IA: buona comprensione per 1 italiano su 2, ma gap culturale e informativo rispetto ad altri Paesi

"rivoluzione silenziosa ma vorticosa" osa emerge dal report FragilItalia “Intelligenza artificiale e ruolo della tecnologia”, realizzato da Area Studi Legacoop e Ipsos
Pubblicato il 29/07/2025
Ultima modifica il 29/07/2025 alle ore 11:03
Teleborsa
Un italiano su due dichiara di avere una buona comprensione dell’intelligenza artificiale, ma con un evidente divario culturale e informativo rispetto ad altri paesi. Da un’indagine a campione effettuata su un panel di cittadini di età inferiore ai 75 anni di 30 paesi dei cinque continenti, l’Italia risulta infatti, sotto questo aspetto, al penultimo posto (seguita dal Giappone, col 41%) e con 17 punti percentuali in meno rispetto alla media globale (67%).

È quanto emerge dal report FragilItalia “Intelligenza artificiale e ruolo della tecnologia”, realizzato da Area Studi Legacoop e Ipsos, in base ai risultati di un sondaggio condotto su un campione rappresentativo della popolazione di 30 paesi (Italia inclusa) e, per la parte specificamente dedicata alle tecnologie, della popolazione italiana, al fine di testarne le opinioni relative al tema.
Per il nostro Paese va meglio, in termini relativi, per quanto riguarda la conoscenza di prodotti e servizi che utilizzano l’intelligenza artificiale, appannaggio del 46% degli italiani, che si collocano a metà classifica, con una differenza di soli 6 punti rispetto alla media (52%) e per la convinzione che questi prodotti e servizi presentino più vantaggi che svantaggi, espressa dal 53% degli italiani, con
soli tre punti di differenza dalla media globale (56%). Prevale di poco la percentuale di chi si dichiara di essere entusiasmato dai prodotti e servizi che utilizzano l’IA (il 49%, 3 punti in meno della media) rispetto a quella di chi invece li percepisce come fonte di ansia (il 44%, 9 punti in meno della media).

“Siamo nel mezzo di una rivoluzione silenziosa ma vorticosa -sottolinea Simone Gamberini, presidente Legacoop- che non può essere lasciata a sé stessa o, peggio, al mercato. Si profila con chiarezza un duplice scenario: da un lato, l’Italia sta vivendo una profonda trasformazione legata all’evoluzione tecnologica, che ha già cambiato radicalmente le abitudini quotidiane, il lavoro, e soprattutto l’accesso all’informazione; dall’altro, permane un significativo ritardo culturale e informativo verso l’intelligenza artificiale, rispetto ad altri Paesi. Ebbene, è fondamentale colmare questo divario. È necessario promuovere conoscenza, consapevolezza e un approccio critico alle nuove tecnologie, affinché l’innovazione non sia vissuta con paura o distacco, ma come leva di inclusione, sviluppo sostenibile e giustizia sociale. È anche evidente che l’adozione dell’IA e delle tecnologie emergenti dovrà essere accompagnata da politiche pubbliche e da un patto tra
istituzioni, imprese, mondo del lavoro e cittadini per gestire il cambiamento, tutelare i diritti, garantire la privacy e salvaguardare l’occupazione. Il futuro non è scritto: sta a noi decidere se queste trasformazioni saranno al servizio delle persone o se lasceranno indietro i più fragili. Il movimento cooperativo è pronto a fare la sua parte per un’innovazione giusta e condivisa ed è già impegnato ad investire sul fronte della formazione per adeguare le competenze di chi lavora nelle cooperative e per agevolare il trasferimento dell’innovazione alle imprese”.