentamento, si è rivelata più alta del previsto ed in ogni caso ancora troppo elevata per rompere ogni indugio.
La situazione si è fatta più complicata con la
politica dei dazi lanciata da Trump, entrati in vigore in gran parte nel mese di agosto. Gli effetti di questa politica sul dollaro e sull'inflazione ancora si devono vedere e questo rappresenta un elemento di grande incertezza per la politica monetaria.
Ma la politica monetaria non è fatta solo di dati, sebbene questi esercitino una maggiore attrazione su Powell, ma anche di
aspettative. E queste si sono fatte sempre più pressanti. Ormai, gli operatori si aspettano un
intervento a settembre con una probabilità del 73%, che in alcuni momenti ha anche raggiunto l'85%. Non solo, i mercati scontano entro l'anno almeno due tagli dei tassi.
Il pressing di Trump e il toto successioneAspettative che premono sulla Fed anche dall'
arena politica. Inutile ricordare le
pressioni che il Presidente Trump ha esercitato su Powell, che in più occasioni si sono rivelate anche piuttosto offensive. Il "sempre troppo tardi" Powell, appellativo affibbiato dallo stesso Trump al numero uno della Fed, è stato oggetto di ripetuti attacchi nei mesi scorsi, volti a costringerlo a piegarsi alla volontà della politica, rinnegando l'indipendenza della banca centrale. Un tranello in cui Powell non è caduto, ribadendo l'importanza di attenersi ai numeri in arrivo dall'economia.
Gli attacchi di Trump non si sono limitati alle decisioni sui tassi, ma hanno
coinvolto la leadership della banca centrale, anche in vista della scadenza del mandato di Powell a maggio 2026. E' scattato così il
toto successione, tanto che lo stesso Presidente americano ha espresso alcune preferenze al riguardo. Nella
rosa dei candidati stilata dalla Casa Bianca vi sarebbero una decina di persone, ma secondo quanto anticipato dal Segretario al Tesoro Kevin Bessent nei giorni scorsi, la scrematura dovrebbe iniziare attorno al Labour Day, che quest'anno cade il 1° settembre.
Fra i nomi trapelati nell'ultimo periodo vi sono quelli di Kevin Hassett, ex consigliere economico della Casa Bianca, Kevin Warsh, ex governatore della Fed, Michelle Bowman, uno dei due "dissidenti" dell'ultima riunione, c he ha votato contro il mantenimento di tassi invariati, ed il collega Philip Jefferson, oltre ad altri veterani e non.
L'ultima settimana dei mercatiL'andamento dei mercati nell'ultima settimana, anzi, nell'ultima i settimana, è apparso
piuttosto cauto, proprio in vista di questo importante appuntamento, una volta buttata alle spalle la stagione delle trimestrali. Ma cosa avverrà nei prossimi mesi?
"Qualsiasi
mancanza di impegno verso un taglio dei tassi a settembre - commenta Elliot Hentov, Head of Macro Policy Research di State Street Investment Management - potrebbe spingere i r
endimenti al rialzo. Parallelamente, è probabile che
aumenti la volatilità obbligazionaria e che il
dollaro statunitense si apprezzi. Oltre al fatto che il mercato obbligazionario sta scontando un taglio dei tassi, i mercati azionari non prevedono alcuna volatilità significativa nelle prossime settimane, come illustrato dalla struttura a termine del VIX".
Secondo una analisi di eToro, "
il 2025 si presenta con un quadro intermedio. Lo S&P 500 segna finora un +9,65%" ed il "dopo" Jackson Hole non è stato sempre lo stesso, diviso fra performance positiva e correzione. "Se Powell incornicerà il rallentamento di consumi e lavoro solo come rischio macro, senza accompagnarlo con un percorso di politica monetaria credibile, i mercati potrebbero leggerlo come preludio a una frenata più marcata, con un "dopo" simile a quello di sette anni fa. - spiegano gli esperti - Se invece la stessa debolezza verrà trasformata in giustificazione per accelerare i tagli, i mercati potrebbero premiarla, ma solo se la Fed mostrerà di avere margini reali per farlo.
La posta in gioco non è il tono, ma la credibilità del legame tra parole e dati.
È lì che si deciderà se il dopo sarà rally o correzione".